Si decide ai calci di rigore il primo trofeo stagionale del calcio inglese. A Wembley, l’Arsenal vince il Community Shield superando il Manchester City al termine di una partita equilibrata e dal risvolto incredibile che a breve andremo a scandagliare attraverso la nostra analisi tattica. Una sfida per lunghi tratti bloccata, ma egregiamente interpretata dagli uomini di Arteta che, subito lo svantaggio dovuto ad una magia di Cole Palmer, riescono miracolosamente ad acciuffare il pareggio grazie ad un tiro sporco di Trossard al minuto 101. Nella lotteria dei rigori, Guardiola viene tradito dai suoi senatori. De Bruyne centra in pieno la traversa, mentre Rodri si fa ipnotizzare da Ramsdale. Gunners impeccabili invece dagli 11 metri, con Vieira a trasformare il penalty decisivo. Andiamo dunque a rivivere le fasi salienti del match. Non prima, però, di aver presentato le formazioni delle due squadre.
Entrambe scendono in campo col 4-2-3-1, parzialmente arricchito dai nuovi innesti. Nei londinesi c’è Ramsdale tra i pali, protetto dalla linea difensiva composta dagli esterni Timber e White e dalla coppia centrale con Saliba e Gabriel. Cerniera di centrocampo affidata a Rice e Partey, con Ødegaard a legare i reparti. Saka e Martinelli agiscono larghi, mentre davanti il riferimento centrale è Havertz.
I Citizens rispondono con Ortega in porta, retroguardia formata da Dias e Stones in mezzo e dai terzini Akanji e Walker. Ad affiancare Rodri in cabina di regia c’è il nuovo acquisto Kovacić. Attacco pesante con Haaland prima punta, supportato alle spalle da Álvarez e da Bernardo Silva e Grealish ai lati.
Analisi tattica Arsenal-Manchester City, primo tempo: copione scontato con sceneggiatura inattesa
La prima frazione del Community Shield presenta una gara in cui, come sempre, è il Manchester City che assume il comando delle operazioni e un Arsenal piuttosto prudente, ma, come vedremo nel corso di questa analisi tattica, il tema è diverso da come appare. Già, perché, tutto sommato, sono i Gunners che hanno in pugno il ritmo della partita, sebbene nel primo quarto d’ora fatichi ad affacciarsi in avanti.
La squadra di Guardiola ha comunque il suo da farsi. I londinesi tengono il baricentro molto alto e pressano a uomo. Un’attenzione particolare è dedicata ai due registi. Rice prende Rodri, mentre Ødegaard si occupa di Kovacić. Ad Havertz il compito di inibire le tracce verticali dirette ai due centrocampisti e provenienti dal giro-palla dei difensori.
Contrariamente al piano d’attacco della passata stagione, i Citizens costruiscono dal basso senza alzare la posizione di Stones e tenendo i terzini molto aperti. Ed è solo grazie alla loro spinta, infatti, che i campioni d’Inghilterra riescono a trovare una valvola di sfogo. I londinesi, tuttavia, oltre a non concedere corridoi centrali, coprono benissimo le fasce, grazie al prezioso contributo degli esterni alti Martinelli e Saka che non fanno mai mancare il proprio supporto difensivo.
A questo punto dell’analisi tattica, apparirà chiaro come, nonostante il monologo del possesso palla, il Manchester City fatichi a servire le proprie punte, mentre l’Arsenal, seppur timido davanti, regga benissimo dietro. Poi, però, la squadra di Arteta comincia a crescere, trova coraggio e costruisce i primi pericoli.
Analisi tattica Arsenal-Manchester City: i Gunners iniziano a carburare
Anche l’Arsenal deve fare i conti, nella fase di costruzione, con l’omologa pressione del Manchester City, in un continuo specchiarsi a vicenda che contribuisce a rendere la partita equilibrata e tattica come finora mostrato nella nostra analisi. Havertz viene molto coinvolto come sponda, ma le occasioni migliori vengono costruite sulle corsie esterne. Quando la palla, scavalcando il centrocampo, raggiunge direttamente sulle fasce, si creano degli uno contro uno che mettono in grande difficoltà la retroguardia di Guardiola. Senza i raddoppi di Grealish e Silva, Akanji e Walker faticano a stare dietro alla corsa dei vari Martinelli e Saka. Ma i problemi arrivano anche dalle sovrapposizioni di Timber e White, con quest’ultimo in particolare che riesce sempre a sorprendere il difensore olandese.
Bastano pochi guizzi per infondere fiducia ai londinesi, che superano la prudenza iniziale per prendere in pugno la gara. Il contributo fondamentale in questo senso arriva dal centrocampo. Ødegaard trova finalmente una posizione dove poter dar fastidio a Kovacić, defilandosi alla sua sinistra. Rice si apre invece dall’altra parte ed entrambi finiscono per fungere da mezz’ali di una linea a 3. Questa disposizione crea superiorità numerica, con Rodri costretto a mantenere la posizione per non sguarnire la difesa anziché seguire l’ex West Ham. Ancora, Partey ha gioco facile su Álvarez, non particolarmente avvezzo ed efficace in azione di tamponamento.
