André Schürrle si ritira dal calcio giocato a soli 29 anni.
L’annuncio ufficiale è stato dato qualche giorno fa. Uno degli eroi del quarto titolo mondiale conquistato dalla Germania appende gli scarpini al chiodo. Una carriera davvero particolare, per un calciatore capace di toccare la vetta e poi smarrirsi, chiudendo anzitempo un percorso che avrebbe potuto (e dovuto) regalare molte più soddisfazioni.
Gli inizi di André Schürrle
Tedesco, classe 1990, fa il suo esordio ufficiale con la maglia del Magonza nella stagione 2009/10. La sua duttilità tattica è apprezzatissima (può giocare sia da esterno che da centravanti) e le sue doti lo rendono uno dei più promettenti talenti del calcio teutonico. Il Bayer Leverkusen ci vede lungo e lo acquista neanche ventenne, lasciandolo ancora a Magonza una stagione: mossa azzeccata. Segna 15 reti in Bundesliga, risultando capocannoniere della squadra e fornendo un contributo fondamentale per il raggiungimento del 5° posto che vale l’accesso all’Europa League.
Con la maglia delle “aspirine” rimane per due stagioni, guadagnandosi la convocazione a Euro 2012 con la Nazionale e catturando le attenzioni del Chelsea di Mourinho, che lo acquista per 22 milioni nell’estate del 2013. La stagione londinese lo vede mettere a referto 8 reti in Premier League, che gli valgono la chiamata per il mondiale brasiliano.
Campione del Mondo 2014: l’apice della sua carriera
Schürrle non parte come titolare ma le sue eccelse doti di adattamento ad ogni posizione del campo lo rendono il jolly da inserire a partita in corso. Ed è proprio lui, negli ottavi di finale contro l’Algeria, a sbloccare un match complicatissimo protrattosi fino ai tempi supplementari. Nella semifinale storica contro i padroni di casa del Brasile, siglerà una doppietta nel secondo tempo, fino a giungere al momento clou in finale. Ancora una volta subentrato, è suo l’assist per la rete di Mario Götze ai tempi supplementari nella finalissima contro l’Argentina, la quale consegna la Coppa del Mondo alla Germania. Ironia del destino, i due grandi protagonisti del successo iridato conosceranno un declino impronosticabile in quella notte epica vissuta al Maracanã.
Il declino e il ritiro
Divenuto un idolo del calcio tedesco, a soli 23 anni è sulla cresta dell’onda. Eppure, proprio quando tutto pareva essere favorevole per renderlo uno dei più validi profili a livello internazionale, si perde. Con il Chelsea non decolla e a febbraio 2015 torna in patria, al Wolfsburg, per rilanciarsi. I sei mesi finali non sono brillantissimi, ma la stagione successiva sembra tornare sui livelli pre-Mondiale: 9 reti in Bundesliga e prestazioni convincenti lo rendono nuovamente appetibile, tanto che il Borussia Dortmund sborsa 30 milioni per averlo. Purtroppo, però, quella sarà l’ultima stagione degna di nota: in giallonero un biennio privo di sussulti personali. Prova nuovamente a rifarsi tornando a Londra, stavolta in prestito al Fulham: l’annata si chiude con la retrocessione del club. Altro prestito, direzione Russia: con lo Spartak Mosca l’ennesima stagione sottotono. Svincolatosi definitivamente dal Borussia Dortmund, l’annuncio: a neanche trent’anni, si ritira.
Il calciatore motiva la sua decisione spiegando di non provare più piacere a giocare. Troppe ombre e poche luci, dopo quella splendida avventura mondiale. Il Benevento neopromosso in Serie A pareva poter essere interessato al calciatore, rilanciandolo alla soglia dei trent’anni. Schürrle, però, non ha più alcun interesse a proseguire. Rimane l’amaro in bocca: la sensazione è quella di aver solo intravisto il potenziale e non le qualità piene di questo talento.