Gol, spettacolo ed emozioni infinite: questa è la sintesi del pirotecnico 3-3 tra Barcellona e Inter, di cui a breve andremo ad approfondire gli sviluppi attraverso la nostra analisi tattica. Al “Camp Nou“, nella quarta giornata della fase a gironi di Champions League, va in scena una partita determinante per accaparrarsi momentaneamente il secondo posto alle spalle dell’inarrestabile Bayern. Dopo il preziosissimo successo dell’andata, i nerazzurri vanno vicini all’impresa, andando sotto nel primo tempo con la rete di Dembélé. Nella ripresa, la squadra di Inzaghi ci crede e si batte, completando la rimonta con Barella e Lautaro. Gli ultimi 10 minuti sono all’insegna dell’assoluta follia calcistica. Pareggio di Lewandowski all’82°, nuovo sorpasso meneghino firmato Gosens 7 minuti dopo. Infine, ancora il polacco sugella il 3-3 finale nel secondo minuto di recupero. Prepariamoci a rivivere gli istanti di questa sfida, andando prima a presentare le formazioni.
I padroni di casa partono col consueto 4-3-3. Ter Stegen tra i pali, linea difensiva composta da Marcos Alonso e Sergi Roberto sugli esterni, mentre al centro ci sono Piqué e Garcia. Chiavi della mediana affidate ai sapienti piedi di Busquets, affiancato dalle giovani stelle Gavi e Pedri. Davanti, a far compagnia a Lewandowski, giocano Dembélé a sinistra e Raphinha sulla destra.
Gli ospiti rispondono, ovviamente, col 3-5-2. In porta, rinnovata la fiducia a Onana, protetto dal consueto terzetto difensivo Skriniar-De Vrij-Bastoni. A centrocampo, è Calhanoglu a fare le veci di Brozovic, con Barella e Mkhitaryan mezz’ali e Dumfries e Dimarco esterni a tutta fascia. Il peso dell’attacco è distribuito sulle spalle di Dzeko e Lautaro Martinez.
Primo tempo: l’Inter si difende bene, ma il Barça passa
L’analisi tattica di Barcellona-Inter vede gli uomini di Xavi provare trasformare la rabbia e la frustrazione dell’andata in un atteggiamento estremamente aggressivo e, ovviamente, votato all’attacco. I blaugrana cercano di imporre un ritmo intenso, mantenendo alta la linea del pressing e provando ad avvolgere e a schiacciare i nerazzurri nella propria metà campo.
Per questo motivo, il 4-3-3 dei padroni di casa si trasforma, in fase di possesso, in un 3-1-3-3. Sono due le posizioni chiave che danno forma a questo sistema di gioco. Da un lato, quella di Sergi Roberto, che, pur partendo terzino destro, gioca in realtà molto dentro al campo. Funge in poche parole da mezz’ala aggiunta, andando a collocarsi sul fianco sinistro di Mkhitaryan. Dall’altro lato, abbiamo invece quella di Pedri, che agisce dietro Lewandowski in posizione centrale.
Il classe 2002 staziona tra le linee alle spalle di Calhanoglu per poi andare in profondità. A beneficiare della sua presenza è Lewandowski, che può svariare su tutto il fronte, abbandonando talvolta la zona di centravanti per sfuggire all’attenta e fisica marcatura di De Vrij.
Completa il trio di giocatori sulla trequarti Gavi, che gravita sul centro-sinistra dalle parti di Barella. Oltre ad offrire un’opzione di passaggio a ridosso degli ultimi 20 metri, gli uomini a supporto del polacco garantiscono una cospicua presenza in area di rigore per mettere in difficoltà la difesa nerazzurra sui tanti cross che arrivano dalle fasce.
A garantire l’ampiezza ci pensano i due attaccanti esterni, mentre la difesa, protetta dall’onnipresente Busquets, si dispone con Piqué centrale, Alonso aperto a sinistra e Garcia largo a destra.
Analisi tattica Barcellona-Inter: i nerazzurri tengono a lungo, ma cedono nel finale
La squadra di Inzaghi si ritrova chiaramente avvolta dai tanti giocatori che partecipano alla fase offensiva dei padroni di casa. Tuttavia, riesce a mantenere il giusto equilibrio. Seppur talvolta si abbassi troppo, l’Inter rimane sempre corta, con le linee serrate e portando grande densità nella zona centrale. Il Barcellona risente di questa disposizione, perché è costretto a girare da una parte all’altra a caccia di spazi sugli esterni. Puntuale anche l’assorbimento dei tagli in verticale delle mezz’ali, soprattutto con Bastoni su Pedri e Skriniar con Gavi.