I Citizens perdono un po’ di lucidità e quando si vede Ortega dover ricorrere al lancio lungo per non rischiare contro la pressione avversaria, vuol dire che la squadra non sta girando come deve. Haaland è fuori dal gioco, annullato dalla marcatura asfissiante dei due centrali. Álvarez non trova spazio tra le linee complice l’alta densità in mezzo al campo. L’unica pecca dei Gunners è quella di non concretizzare una serie di occasioni davvero ghiotte. L’atavica defezione di non avere un bomber dall’istinto killer impedisce loro di legittimare con un gol un dominio tattico pressoché totale.
Analisi tattica Arsenal-Manchester City, secondo tempo: arrivano i gol, ma persiste l’equilibrio
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica che si è andato delineando nella prima frazione tra Arsenal e Manchester City non si modifica. Tra i due allenatori, quello ad essere più preoccupato della situazione in campo è chiaramente Guardiola. Ed è infatti lui il primo a far ricorso ai cambi. Al minuto 57, dentro Foden per un Grealish opaco e per nulla incisivo.
Il problema dei Citizens è però quello di non riuscire ad innescare il proprio centravanti con palle-gol nitide. E mentre i Gunners continuano ad essere padroni del centrocampo grazie ad un imprendibile Ødegaard, Pep non fa prigionieri. Al 64, fuori Haaland e Kovacić e dentro Palmer e De Bruyne. Il modulo rimane il 4-2-3-1, ma Bernardo Silva viene arretrato sulla mediana in linea con Rodri, mentre Álvarez avanza da prima punta. Le sostituzioni apportano un contributo decisivo. La qualità e l’imprevedibilità del belga accendono la scintilla, mentre il classe 2002 si dimostra pimpante. Preoccupato, Arteta cambia tutta la corsia di sinistra. Trossard e Tierney rilevano Martinelli e Timber.
L’Arsenal comincia ad accusare i primi segnali della fatica dell’ottimo primo tempo. Le distanze tra i reparti aumentano e si aprono spazi. Il Manchester City ne approfitta e al minuto 77 colpisce con un’azione orchestrata dai 3 nuovi innesti. Foden si libera con una magia di Partey e avvia la transizione offensiva. Il suo tentativo di verticalizzazione viene intercettato, ma sulla ribattuta De Bruyne trova di testa Palmer. Il prodotto dell’Academy rientra sul piede forte e fa partire un sinistro a giro magnifico sul palo lungo, dove Ramsdale non può arrivare.
Con lo svantaggio da recuperare, Arteta rompe gli indugi e amplifica l’arsenale. Tra il minuto 80 e quello 87 manda dentro Nketiah, Smith Rowe e Vieira rispettivamente per Rice, Havertz e Gabriel. L’Arsenal si lancia all’arrembaggio nei (tanti) minuti di recupero e chiude la gara con una difesa a 3, il solo Partey a centrocampo e tutti avanti. Il forcing produce una svariata serie di palle inattive. Al minuto 101, sugli sviluppi di un corner, Rodri rinvia corto, servendo Saka. L’inglese serve il vicino Trossard, che finta il cross e calcia di sinistro. Una doppia deviazione al tiro mette fuori causa Ortega e manda il pallone in porta.
Il trofeo si decide ai rigori. Nel Manchester City va a segno solo Bernardo Silva, mentre De Bruyne e Rodri falliscono i loro tentativi. Nell’Arsenal, invece, tutte realizzazioni: Ødegaard, Trossard, Saka e, infine, Vieira che consegna il 17° Community Shield ai londinesi.
Arsenal-Manchester City, le considerazioni finali
L’Arsenal si aggiudica, meritatamente, il titolo, dimostrandosi più in condizione del Manchester City e anche con una preparazione tattica migliore, come evidenziato nella nostra analisi. La squadra sapeva fin dall’inizio cosa fare sul piano organizzativo e col tempo è cresciuto anche il coraggio per proporsi in avanti. La campagna acquisti ha ulteriormente rafforzato e completato una squadra già forte, che aveva saputo dominare il campionato inglese, salvo poi crollare nella decisiva fase finale. Stante l’infortunio di Gabriel Jesus, i Gunners hanno bisogno di una punta di peso che possa sostituire il brasiliano. Non sempre si potrà contare sulla lotteria dei rigori per vincere partite dove sono state costruite occasioni nitide non concretizzate.
Guardiola, invece, vede volare via il terzo Community Shield consecutivo. I Citizens hanno disputato una partita opaca e sottotono, illuminata solo dai lampi dei neoentrati e dal talento purissimo del loro giovane calciatore cresciuto in casa. Gli Sky Blues non hanno trovato soluzioni alternative adeguate da contrapporre all’organizzazione londinese e hanno finito per impantanarsi in una manovra lenta e fiacca. Dalla parte del catalano c’è però da sottolineare un’attenuante non da poco. E cioè che i campioni d’Inghilterra sono arrivati a questa sfida con due settimane in meno di preparazione nelle gambe. Non può essere un alibi di ferro, dato che da questa squadra è d’obbligo aspettarsi qualcosa di più, ma comunque rimane una spiegazione delle difficoltà a trovare ritmo e ad avere la piena supremazia sull’avversaria.