L’Inter prosegue il suo straordinario percorso in trasferta imponendosi anche in casa dell’Atalanta dopo una partita avvincente, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. Il derby nerazzurro arride alla squadra di Simone Inzaghi, che trova un successo di sostanza dopo una prima parte abbondante di gara in grossa difficoltà. Apre le danze Çalhanoğlu con una trasformazione glaciale del dischetto. Poi, nella ripresa, raddoppia il solito Lautaro Martínez con un’esecuzione meravigliosa. Poco dopo l’ora di gioco, Scamacca accorcia le distanze, lanciando la risalita della Dea, che però conclude l’incontro in inferiorità numerica e senza riuscire ad agguantare il pari. Questo e tanto altro nella nostra analisi tattica di Atalanta-Inter che ci apprestiamo a condurre. Non prima, però, di aver dato il consueto sguardo alle scelte iniziali dei due allenatori.
Gasperini si affida agli uomini migliori a disposizione per il suo 3-4-1-2. Musso tra i pali, linea difensiva guidata da Djimsiti con Scalvini e Kolašinać ai suoi fianchi. Sugli esterni Zappacosta a destra e Ruggeri a sinistra, mentre il centro è presidiato da De Roon ed Éderson. Scamacca è il riferimento centrale con Lookman accanto e Koopmeiners in appoggio qualche passo più dietro. Questa è come si presenta l’Atalanta sulla carta, ma svilupperemo tra poco in maniera più dettagliata la sua disposizione effettiva.
Inzaghi risponde col consueto 3-5-2 con un’unica novità che riguarda la retroguardia. Davanti a Sommer, infatti, c’è De Vrij come centrale, con Acerbi dislocato sul centro-sinistra e Pavard confermato dall’altra parte. Per il resto, tutto invariato. I quinti sono Dumfries e Dimarco, mentre in mezzo troviamo Çalhanoğlu regista con Barella e Mkhitaryan ai suoi lati. Davanti, la coppia d’oro formata da Thuram e Lautaro Martínez.
Analisi tattica Atalanta-Inter, il primo tempo: Gasperini imbriglia Inzaghi
Per quasi 40 minuti, l’Atalanta dimostra un’intraprendenza e una determinazione tattica superiori rispetto all’Inter ed è su questo che concentreremo questa prima parte di analisi.
Come ci si poteva attendere, la partita è contrassegnata da tanti duelli, in ogni zona del campo. La squadra di Gasperini pressa molto alta, costringendo i centrocampisti di Inzaghi a giocare sempre spalle alla porta e all’indietro e gli attaccanti a venire solamente incontro. Il risultato di questo atteggiamento è la difficoltà degli ospiti di salire, guadagnare campo, trovare tracce verticali che possano allungare la difesa avversaria. Non è un caso se il primo tiro in porta dei giocatori in maglia arancio corrisponda al gol del vantaggio, di cui però ci occuperemo più avanti.
Diversamente, invece, da quanto potessimo aspettarci, i giocatori offensivi dei padroni di casa si dispongono a mo’ di tridente. Scamacca è ovviamente il riferimento centrale, mentre Lookman parte da sinistra e Koopmeiners largo a destra. Così facendo, l’Atalanta ha possibilità di portare una pressione individuale sul terzetto difensivo dell’Inter. A tallonare Çalhanoğlu in fase di prima costruzione c’è Ederson, mentre Scalvini sale per accorciare su Mkhitaryan, impedendogli così di lavorare il pallone.
In fase di possesso, invece, la squadra di Gasperini cerca di sfruttare l’ampiezza, avviando l’azione sul centro-sinistra, per poi cambiare gioco su Zappacosta largo a destra. Fulcro nevralgico del gioco della Dea è Lookman, che si stacca dalla marcatura e viene a ricevere palla con fin troppa libertà tra le linee in una zona di campo più interna. Idem Koopmeiners, che stringe per lasciare il binario al laterale italiano. Le due mezze punte possono così dialogare con Scamacca, abile nel lavoro di sponda spalle alla porta per innescare poi il numero 77 che martella sulla fascia stravincendo il duello con Dimarco.
L’Atalanta riesce a sviluppare in maniera più fluida l’azione, riempiendo poi l’area con tanti uomini. Per aumentare il flusso esterno, si sganciano a turno anche i braccetti, la cui posizione viene coperta dai centrocampisti. L’unica pecca per gli uomini di Gasperini è quella di non essere riusciti a capitalizzare le occasioni costruite nel massimo momento di difficoltà dell’Inter.
Analisi tattica Atalanta-Inter: un cambio che svolta la partita
È un primo tempo, dunque, piuttosto complicato per l’Inter, imbrigliata e asfissiata dalla pressione in avanti dell’Atalanta e incapace di trovare una soluzione tattica adeguata, finché non arriva una sterzata che stravolge partita e analisi. Al minuto 32, Pavard è costretto ad abbandonare il campo in seguito ad un trauma al ginocchio dopo un contrasto. Al suo posto entra Darmian, che va ad occupare la medesima posizione da braccetto di destra. Tuttavia, il difensore di Legnano apporta una nuova (e vincente) interpretazione del ruolo.
A differenza del francese, il neoentrato è più aggressivo su Lookman, ma soprattutto si rende propositivo in fase offensiva. Al minuto 38, una sua incursione su imbucata del regista turco sorprende la difesa atalantina. Anticipa Musso in uscita e da questi viene steso in area di rigore. Penalty ineccepibile e trasformazione affidata al sapiente destro dello stesso Çalhanoğlu, che infatti non sbaglia e porta in vantaggio i suoi.
