Andrea Fortunato: l’inno alla vita del ragazzo bianconero

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Oggi, 26 luglio 2021, sarebbe stato il compleanno di Andrea Fortunato: il classe ’71 avrebbe compiuto 50 anni. Purtroppo, però, la favola del ragazzo originario di Salerno si è spenta ormai 27 anni fa, quando una terribile leucemia ha messo fine alla carriera e alla vita di Andrea.

Il terzino bianconero, tuttavia, non è mai uscito dall’esistenza di chi, in quel lontano 1994, aveva deciso di stargli vicino. Del resto, come recita il famoso aforisma, nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore di chi resta.

Le vicende di Andrea Fortunato sono passate alla storia a causa della malattia che, nel Maggio del ’94, lo ha colpito. Tuttavia, secondo il parere di tanti (quasi tutti) suoi ex-compagni ed allenatori, il n°3 bianconero possedeva delle grandiose qualità che, in breve tempo, lo avrebbero proiettato all’interno dell’olimpo del football degli anni ’90. Calciatore titolare della Juventus e difensore della Nazionale, con la quale purtroppo fece registrare una sola presenza, Fortunato, a soli 22 anni, aveva già dimostrato di avere le carte in regola per diventare un pilastro del nostro calcio. 

Andrea Fortunato: l'inno alla vita del ragazzo bianconero

La carriera di Andrea Fortunato

Come anticipato proprio poco fa, Andrea Fortunato ha una bellissima carriera. Fin dall’infanzia, infatti, il classe ’71 può vantare un vissuto calcistico da predestinato. Nato a Salerno il 26 luglio, da una famiglia benestante, il futuro terzino fluidificante bianconero viene scoperto da Alberto Massa, che lo porta alla Giovane Salerno, una società dilettantistica del comune campano. Già a 14 anni, però, il talento è cristallino e una società di Serie B si innamora di lui: il Como lo ingaggia e lo porta in Lombardia. 

Proprio in quest’occasione, Fortunato dimostra di essere un ottimo calciatore ma anche un grande uomo. Prima di lasciare la famiglia, seppur sia un giovane di grande prospettiva, promette ai genitori di completare gli studi perché, come egli stesso dichiara: “nel calcio non si sa mai…“. Il salernitano, poi, manterrà la promessa e riuscirà a diplomarsi in ragioneria. 

Il Como, il Genoa e l’approdo alla Juventus

Nel 1989, dopo i trascorsi con le formazioni Allievi e Primavera, il difensore italiano esordisce in prima squadra: è il 29 Ottobre. Tra i professionisti, durante la sua prima stagione, colleziona 15 apparizioni. Dall’annata successiva, con il Como retrocesso in Serie C1, il neo-tecnico Eugenio Bersellini decide di schierarlo da titolare. La sua crescita è spaventosa e in 27 presenze convince anche i più scettici che la propria classe sia sopraffina.

Andrea Fortunato: l'inno alla vita del ragazzo bianconero

Per 4 miliardi di lire, nell’estate del 1991, Aldo Spinelli lo acquista e lo porta al Genoa. Dopo un litigio con il secondo allenatore Sergio Maddè e il prestito al Pisa, Andrea Fortunato torna il Liguria e nel 1992-1993, sotto la guida di Bruno Giorgi, diventa un componente inamovibile della rosa rossoblù. In campo è un portento: le sue qualità migliori sono il dinamismo, la corsa in fase offensiva e l’abilità di saltare ogni ostacolo che gli possa sbarrare la strada. In 33 presenze il terzino realizza tre gol, diventando, insieme a Panucci (con il quale aveva instaurato una grande amicizia anche fuori dal campo) la coppia di esterni difensivi più forti del campionato.

Nell’estate del 1993, dunque, alla porta del Genoa va a bussare la Juventus. Trapattoni richiede espressamente alla società l’ingaggio di quel difensore così strepitoso e promettente. Il 22 Settembre successivo anche Arrigo Sacchi riconosce la sua grandezza e lo convoca in Nazionale, facendolo esordire nel match contro l’Estonia, valido per le qualificazioni a USA ’94. La prima metà di stagione con i colori bianconeri è altisonante: il 12 dicembre, addirittura, segna un gol contro la Lazio. Nominato erede di Antonio Cabrini, Andrea Fortunato sembra reggere bene l’ambizioso confronto. 

Le critiche, la leucemia e la lotta contro la malattia

È la primavera del 1994: la Juventus viene eliminata dalla Coppa UEFA. Gli ultras della Vecchia Signora non riescono a darsi pace e, incredibilmente, scaricano le colpe su Andrea Fortunato, uno dei più giovani giocatori in rosa. I tifosi lo accusano di non aver compiuto prestazioni all’altezza e lo definiscono un “malato immaginario”. 

Da qualche settimana il n°3 della rosa di Giovanni Trapattoni sembra la controfigura di quello ammirato durante la prima parte di stagione. Il ragazzo ancora ventiduenne si sente sempre stanco, non è più così incisivo sulla propria fascia e non nasconde il proprio stato perennemente febbricitante.

