Dopo l’esordio vincente, Atalanta e Milan si arenano sull’1-1 nel derby lombardo domenicale valevole per la 2^ giornata di campionato. Un risultato che matura al termine di una partita molto intensa e combattuta, dove però spesso la voglia sfrenata e un pizzico di confusione hanno la meglio su lucidità e razionalità. Un gol per tempo. I padroni di casa passano in vantaggio al minuto 29 con Malinovskyi, l’uomo più discusso del momento a causa delle voci di mercato che lo proiettano in partenza da Bergamo. I rossoneri le provano tutte, anche cambiando tutto il reparto offensivo, per agguantare il gol del pari, che arriva solo al 68°, grazie a una bella conclusione mancina di Bennacer. Andiamo ad approfondire insieme i temi dell’analisi tattica di Atalanta-Milan, non prima però di aver dato uno sguardo ai 22 titolari.
Rispetto alla partita di Genova, Gasperini cambia due uomini nel suo 3-4-2-1. Il primo è Demiral, che torna a comandare la difesa davanti a Musso, affiancato da Toloi e Djimsiti. L’altro è invece proprio Malinovskyi, schierato dall’inizio vicino a Pasalic a supportare alle spalle Zapata. In mezzo al campo, confermati De Roon e Koopmeiners, con Hateboer e Maehle sugli esterni.
Un’unica novità, invece, nel 4-2-3-1 di Pioli. Si tratta del rientro di Tonali a centrocampo vicino a Bennacer. Per il resto, tutto invariato rispetto alla sfida contro l’Udinese. Quindi, Maignan in porta, difesa con Calabria e Theo Hernandez sugli esterni e coppia centrale formata da Kalulu e Tomori. Davanti, il quartetto delle meraviglie con Leao, Messias e Diaz dietro l’unica punta Rebic.
Primo tempo: il Milan prende possesso della gara, ma l’Atalanta passa
L’analisi tattica di Atalanta-Milan ci presenta alcune variazioni da parte dei rossoneri rispetto al loro consueto modo di giocare. E cioè, preferire l’attacco centrale alle spalle della difesa bergamasca, piuttosto che giocare sugli esterni. Lo schieramento dei padroni di casa, chiaramente, consente di predisporre una difesa a 5, abbassando i due esterni Hateboer e Maehle. Sono davvero rari i momenti in cui la squadra di Pioli riesce a isolare Leao e Messias nell’uno contro uno con Toloi e Djimsiti, senza che arrivi il raddoppio. Tali fasi si limitano ai primissimi minuti della sfida, quando il livello d’intensità è altissimo e, grazie alla pressione alta, i campioni d’Italia riescono a recuperare velocemente palla sorprendendo la difesa orobica.
Per il resto della gara, invece, le fasce rimangono sempre ben presidiate. Per questo, occorre un’altra strategia. Come anticipavamo poc’anzi, la risposta di Pioli passa attraverso la densità in mezzo al campo. Innanzitutto, con Bennacer controllato da Koopmeiners e Tonali tallonato da Pasalic, il Milan ricerca la superiorità a centrocampo abbassando Diaz o portando dentro uno dei due terzini. Il gioco si appoggia tutto sul movimento combinato di Rebic che viene incontro, portando via Demiral, e l’inserimento senza palla in quello spazio o di un mediano (prevalentemente l’ex Brescia) o sfruttando il taglio profondo di uno degli esterni alti o dello stesso Theo. L’Atalanta, comunque non senza qualche istante di apprensione, riesce, tutto sommato, a reggere. Più problematica è per i nerazzurri, invece, in alcune battute, la fase di uscita.
Analisi tattica Atalanta-Milan: la contro-risposta dei padroni di casa
Col Milan che occupa molto la zona centrale e che porta molti uomini nella trequarti avversaria, l’Atalanta è costretta ad abbassarsi. In più, accusa qualche difficoltà nel ribaltare l’azione efficacemente contro la forte pressione dei rossoneri. L’unica alternativa possibile è appoggiarsi su Zapata con palla addosso. Il centravanti colombiano si defila sulla sinistra per ricevere, sempre spalle alla porta e con Kalulu a braccarlo. Il suo lavoro da pivot è però fondamentale per dare respiro alla squadra e dai suoi piedi passa il primo vero sviluppo del gioco.
A sostenerlo ci sono i due trequartisti Pasalic e Malinovskyi, che hanno compiti ben precisi. Il croato, quello di allungare la squadra, andando a riempire l’area con i suoi inserimenti centrali senza palla. L’ucraino, invece, parte defilato a destra ed è il primo destinatario dei palloni smistati da Zapata. Su di lui ricade infatti il ruolo di regista avanzato dei nerazzurri, andando progressivamente ad occupare la zona al limite dell’area. Qui può rendersi pericoloso o rifinendo l’azione o mettendosi in proprio calciando verso la porta. Dopo diversi tentativi finiti larghi rispetto alla porta difesa da Maignan, al minuto 29 pesca il colpo giusto. Sempre da quella mattonella, è bravo a girare di prima intenzione un suggerimento di Maehle. Il numero 18 castiga così la difesa rossonera rimasta tutta schiacciata a protezione dell’area piccola e, complice anche una deviazione, porta in vantaggio la Dea.
