Da quando è stato esonerato – dopo appena una stagione alla Juventus – Andrea Pirlo è stato associato a moltissimi club. Le indiscrezioni su di lui non si sono mai spente, ma fino a questo momento sono rimaste semplici “voci”, mai concretizzatesi. Prima la Sampdoria, poi il Parma in Serie B, subito dopo il Barcellona – in crisi – e per ultimi la Salernitana (dopo Colantuono) e la Nazionale polacca. Accostato, di recente, anche alla panchina del Bologna, con Mihajlovic in “bilico” per via di risultati non soddisfacenti. Ma, in tutto ciò, Pirlo è ancora in attesa di una vera occasione.
Andrea Pirlo: pro e contro della sua prima stagione
Arrivato nella stagione 2020/2021 per sostituire Sarri, con il quale la squadra non aveva un buon feeling, si è ritrovato catapultato – da subito – dall’U23 (mai davvero allenata) alla prima squadra. Tra ex compagni e new entry, a Pirlo era stato chiesto di continuare un percorso che sembrava già giunto al capolinea.
I bianconeri, dopo numerosi successi in Italia, già con il tecnico classe ’59 avevano mostrato qualche difficoltà e, nonostante lo scudetto conquistato, la Vecchia Signora stava chiudendo un ciclo.
Il neo tecnico, da poco divenuto mister, si è dunque trovato a gestire un club con delle fragilità e, per certi versi, anche “appagato”. A mancare erano il gioco, la cattiveria agonistica e anche l’autorità dello stesso Pirlo, ancora troppo “acerbo” per una realtà così importante.
La sua stagione, più che negativa, è stata deludente se messa a confronto con quelle precedenti, con numerosi trofei conquistati e un primato da invidia. La rinascita dell’Inter e la voglia di riscatto di molte compagini, hanno portato la Juventus a patire le avversarie.
Uno dei meriti da attribuire ad Andrea Pirlo è stato quello di aver dato spazio a molti giovani, su tutti Frabotta e Kulusevski (titolari già nella gara d’esordio contro la Sampdoria). Bene anche la gestione dei “campioni”. A lui si può dare il merito di aver portato Weston McKennie in Italia.
L’inesperienza ha però giocato un ruolo fondamentale, non tanto per colpa di Andrea Pirlo, quanto della stessa società che ha voluto puntare su di lui senza permettergli di fare la cosiddetta “gavetta”.
Nonostante alti e bassi, a conti fatti – considerando la stagione precedente e quella attuale – Pirlo ha comunque dato il proprio contributo alla Juventus. Ben 52 partite complessive, 34 vinte, 10 pareggiate e 8 perse. Dura punizione quella della Champions League, con i bianconeri incapaci di imporsi.
Conquistato il quarto posto – per il rotto della cuffia – la Juventus, alla guida di Pirlo, ha vinto comunque Coppa Italia e Supercoppa italiana, sì magra consolazione ma anche rimasugli di un ciclo che si è poco a poco concluso.
Un allenatore che può dare molto
Anche se ancora senza squadra, Andrea Pirlo è un allenatore che può dare molto. Come tutti tecnici alle “prime armi”, anche il mister classe ’79 ha bisogno di ingranare la marcia e farsi le ossa.
Per farlo, deve trovare una società che punti su di lui a lungo termine, che gli dia modo di sbagliare e capire dai propri errori, che gli dia fiducia per più di una stagione e che gli permetta di gestire la squadra come meglio crede.
Questi mesi di infinita attesa, non fanno altro che stimolare il 43enne, pronto a sedere di nuovo in panchina e a condurre la propria squadra a numerosi successi.