Complice anche l’attenta marcatura di De Vrij su Lewandowski, i catalani non riescono a rendersi veramente pericolosi sui copiosi palloni crossati dentro. Per questo, i loro attacchi, soprattutto nella seconda parte del primo tempo, si riducono a delle iniziative individuali dei vari Dembélé e Raphinha, che convergono per andare alla conclusione da fuori, saggiando i riflessi di Onana.
Dal canto suo, l’Inter non rimane a guardare, anzi cerca di sfruttare alcune situazioni ricorrenti in questa analisi tattica della partita col Barcellona. Innanzitutto, Dzeko gioca 45 minuti favolosi nel dare respiro ai suoi contro l’asfissiante pressione blaugrana, proteggendo palla con la sua fisicità. Poi, i nerazzurri trovano molti spazi esternamente. Soprattutto sulla destra, dove Dumfries si alza e beneficia della collocazione molto stretta di Alonso, che costringe Gavi o talvolta addirittura Dembélé a profondi ripiegamenti. Sulla sinistra, invece, Sergi Roberto non è velocissimo a recuperare la posizione, per cui Dimarco ha spesso molta libertà sui cambi di gioco. Anche in questo caso, si rendono necessari i recuperi dell’esterno offensivo, Raphinha.
Insomma, gli ospiti, pur contro un’avversaria famelica, dimostrano di tenere bene il campo. A mancare sono però alcuni giocatori chiave, come Lautaro, Mkhitaryan e Barella. Tutti e tre decisamente bloccati. A 5 minuti dall’intervallo, il Barça trova il modo di colpire. Nasce tutto sulla fascia destra, col solito scatenato Raphinha, che tiene vivo un pallone vicino alla bandierina, vede e serve l’inserimento di Roberto proprio alle spalle del centrocampista armeno nerazzurro.
Il numero 20 catalano, entrato in area, ha tutta la libertà per vedere lo smarcamento dei compagni e fornire un comodo assist a Dembélé. A pochi passi dalla porta il francese non può sbagliare e porta in vantaggio i padroni di casa.
Secondo tempo: gol e ribaltamenti di fronte a profusione
Nella ripresa, la novità nell’analisi tattica di Barcellona-Inter è rappresentata da una rinnovata fiducia che innerva i nerazzurri. I padroni di casa mantengono alta l’intensità del pressing, facendo correre qualche brivido lungo la schiena di Inzaghi per alcuni disimpegni rischiosi dei suoi. Tuttavia, la squadra approccia con grande personalità, affidandosi alla qualità di Calhanoglu e all’esuberanza di Dumfries sulla destra. Anche Barella entra in partita, rendendosi molto più presente in fase offensiva.
Non a caso, il gol del pareggio al minuto 50 porta proprio la sua firma. Lancio perfetto di Bastoni dalla sinistra, taglio profondo dell’ex Cagliari dentro l’area a sorprendere prima Gavi e poi i due centrali, controllo di petto e sinistro sotto la traversa. La rete nerazzurra induce i padroni di casa a sbilanciarsi ancora di più e questo non fa che aprire spazi alle ripartenze dell’Inter. Per far male ai blaugrana, è importante andare con ferocia e personalità a rubar loro palla. A guidare la pressione in avanti dei nerazzurri è ancora una volta Calhanoglu, che spesso si alza su Busquets rischiando di scoprire campo alle sue spalle alle incursioni di Pedri.
Al minuto 63, però, la tenacia del turco viene premiata. Palla recuperata a metà campo e altro lancio millimetrico che trova Lautaro in area. Controllo dell’argentino e destro che bacia entrambi i pali prima di insaccarsi nuovamente alle spalle dell’estremo difensore tedesco. Come per Barella, anche per il Toro il gol rappresenta il definitivo ingresso in partita.