Subito il gol, il Milan si volta dalla parte di Leao, che a sprazzi prova a inventarsi qualche giocata, sia largo a sinistra, che più accentrato. Tuttavia, la fretta e l’imprecisione impediscono agli uomini di Pioli di riprendere il controllo delle operazioni. Al contrario, ovviamente, dei padroni di casa, che acquisiscono fiducia, portando stabilmente in avanti anche i quinti. In modo particolare Hateboer sulla destra.
Secondo tempo: il Milan trova il pari
Nella ripresa, non cambia il copione dell’analisi tattica di Atalanta-Milan. I rossoneri continuano ad arrembare nella trequarti avversaria. I nerazzurri, invece, si mantengono bassi e prudenti, attenti a non concedere varchi per le imbucate centrali. Ancora una volta, è Leao che deve mettersi in proprio per provare ad accendere la scintilla, ma i campioni d’Italia s’infrangono contro il muro eretto da De Roon e compagni. Gli uomini di Gasperini provano poi a far male con ripartenze veloci, sfruttando l’ampiezza. Consueto movimento a defilarsi sulla destra di Malinovskyi, alle spalle di Theo, cambio di gioco immediato verso l’esterno opposto o l’inserimento di Pasalic e cross in area verso Zapata.
Pioli non gradisce l’inconsistenza dei suoi e con una serie di doppi cambi rivoluziona tutto il pacchetto offensivo tra il 58° e il 66°. Entrano prima Giroud e De Katelaere per Rebic e Diaz. Aumentano così il peso davanti e la qualità negli ultimi 25 metri, dato che il belga non si abbassa come lo spagnolo, ma rimane alto tra le linee. Poi, dentro anche Origi e Saelemaekers per Messias e Leao. I rossoneri si ritrovano con due punte centrali che giocano vicine e, in fase di possesso, si dispongono con una difesa a 3, alzando la posizione di Theo, in una sorta di 3-4-1-2. Il nuovo assetto accentua ulteriormente le giocate centrali, potendo ora cercare direttamente gli attaccanti in area.
Pochi istanti dopo l’ultimo cambio, il Milan trova il pareggio, ma non per merito del nuovo arsenale. A riportare il punteggio in equilibrio è Bennacer con una bella conclusione a giro di sinistro.
Anche Gasperini opta per uno stravolgimento in toto degli uomini avanzati. Al minuto 72, c’è spazio per Lookman, Muriel e Scalvini, ai posti di Zapata, Malinosvkyi e Pasalic. Nuova veste tattica anche per i padroni di casa, che hanno ora due punte vere e passano al 3-5-2. Con i rossoneri sbilanciati, la Dea prova ad approfittarne in ripartenza coinvolgendo anche i braccetti difensivi e sfruttando le energie fresche dei neoentrati. Gli ospiti finiscono, invece, con un po’ di confusione e poca pericolosità.
Analisi tattica Atalanta-Milan: le considerazioni finali
Atalanta e Milan, come descritto nella nostra analisi tattica, regalano sicuramente una partita non noiosa. Il pari è un risultato tutto sommato giusto, che lascia però più interrogativi che note liete. I rossoneri appaiono meno brillanti rispetto alla prima uscita e a fare la differenza non è solo ovviamente il valore dell’avversaria. La squadra di Pioli forza sempre giocate centrali, senza mai provare a dilatare la difesa nerazzurra o a rifornire le punte dal fondo. La fotografia lampante delle difficoltà riscontrate nel macinare azioni, controllare e dominare la gara risiede nella sostituzione di tutti gli uomini offensivi, decisamente più spuntati del solito.
Per quanto concerne invece i padroni di casa, ci sono ancora questioni delicate irrisolte. In primis, il caso Malinovskyi, che comunque, al di là di tutte le voci di mercato, si comporta da grande professionista, parte titolare e gioca una gran partita, oltre al gol. L’attacco continua a faticare, soprattutto nel riuscire a mettere Zapata nelle condizioni di segnare. Il colombiano, come sempre, profonde tutte le proprie energie e si mette al servizio della squadra, ma, senza l’intraprendenza di un tempo dei giocatori esterni, non arrivano suggerimenti in area, dove far valere la sua superiore fisicità. Bene, per converso, l’ingresso di Lookman, che con la sua voglia e la sua energia si dimostra pronto, perché no, ad una maglia dal primo minuto.