Il Mondiale in Qatar è terminato da pochi giorni e ha visto l’Argentina trionfare e festeggiare un trofeo che mancava da 36 anni. L’Albiceleste aveva bisogno di alzare la coppa al cielo, spinta da un forte senso di orgoglio e di attaccamento al paese e guidata da Messi – in primis – e Di Maria, verosimilmente al loro ultimo mondiale. Alla pulce mancava solo questo riconoscimento in bacheca, mentre El Fideo voleva coronare il sogno di una vita. Due carriere diverse ma lo stesso destino: segnare in finale e portare a casa la coppa.
Argentina, il Mondiale di Messi
Non basterebbero semplici statistiche per spiegare la sconfinata classe di Leo Messi. All’età di 35 anni il numero 10 argentino, dopo aver vinto tutto, ha giocato con la voglia di un ragazzino ma con la consapevolezza di un fuoriclasse. Si è caricato la squadra sulle spalle e l’ha – saggiamente – condotta in finale, giocando poi una partita da protagonista.
E pensare che il percorso dell’Albiceleste, nel girone, è partito in salita. Il Gruppo C ha messo a dura prova i ragazzi allenati da Scaloni, a causa della sconfitta nel primo match contro l’Arabia Saudita. Poi i due successi di fila contro Messico e Polonia (entrambi per 2-0) e il passaggio del turno. Leo Messi è andato in gol sia nella prima gara che nella sfida contro il Messico, mentre con i polacchi non è riuscito a trasformare il rigore. Non sono mancate però le ottime prestazioni.
Dopodiché agli ottavi l’Argentina ha affrontato l’Australia, vincendo per 2-1 grazie ai sigilli del “solito” Messi e di Julian Alvarez, passando alla fase successiva. Contro l’Olanda si è vissuta tutta un’altra gara, grazie anche alla grinta degli Orange. In vantaggio di due reti, grazie a Molina e al rigore trasformato da Messi, la gara è stata rimessa in parità e si è decisa soltanto ai calci di rigore, con i sudamericani che hanno passato il turno. In semifinale, poi, la gara forse più “agevole”, contro una Croazia forse stanca e incapace di contenere le avanzate avversaria. Un secco 3-0 grazie alla doppietta di Alvarez e alla quasi scontata rete di Messi.
L’atto finale
Giunti all’atto conclusivo, i calciatori argentini si sono trovati l’ostacolo più grande e, forse, la squadra più temibile. La Francia che, apparentemente, non mostrava punti deboli, nonostante le pesantissime assenze (come quella di Benzema). Eppure il calcio non è soltanto tecnica, ma anche fame, quella fame che l’Argentina ha mostrato dal primo secondo di gioco, non facendo respirare gli avversari. Prima Messi dal dischetto e poi Di Maria al termine di una bellissima azione, con l’Albiceleste che sembrava aver ipotecato il match. A rimettere in discussione tutto vivacizzando una sfida intensa, ci ha pensato Mbappé che, in due minuti, ha messo a segno una doppietta portando la partita ai supplementari. Tra cambi e agonismo, la sfida ha regalato altri 30 minuti incredibili, con un’altra rete di Messi e un altro gol di Mbappé, nell’eterna sfida tra vecchia e nuova scuola. Anche qui sono serviti i rigori, che hanno visto come protagonista anche Emiliano Martinez, autore – ancora una volta – di una splendida prestazione. Finita 4-2, l’Argentina ha alzato la coppa. Ha pianto, ha sorriso, ha festeggiato. Ha coronato un sogno, quello che durava una vita. Ha vinto una nazionale, ha vinto una nazione. Hanno vinto tutti.
Perché, se è vero che Messi ha segnato 7 gol in 7 partite – mettendo a referto 3 assist – è anche vero che tutta la squadra gli ha dato fiducia, giocando con lui e per lui. Si tratta della vittoria di tutta la squadra, che ha – più di tutti – meritato il successo.
Di Maria: classe ed esperienza
Il percorso – e l’impatto – di Angel Di Marianell’Argentina in questo Mondiale è stato diverso, ma comunque fondamentale. El Fideo ha racimolato diversi minuti ma si è dovuto limitare a causa di alcuni fastidi a livello fisico. Nonostante questo, il calciatore bianconero non voleva assolutamente perdersi l’avventura in Qatar ed è riuscito a lasciare il segno, regalando la gioia del gol proprio in finale, festeggiando in lacrime.
Il coronamento di una carriera, al servizio della squadra grazie a qualità, tecnica e maturità. Un calciatore che, prima di ritirarsi e di tornare in patria, aveva l’obiettivo di alzare la coppa al cielo, il più importante trofeo che un calciatore possa sognare di vincere. Sono serviti 36 anni, ma il momento è poi arrivato: gran parte del merito va appunto a questi due fuoriclasse, Di Maria e Messi che, a suon di gol e ottime giocate, hanno deciso la finale e scritto una pagina di storia.