Analisi tattica Atalanta-Inter, il secondo tempo: i tentativi bergamaschi di riaprire la gara
Il gol ovviamente infonde grande fiducia negli ospiti, che affrontano la ripresa con tutt’altro piglio. Per la sua Atalanta, Gasperini vara un’inversione di lato di competenza per Koopmeiners e Lookman nel tentativo di rimettere in partita l’anglo-nigeriano, mentre l’Inter mostra quell’aggressività che ha caratterizzato la prima parte di analisi tattica dei padroni di casa.
Col morale più alto, si alza anche il baricentro della squadra di Inzaghi, che ora pressa con maggiore convinzione ed efficacia, predisponendosi per il recupero immediato della sfera. Gli ospiti si distendono decisamente meglio con i movimenti di Barella tra le linee senza dare punti di riferimento e Mkhitaryan che sposta in avanti il proprio raggio d’azione. La Dea, di converso, si affida più all’orgoglio che all’ordine, esponendosi a continui errori.
Al 57′, un ennesimo recupero dell’armeno al limite dell’area consente ad un defilato Lautaro di ricevere palla, prendere la mira e trovare il palo lontano con una conclusione straordinaria, contro la quale Musso nulla può.
Gasperini decide di giocarsi il tutto per tutto con una doppia sostituzione che modifica l’assetto tattico. Dentro Hateboer e Pasalić, fuori Zappacosta e Kolašinać. L’Atalanta passa ad un più spregiudicato 4-2-3-1, con Ruggeri terzino sinistro e il croato alle spalle di Scamacca. La nuova disposizione e la posizione di Lookman sul lato di Acerbi danno nuova linfa alla Dea. L’ex Leicester soffre meno il difensore milanese e ritrova spazio tra le linee dove poter incidere. Il numero 11 bergamasco si rende poi protagonista, al minuto 61, di uno scippo ai danni di un ingenuo Dimarco, che gli consente di servire l’assist a centro area per il tocco vincente di Scamacca che riapre la gara.
La conduzione finale della partita
Come accaduto col vantaggio dell’Inter, anche l’Atalanta trova il gol nel momento migliore del proprio avversario, sfruttando la prima defaillance difensiva. E, ancora una volta, la squadra andata a segno trova nuova energie fisiche e mentali. La squadra di Gasperini carica a testa bassa, sbilanciandosi. Toloi rileva Scalvini, mentre Inzaghi sostituisce Mkhitaryan e Dimarco con Frattesi e Carlos Augusto e spostando Barella sul lato sinistro.
I padroni di casa sono però in fiducia e ritrovano trame e fluidità, non solo grazie a Lookman, ma anche a Scamacca, fondamentale nel ripulire e gestire palloni importanti per poi trovare i giocatori esterni. L’ultima mossa del tecnico di Grugliasco va a innovare ulteriormente il reparto offensivo. All’80’ entrano Muriel e De Ketelaere proprio per l’inglese e Koopmeiners. Inzaghi risponde con Asllani e Sánchez per Çalhanoğlu e Lautaro. L’ingresso del cileno è per sfruttare una Dea molto sbilanciata, che lascia solo i due centrali e De Roon dietro, con tutti gli altri proiettati in avanti. Mossa che si rivela azzeccata perché propizia il secondo giallo e conseguente espulsione di Toloi con uno dei suoi scatti brucianti.
L’inferiorità numerica non frena l’ardore bergamasco, che fino all’ultimo istante, con De Roon arrangiato da centrale difensivo, si riversa in avanti a caccia di un pareggio, che però non si materializza.
Le considerazioni finali
Concludiamo questa nostra analisi tattica di Atalanta-Inter con qualche breve riflessione.
Oltre a proseguire il filotto vincente in trasferta, il successo di oggi contro i bergamaschi rappresenta per la squadra di Inzaghi una fondamentale e incisiva prova di sostanza. La capolista ha saputo tenere testa e resistere nei momenti più difficili della gara, dimostrando al tempo stesso cinismo nel saper capitalizzare alla prima occasione costruita. Ancor di più, però, è da apprezzare la solidità caratteriale della creatura del tecnico piacentino. Non solo l’Inter ha trovato il modo di sbloccare una sfida ardua, ma è riuscita a farlo trasformando un episodio sfavorevole, l’infortunio di Pavard, in risorsa vincente con Darmian. Potremmo parlare anche di prestazione matura, se non fosse però per la macchia dell’errore di Dimarco, che ha spalancato le porte alla speranza atalantina. In ogni caso, vittorie così valgono più dei meri 3 punti e rappresentano un segnale forte per il campionato, anche se siamo appena all’inizio di novembre.
Per quanto concerne l’Atalanta, invece, c’è sicuramente grande rammarico per non aver sfruttato i momenti di superiorità. Gasperini ha architettato un perfetto piano tattico, come suo solito. Tuttavia, i suoi ragazzi non hanno avuto quella cattiveria giusta per colpire. E quando non mordi una grande squadra in difficoltà, la grande squadra poi sa azzannarti con immane ferocia, fiaccando il tuo entusiasmo. Esattamente ciò che accaduto tra la fine del primo tempo e l’avvio della ripresa. I bergamaschi cadono per la prima volta in casa e si vedono scivolare al quinto posto in classifica. Con lo straordinario Bologna di Motta a tallonare pericolosamente.