L’ultima mezz’ora: un vortice di sostituzioni e gol
A questo punto, l’analisi tattica di Barcellona-Inter si focalizza sulla rincorsa tra i due allenatori. La prima reazione di Xavi allo svantaggio è un doppio cambio. Fuori Raphinha e Busquets, dentro Ansu Fati e De Jong. Il classe 2002 si colloca nel tridente d’attacco a sinistra, con conseguente passaggio di Dembélé a destra. Inzaghi risponde alla mossa del collega rimpiazzando Dimarco con Darmian 2 minuti dopo, per avere un giocatore veloce e fresco per tenere l’uno contro uno del francese.
L’Inter continua a tenere bene, soprattutto dentro l’area, dove è stabilmente Pedri a fungere da centravanti, con Lewandowski più dietro ad avventarsi sulla seconda palla. Viste le difficoltà dei suoi nel servire palloni in area con qualità, Xavi al minuto 72 decide di intervenire ancora sulle fasce, cambiando i due terzini. E dunque escono sia Marcos Alonso che Sergi Roberto. Ai loro posti entrano Balde, esterno basso mancino di ruolo col compito di rimanere largo e spingere, e l’ex milanista Kessié, adattato a destra, ma chiamato a ricoprire le stesse funzioni del numero 20. Partire dalla linea difensiva, ma accompagnare l’azione da mezz’ala.
L’obiettivo del Barça è quello di avvolgere ancora di più l’Inter, mantenendo l’impostazione a 3 con i due centrali e De Jong. Inzaghi corre ulteriormente ai ripari rinforzandosi sugli esterni con un doppio cambio al 75°. Nella sostituzione sono coinvolti Dzeko e Calhanoglu, che lasciano il posto a Bellanova e Gosens. I nerazzurri passano al 5-4-1, con i neoentrati che devono dare supporto a Lautaro sulle seconde palle e aiutare i quinti in fase difensiva.
A beneficiare delle forze fresche sulle corsie è ovviamente Lewandoski, che torna stabilmente dentro l’area. Il centravanti polacco fa valere il suo predominio negli ultimi 16 metri, specialmente se l’attenzione non è massima sugli esterni. Proprio lui realizza le reti grazie alle quali i blaugrana agguantano per due volte il pareggio, prima con una conclusione sfortunatamente deviata da Bastoni e poi con un perentorio colpo di testa.
Nel mezzo, una resistenza un po’ molle nel contrastare i cross dei catalani da parte dei nerazzurri, illusi all’89° da Gosens. Il tedesco completa un contropiede perfetto innescato da Onana, che trova in profondità Lautaro, bravo a vedere e premiare l’inserimento del compagno sul secondo palo. All’Inter non bastano gli innesti di Asslani e Acerbi per Barella e Bastoni contro gli assalti dei padroni di casa, che chiudono con un 4-2-3-1 a trazione iper-offensiva. Ferran Torres, infatti, rileva Gavi andandosi a posizionare sulla trequarti alle spalle di Lewandowski. Alla fine, però è 3-3.
Analisi tattica Barcellona-Inter: le considerazioni finali
La squadra di Xavi non riesce a trasformare tutte le energie nervose, serbate nella settimana di distanza tra le due sfide coi nerazzurri, in una prestazione equilibrata. All’abbacinante talento offensivo, infatti, non corrisponde un’adeguata fase difensiva. Fare gol non è un problema quando puoi contare su uno dei tre numeri 9 più forti in circolazione e sulla freschezza di giocatori di grande qualità. Tuttavia, la foga e l’inesperienza dei giovani hanno come rovescio della medaglia alcune disattenzioni che costano caro nell’economia dei 90 minuti. Ed ecco che il Barcellona ora si ritrova in una situazione di classifica piuttosto intricata, in cui l’obiettivo qualificazione è piuttosto lontano.
Per i nerazzurri, invece, questo pareggio vale quanto una vittoria per una molteplicità di motivi. In primis, l’essere usciti imbattuti dal doppio confronto coi blaugrana rafforza il secondo posto. In secondo luogo, ma non meno importante, la partita di stasera certifica che l’Inter ha la personalità e l’orgoglio della grande squadra, che sopperisce col collettivo alle pesanti assenze di alcune individualità. E in un ambiente che le ha escogitate tutte per mettere pressione. Anzi, esce dal “Camp Nou” addirittura recriminante per la clamorosa occasione non concretizzata da Asslani nei minuti finali. Una prestazione strepitosa degli uomini di Inzaghi, che vedono sempre più luminosa la luce dell’uscita dal tunnel della crisi che li aveva investiti nella seconda parte di settembre.