La crisi di Antonin Barak è, senza dubbio, uno dei misteri più grandi di questo inizio di stagione della Fiorentina di Vincenzo Italiano. Due i centri del centrocampista cecoslovacco con la maglia viola in ben 11 presenze: un bottino magro, se consideriamo che entrambi i gol sono arrivati in Conference League e che, solo quello siglato contro il RFS RIGA alla 1° giornata del girone, ha permesso ai suoi di strappare un importante punto in ottica qualificazione.
Troppo poco, soprattutto considerando i numeri totalizzati dal nazionale cecoslovacco la scorsa stagione alla corte di Igor Tudor. L’allora tecnico dell’Hellas Verona, attualmente in carica al Marsiglia, era riuscito a far realizzare a Barak ben 11 gol e 3 assist in 29 presenze. Sembrano passati secoli, e invece solo pochi mesi fa Barak attraversava, probabilmente, il periodo più scintillante della sua carriera.
Oggi, in tanti si chiedono se le prestazioni di Barak siano una delle principali cause del periodo di profonda crisi della Fiorentina. Mai, infatti, la squadra viola, negli ultimi vent’anni, aveva avuto un rendimento così deficitario, raccogliendo solo 10 punti in 10 partite.
Analisi della collocazione tattica di Barak nel 4-3-3 di Vincenzo Italiano
Per tentare di comprendere a fondo le ragioni del periodo di forma negativo del centrocampista ex Hellas Verona, e più in generale il momento di profonda crisi dei viola, non ci si può esimere da un’attenta analisi tattica della collocazione di Barak nello scacchiere di Italiano.
Com’è noto, il mantra del tecnico di origini siciliane, sin dagli albori della sua carriera di allenatore, è il 4-3-3. Questo è infatti il modulo col quale Italiano è riuscito ad esprimere, sia nella sua precedente esperienza con lo Spezia che durante la prima stagione con i gigliati, un calcio particolarmente propositivo, basato su un pressing costante e su una continua ricerca della costruzione di gioco dal basso.
Una prima naturale conseguenza di queste idee è che Italiano richiede alle sue mezzali non solo importanti proprietà tecniche, ma anche un incessante sacrificio in fase di interdizione. Esempio lampante della mezzala congeniale al gioco del tecnico della Fiorentina è indubbiamente Giacomo Bonaventura. L’ex-Milan è riuscito nell’arco della scorsa stagione ad abbinare sia un prezioso apporto in fase difensiva che un importante contributo in fase realizzativa con ben 4 gol e 5 assist messi a referto.
È qui che verte il punto focale della questione relativa al rendimento di Barak: un ruolo completamente diverso rispetto a quello ricoperto quando vestiva la maglia degli scaligeri, una posizione che richiede molta più abnegazione e propensione al sacrifico a scapito della lucidità sotto porta. Un ruolo quindi che forse non è cucito su misura e che invece di esaltare le qualità del trequartista ceco sembra solo un tentativo del tecnico di rispettare ostinatamente il proprio credo tattico.
La crisi di Barak e della Fiorentina: le conclusioni
Giunti a queste considerazioni, è lecito chiedersi: sarà Italiano ad adattarsi alle caratteristiche del proprio giocatore, venendo a compromessi con il proprio dogma tattico? Oppure sarà Barak, sulle orme di Bonaventura, ad adattarsi alle idee del mister cucendosi sulla propria pelle la posizione di mezzala?
Sarà il campo, come sempre, a darci la risposta. Ciò che è certo è che, indipendentemente dall’alternativa, urge una scelta, e soprattutto, urge una svolta per risollevare la Viola da uno dei periodi più bui della sua storia.