Lo 0-0 maturato in casa dell’Atletico Madrid consente al Manchester City di raggiungere la semifinale di Champions, in cui sfiderà il Real Madrid. Il risultato rispecchia perfettamente l’andamento della gara. Tanta intensità, tanto agonismo, ma occasioni da gol piuttosto rare. Da evidenziare, se non altro, l’insolita prestazione degli inglesi, che per tutto il secondo tempo si ritrovano schiacciati nella propria metà campo. Eliminazione amara per i colchoneros, autori di una partita gagliarda e con i nervi a fior di pelle. Un atteggiamento che, oltre a portare all’espulsione di Felipe nel finale, toglie un po’ di lucidità per concretizzare qualche chance costruita. Non indugiamo oltre e scopriamo cosa si cela dietro questo pareggio a reti inviolate tra Atletico e City con la nostra analisi tattica. Cominciamo dalle formazioni.
Nessuna novità di modulo da parte dei due allenatori. Il Cholo mette in campo il consueto 3-5-2, con un solo cambio rispetto ad una settimana fa. Oblak tra i pali, difesa con Savic, Felipe e Reinildo. Llorente e Renan Lodi sugli esterni, mentre in mezzo al campo giocano Koke, Kondogbia e Lemar. Confermata la coppia d’attacco con Griezmann e Joao Felix.
Guardiola risponde col suo 4-3-3. Ederson in porta, Cancelo e Walker esterni bassi, con Laporte e Stones centrali. Il solito Rodri a metà campo, affiancato dalle mezz’ali De Bruyne e Gundogan. In attacco, parte Foden da centravanti, con Mahrez e Bernardo Silva larghi.
Primo tempo: partenza forte per l’Atletico, ma il City viene fuori
Questa partita si pone su binari completamente differenti rispetto a quella giocata a Manchester. Ciò che risulta subito evidente fin dalle prime battute di questa analisi tattica di Atletico-City è l’atteggiamento della squadra di Simeone. I colchoneros, infatti, iniziano con una pressione molto alta e con una disposizione in campo particolare. In fase di non possesso, i due quinti si abbassano, andando a costituire una linea difensiva a 5. Griezmann, invece, si sposta sulla fascia destra, agendo da esterno di un centrocampo a 4, con Lemar sul lato opposto. Joao Felix rimane l’unico riferimento offensivo.
Dal punto di vista della proposizione offensiva, il Cholo prepara un set piuttosto chiaro. Andare ad attaccare la profondità alle spalle della difesa alta dei citizens sfruttando la velocità dello stesso Joao Felix o di Griezmann. O, ancor di più, di Renan Lodi sulla fascia sinistra, vera spina nel fianco degli inglesi. A dirigere le operazioni, con grande personalità, c’è Kondogbia, che stravince il duello in mezzo al campo con Rodri, coadiuvato anche da Lemar. Il francese è però anche chiamato ad allargarsi per portare superiorità numerica sull’esterno. Oltre che tenere d’occhio De Bruyne che gli gravita intorno.
Gli spagnoli tengono per 20 minuti un ritmo elevato e frenetico, rendendo difficoltoso il palleggio alla squadra di Guardiola. Tuttavia, non costruiscono occasioni importanti, facendo arrabbiare il loro allenatore perché talvolta sono restii a innescare le giocate da lui preparate.
Il Manchester City macina gradualmente
Il City, quindi, ci mette un po’ a fare sua la partita, preferendo un approccio con le marce basse. A destare interesse nella disposizione dell’ex allenatore del Barça è sempre la questione centravanti. Come anticipato, parte Foden inizialmente in quella posizione, ma vi rimane per poco. Anche perché il giovane inglese viene subito istruito da Felipe sul trattamento che si appresta a ricevere. Intorno al minuto 25, Pep decide di invertirlo di posizione con Bernardo Silva. E qui comincia, finalmente, la gara di ritorno del Manchester.
Il portoghese interpreta a suo modo il ruolo, preferendo svariare e, soprattutto, venire incontro. A questo punto è Gundogan che avanza il proprio raggio d’azione e finisce per essere lui il riferimento centrale. In ogni caso, le caratteristiche dei giocatori non si confanno a quelle di un “nove” puro, ovviamente. Per questo, ciò che fa la differenza è la capacità di andare ad attaccare lo spazio da parte degli altri giocatori. In particolare, i due esterni bassi, Cancelo e Walker, bravissimi a prendere alle spalle i quinti di Simeone. È grazie a queste soluzioni che il City aumenta i giri del motore e costruisce l’occasione più pericolosa di tutta la prima frazione. Il movimento continuo di giocatori offensivi e centrocampisti non dà punti di riferimento agli avversari. Eccezion fatta per Mahrez, che rimane sempre largo a destra e resta incontenibile nell’uno contro uno.