Andrea Fortunato: l'inno alla vita del ragazzo bianconero

Il 20 Maggio 1994, infine, arriva la cosiddetta “prova del nove”: Andrea Fortunato, durante l’intervallo dell’amichevole con il Tortona chiede il cambio. Uscendo dal campo, il classe ’71 dichiara: “Mi sento sfinito“. Il medico della società, Riccardo Agricola, stavolta vuole andare sino in fondo. Prenotate le visite all’ospedale Molinette di Torino, il dottore si reca presso la struttura sanitaria insieme al giovane ragazzo. Pochi giorni dopo, purtroppo, la sentenza è di quelle che piegano le gambe e mettono in ginocchio: Fortunato ha contratto una leucemia linfoide acuta

Il “tumore del sangue” ha colpito i globuli bianchi del ventiduenne bianconero, interrompendone, solo per qualche tempo, si spera, la carriera da calciatore. Il trapianto di midollo non è una strada percorribile, data la mancanza di un donatore idoneo. Andrea viene quindi trasferito a Perugia, presso la clinica specializzata Silvestrini. Qui inizia un ciclo di chemioterapie e sperimenta un nuovo approccio risolutivo: quello del trapianto di cellule sane “modificate”. Durante il suo soggiorno umbro, il terzino si lega a due leggende juventine: Fabrizio Ravanelli e Gianluca Vialli. Il primo gli offre la propria casa come “appoggio” per le terapie; il secondo rimane in contatto stretto per sincerarsi delle condizioni di salute.

L’ultimo assolo di Andrea Fortunato

In un primo momento la cura all’avanguardia sembra non dare gli effetti sperati. Dopo qualche settimana, però, le cellule trattate provenienti dal padre del ragazzo sembrano concedere qualche speranza ad Andrea. Nell’ottobre del 1994 il classe ’71 inizia la propria riabilitazione in day hospital e, addirittura, ricomincia ad allenarsi con la formazione del Perugia. Nel febbraio del 1995 gli viene concesso prima di tornare a Salerno per la laurea della sorella e poi di recarsi a Genova per la partita Sampdoria-Juventus, essendo ancora un tesserato della società bianconera. 

Andrea Fortunato: l'inno alla vita del ragazzo bianconero

Queste due trasferte, purtroppo, saranno gli ultimi momenti di gioia per Andrea Fortunato. A causa delle basse difese immunitarie, una polmonite colpisce il n°3 juventino che, il 25 aprile 1995, all’età di 23 anni, non riesce a reggere il pesante colpo. Il giorno successivo, nella cattedrale di Salerno, ben 5000 persone presenziano alla cerimonia funebre in memoria di quel ragazzo così speciale per il quale il destino aveva previsto un epilogo così amaro. 

I giocatori della Salernitana trasportano la bara di Andrea; tutta la squadra della Juventus, invece, si reca in Campania per dare l’ultimo saluto ad un grande uomo e ad un compagno straordinario. Il “nuovo” terzino bianconero Porrini e l’amico Vialli leggono una dedica in suo onore ma la commozione è tanta, forse troppa per riuscire portare a termine un discorso così straziante.

Cosa ci lascia in eredità la storia di Andrea Fortunato?

La vicenda di Andrea ci lascia indubbiamente con l’amaro in bocca. Il terzino bianconero era un ragazzo predestinato, nato per giocare a calcio e per dimostrare al mondo il suo grande valore. Secondo le parole di Giovanni Trapattoni e di Gianluca Vialli, il classe ’71 non deve esser ricordato per la sua grave malattia ma per le sue grandi doti tecniche. Il grande amico Vialli, di lui, disse: “speriamo che in paradiso ci sia una squadra di calcio, così che tu possa continuare ad essere felice correndo dietro ad un pallone. Onore a te, fratello Andrea Fortunato”

Andrea Fortunato: l'inno alla vita del ragazzo bianconero

Ai più, certamente, le vicende di Andrea Fortunato saranno risultate sconosciute. Ora, tuttavia, da queste possiamo ricavarne un importante insegnamento. Come un soffio di vento, la vita è impetuosa, ai suoi esordi stravolge chi la circonda e, soprattutto, è imprevedibile. La storia del ragazzo salernitano, proprio per questo, è un inno alla vita. Il classe ’71 insegna che si è chiamati a vivere intensamente ogni istante della nostra esistenza, con la consapevolezza che non ne conosciamo la durata ma che, ogni giorno, possiamo assaporarne l’essenza.

La poetica oraziana del Carpe diem non può che ritornare alla memoria quando si pensa alla carriera del terzino juventino scomparso prematuramente. Lasciata casa e famiglia, il n°3 bianconero ha inseguito un sogno e lo ha fatto un passo alla volta, cogliendo con gioia ogni rosa che spuntasse sul proprio cammino. Infine, con il vento tra i capelli, Andrea Fortunato ha coronato i propri desideri più grandi.

La leucemia ha provato ad offuscare il suo ricordo ma la sua luce continuerà a brillare in eterno.

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