Il gruppo C del mondiale in Qatar inizia in maniera veramente inaspettata. L’Argentina di Messi e Di Maria si schianta incredibilmente contro l’Arabia Saudita del maestro itinerante Renard, che mette a referto un’altra grande impresa, come si vedrà nell’analisi tattica. Una rimonta incredibile quella saudita che si consuma nel quarto d’ora della ripresa, quando al gol di Messi su rigore nel primo tempo i sauditi rispondono con un regalo della difesa albiceleste che Al-Shehri scarta senza troppi complimenti. Siamo al 48′, ma bastano 5 minuti ai vicini del Qatar per andare addirittura in vantaggio, con uno splendido gol di Al-Dawsari, anche questo frutto di un errore difensivo, che approfondiremo in seguito. L’Argentina perde tutte le sue certezze (anche se difensivamente si è visto averne ben poche) e non riesce a trovare il gol del pari, trovando una straordinaria parata di Al Owais al 63′. Diventa così, dopo 14 minuti di recupero, apoteosi verde bianca.
Primo tempo: l’Argentina passa in vantaggio
L’Argentina sceglie di partire dalle sue certezze, anche nel modulo: 4-2-3-1 con Di Maria, Messi e Papu Gomez a supporto dell’unica punta Lautaro Martinez. Risponde l’Arabia Saudita con Renard che schiera un 4-4-1-1, attento e stretto tra i reparti, contando sull’imprevedibilità dei suoi due esterni di centrocampo: Al Dawsari e Al Sheri. Le armi che l’Arabia mette in campo nel primo tempo sono vane rispetto allo strapotere tecnico espresso da Messi e compagni. Oltre al rigore, arrivato per un errore individuale di Saul Abdulhamid, che strattona in area colpevolmente un giocatore argentino, l’Argentina produce diverse occasioni da gol, arrivando anche a due segnature (Messi e Lautaro), annullate per fuorigioco. L’Arabia Saudita di contro ha cercato di evitare la goleada mantenendo il suo credo tattico di grande acume difensivo e la grande aggressività, specialmente verso le fonti di gioco argentine. Finisce il primo tempo con un dominio albiceleste.
Secondo tempo: analisi tattica Argentina-Arabia Saudita
L’Arabia Saudita però entra meglio nella ripresa. Aumenta d’intensità il pressing alzando la linea della difesa, spesso vicina alla linea mediana. Ne consegue dunque un baricentro più alto, che fa soffrire l’Argentina, come nel caso del primo gol saudita, nato da un ottimo lavoro nella zona centrale del campo, con il recupero palla su Messi e andando subito in verticale, trovando i giocatori offensivi. In questo caso però da sottolineare anche l’errore difensivo di Romero in particolare, che prima temporeggia su Al-Shehri e poi si fa superare in velocità, garantendo il tiro sul piede forte all’attaccante di Renard. Errore difensivo macroscopico dell’Argentina anche sul secondo gol dell’Arabia Saudita, che arriva al 53′.
Argentina che è entrata in campo molto lunga tra i reparti e senza le distanze giuste. Su un leggibile cambio di gioco, in due dell’Argentina non trovano il tempo giusto, Abdulhamid indisturbato ha il tempo di servire il compagno dentro l’area che però calcia addosso alla difesa. Sul rimpallo derivante dal tiro Al-Dawsari, presentato come il giocatore con più talento in dote alla rosa della squadra del Golfo, che trova un tiro a giro sul quale Emiliano Martinez può solo sfiorare il pallone. L’errore enorme che l’Argentina fa su questo gol sta nel completo disinteresse da parte di ben 3 giocatori argentini, di andare ad aggredire Al-Dawsari e provare a contestargli la conclusione.
Il fantasista arabo ha tutto il tempo per stoppare il pallone, fare 2-3 tocchi, trovare la posizione migliore per calciare e andare infine al tiro. Il tutto in mezzo a 3-4 maglie argentine, tra cui Paredes, nettamente in ritardo anche quando prova ad intercettare la conclusione.
Il resto della gara
L’Argentina fa fatica a digerire la rimonta saudita, con Scaloni che al 59′ è costretto ad effettuare tre sostituzioni, levando dal campo Romero, Papu Gomez e Paredes (due colpevoli sui gol e il fantasista impalpabile). Sostituiti con Enzo Fernandez, Julian Alvarez e Lisandro Martinez. Cambi che si rivelano azzeccati in quanto l’Argentina ritrova l’inerzia offensiva del primo tempo, riuscendo a trovare Messi e Di Maria con migliore efficacia. Arriva infatti al 63′ l’occasione migliore dell’Argentina, dove il portiere saudita compie una parata che vale un gol. La squadra di Scaloni riconquista fiducia, anche se l’Arabia Saudita non smette di essere allo stesso tempo ordinata nelle chiusure e nelle marcature e anche incredibilmente attiva nel pressing, fatto che gli costerà non pochi cartellini (6), in media con le gare di qualificazioni al mondiale.
Gli ultimi 15 più recupero sembrano un’esercitazione in allenamento attacco contro difesa, dove Renard continua con il suo piano tattico, che vede la squadra presentarsi con un 6-2-2 durate la fase di non possesso, creando grande densità nella zona centrale. Raddoppi sempre presenti e una linea difensiva che mai si scompone nel secondo tempo, neanche dopo i 14 minuti di recupero firmati Vincic, l’arbitro di questa gara. L’Argentina ha un’ultima occasione nel recupero, dove la difesa saudita salva sulla linea un tentativo argentino disperato, ma finisce con una sonora sconfitta per i sudamericani, campioni d’America in carica.
Analisi tattica Argentina-Arabia Saudita: considerazioni finali
Scaloni ha dimostrato di fidarsi troppo dei suoi “senatori”, specialmente in Otamendi e Papu Gomez e Paredes. Un’Argentina che fa tremenda fatica se pressata ad alto ritmo, come è stato dimostrato oggi. De Paul e Paredes troppo macchinosi quando si deve prendere una decisione in poco tempo, che non sia l’affidarsi a Messi e sperare in una sua giocate (ne sono arrivate di diverse). L’errore dell’Argentina è stato anche quello di studiare poco l’avversario, sembrando non avere un piano alternativo davanti all’aggressività araba. Per un quarto d’ora del secondo tempo la squadra è stata troppo lunga e sconnessa, con una distanza tra i reparti vertiginosa.
I dati sulle azioni e sul possesso palla sono nettamente a favore della Selecion (70-30 e 15 tiri a 5), ma non sono lo specchio della partita, rispetto ad altre partite già viste in questo mondiale. Qualcuno potrebbe definire conservativo l’atteggiamento dell’Arabia, invece si è rivelato l’esatto opposto, in quanto la squadra di Renard si è dimostrata dinamica e sempre in partita, anche grazie ad una qualità media discreta di alcuni suoi interpreti. L’Argentina dovrà fare ben di meglio, a partire dalle scelte iniziali del mister Scaloni, per sperare di passare il girone, ora che dovrà affrontare due squadre sulla carta superiori all’Arabia Saudita come Polonia e Messico.
Renard infine si dimostra tecnico preparatissimo a livello internazionale, vista anche la grande esperienza, specialmente con le nazionali africane. Un vero tecnico giramondo che ha sempre fatto fare ottime figure alle sue squadre in competizioni internazionali. Chissà che l’Arabia Saudita non possa essere la sorpresa di questo girone.