Secondo tempo: il dominio dell’Atletico mette in crisi il City
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di City-Atletico ribalta totalmente quelle che sono le aspettative rispetto a queste due filosofie calcistiche. Per tutto il secondo tempo, infatti, è la squadra di Simeone a condurre il gioco, costringendo gli uomini di Guardiola a rintanarsi all’indietro. I colchoneros ripartono con grande foga, tenendo sempre piuttosto alto il baricentro. Offensivamente, la soluzione più ricercata è sempre quella di innescare l’uomo che attacca la profondità. Ma la difesa dei citizens tiene, rimanendo alta e vincendo i duelli. La linea viene anche aiutata da Ederson, sempre attento nel seguire lo sviluppo dell’azione avversaria.
Lodi e Koke alzano le loro posizioni, col capitano sempre pronto a riempire l’area con i suoi inserimenti. Spesso, in fase di non possesso, rimane in linea con Joao Felix, andando a costituire quasi un 4-4-2, in cui Reinildo si allarga da terzino sinistro e non rinuncia a spingere. Il City, in generale, fatica ad uscire col palleggio sotto la ferocia della pressione spagnola. La fotografia perfetta delle difficoltà degli ospiti è data da Guardiola che, ai limiti dell’abiura, chiede al suo portiere di lanciare lungo. E così, i campioni d’Inghilterra finiscono per gettar via tante volte il pallone, mancando un giocatore fisico su cui appoggiarsi. Al minuto 65, il catalano manda dentro Sterling, al posto dell’acciaccato De Bruyne. Il numero 7 va subito a occupare la posizione di centravanti, per cercare di sfruttare la sua velocità.
Pochi minuti dopo, anche Simeone, per sfruttare l’inerzia a suo favore, inserisce forze fresche. Dentro De Paul, Correa e Carrasco ai posti di Griezmann, Koke e Lodi. Tatticamente non cambia nulla, ma i neoentrati apportano nuova energia. Soprattutto l’ex Udinese, sempre presente e pronto ad accompagnare e concludere l’azione. Il dominio dei padroni di casa è totale e trova in Kondogbia uno dei suoi protagonisti. Attento e onnipresente, lesto nel recupero palla e preciso nel far ripartire l’azione. Il City è ormai stretto in una morsa, non riesce più a ripartire e nemmeno a gestire il pallone. Può soltanto rimanere a difendersi nella propria metà campo. In più continua a perdere pezzi: al minuto 73, Walker deve lasciare il campo. Viene sostituito da Aké, che va a giocare da esterno basso di sinistra, con Cancelo portato a destra.
Analisi tattica Atletico-City: gli ultimi 15 minuti di gara
Con la squadra che può ormai soltanto difendersi, Guardiola gioca la carta Fernandinho, al posto di Bernardo Silva. Il brasiliano va subito a prendere le redini del centrocampo e il suo ingresso si rivela fondamentale per sbaragliare alcune situazioni potenzialmente pericolose. Simeone risponde rinforzando il suo arsenale offensivo. Dentro due attaccanti come Suarez e Cunha per Lemar e Joao Felix. I colchoneros si preparano all’arrembaggio finale con un 4-4-2 a trazione decisamente anteriore.
Dal minuto 89, però, la partita rischia di trasformarsi in una corrida, con una rissa scatenatasi in seguito all’ennesimo contatto duro tra Foden e Felipe. Dopo diversi minuti, l’arbitro Siebert estrae qualche cartellino giallo. Tra questi, vi è anche il secondo per il difensore dell’Atletico, che lascia così i suoi in 10. Gli animi sono ormai incendiati. La partita si carica all’estremo di adrenalina e furia agonistica, condita da uno stadio intero che applaude polemicamente arbitro e avversari. Nel marasma finale, i padroni di casa vanno vicini al gol, sventato solamente da una parata di Ederson. E così, dopo 12 minuti di recupero, si conclude il match: 0-0 e City in semifinale.
Analisi tattica Atletico-City: le considerazioni finali
Simeone sfiora il colpaccio perfetto, dopo aver preparato e condotto la partita secondo un preciso disegno. Nel primo tempo, ottimo inizio per dare qualche avviso agli avversari. Poi, lascia loro il timone e riesce ad arrivare all’intervallo col risultato ancora in bilico. Nella ripresa, la squadra mette in campo tutte le energie fisiche e nervose a disposizione per mettere ai ferri corti la corazzata City. Anche il finale incandescente rientra forse nella sceneggiatura del Cholo, a cui però manca la cosa più importante: il gol. Se non altro, rispetto alla gara d’andata, stasera i colchoneros ci provano molto di più, ma comunque senza centrare il bersaglio.
Guardiola tira invece un bel sospiro di sollievo dopo una grande sofferenza, a cui la sua squadra non è di certo abituata. I suoi giocatori hanno però il merito di aver saputo soffrire e, cosa fondamentale, di aver resistito a tutte le provocazioni degli avversari. Il City patisce molto l’aggressività degli spagnoli e si ritrova costretto a rinunciare a giocare per preoccuparsi esclusivamente della fase difensiva. Anche questo è però segno di maturità: bisogna saper interpretare i momenti della gara e adattarsi di conseguenza. Atteggiamento giusto quello dimostrato dai citizens, che ora possono pensare all’entusiasmante semifinale contro il Real.