Benfica-Juventus (4-3): analisi tattica e considerazioni

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La Juventus si gioca malissimo la sua ultima opportunità per mantenere viva la speranza di qualificazione agli ottavi di Champions. Nella sfida decisiva all'”Estadio da Luz” di Lisbona, i bianconeri vengono sconfitti per 4-3 dal Benfica. La partita segue un andamento assolutamente folle. Per 75 minuti, è un totale dominio dei padroni di casa, avanti addirittura 4-1. Kean pareggia il vantaggio di Antonio Silva a metà primo tempo, ma poco dopo i lusitani dilagano, con Joao Mario e Rafa Silva. Nella ripresa, il talento portoghese firma la sua doppietta personale. Poi, un giovanissimo ragazzo inglese, Iling Jr, alla sua prima in assoluto in Champions, si prende la scena e propizia l’illusorio uno-due bianconero, che porta le firme di Milik e McKennie. Ciò, però, non basta ad evitare disfatta ed eliminazione. Riviviamo le mille e una storie di Benfica-Juventus nella nostra analisi tattica.

Schmidt decide di confermare gli stessi 11 con cui ha battuto il Porto nell’ultimo turno di campionato. Il suo 4-2-3-1 vede pertanto Vlachodimos tra i pali, linea difensiva composta dai terzini Bah e Grimaldo, con Otamendi e Antonio Silva coppia centrale. In mediana giocano Florentino e Fernandez. Ramos è l’unica punta, supportato alle spalle dal tridente delle meraviglie Joao Mario, Rafa Silva e Aursnes.

Anche Allegri si discosta pochissimo dall’ultima uscita ufficiale e ripresenta il 3-5-2 con una sola novità rispetto alla sfida con l’Empoli. Si tratta di Gatti al posto di Rugani nel ruolo di centrale di destra a completare la difesa a 3 davanti a Szczesny, insieme a Bonucci e Danilo. Kostic e Cuadrado esterni a tutta fascia, mentre in mezzo trovano ancora spazio Rabiot, Locatelli e McKennie. Davanti, la coppia formata da Vlahovic e Kean.

Primo tempo: superiorità incontenibile dei padroni di casa

La prima parte dell’analisi tattica di Benfica-Juventus segnala il totale dominio dei lusitani, che mettono in campo una determinazione, un’intensità, una qualità e una velocità d’esecuzione di gran lunga superiori a quelle dei bianconeri. E pensare che tra le due, quella che avrebbe bisogno di aggredire la partita è proprio la squadra di Allegri, dato che quella di Schmidt può accontentarsi anche di un pareggio. E invece i ruoli s’invertono completamente.

I padroni di casa si dimostrano superiori sia a livello di organizzazione che sotto il profilo delle idee. In fase di non possesso, si dispongono con un ordinato 4-4-2, portando un pressing molto alto e aggressivo. Spesso, però, Joao Mario si alza in pressione su Danilo, completando così una marcatura a uomo sui tre difensori juventini. Bonucci e il brasiliano ricevono un’attenzione particolare, mentre Gatti gode di un po’ più di libertà sul giro-palla da dietro. Con Locatelli oscurato da Rafa Silva, poi, l’incombenza della costruzione dal basso ricade proprio sull’ex Frosinone, costretto a forzare dei lanci lunghi alla ricerca delle punte.

Oltre a non concedere una facile iniziativa agli avversari, i padroni di casa si dimostrano assolutamente letali in avanti. Il trequartisti Joao Mario, Silva e Aursnes, infatti, rappresentano la vera arma vincente di Schmidt, nonché gli assoluti protagonisti di questa analisi tattica di Benfica-Juventus.

Analisi tattica Benfica-Juventus: bianconeri in bambola

In fase di possesso, i lusitani costruiscono da dietro con pazienza, provando ad attrarre fuori la Juventus. Le straordinarie doti tecniche di tutti gli effettivi consentono al Benfica di muovere palla con velocità e qualità. Joao Mario a destra sembra avere il doppio dei cavalli rispetto a Danilo. A sinistra, invece, Cuadrado fatica nell’uno contro con Aursnes, mentre McKennie non tiene i suoi inserimenti in profondità, costringendo sovente Gatti a uscire sul norvegese. Con Ramos che viene incontro, è Silva a fungere da centravanti, attaccando la profondità con estrema velocità.

Benfica-Juventus (4-3): analisi tattica e considerazioni
Il movimento di Rafa Silva ad attaccare la profondità, da vero attaccante della squadra.

Nemmeno provando a difendere più bassa, la squadra di Allegri riesce a limitare i danni. Sebbene riesca a non concedere troppo spazio centralmente o in area di rigore, esternamente incontra invece una fatica tremenda. Ciò perché i padroni di casa portano tanti uomini nella metà campo avversaria, alzando sia i mediani che i terzini. Soprattutto Grimaldo a sinistra. Le azioni avvolgenti e il movimento continuo dei trequartisti, che non danno alcun punto di riferimento, manda in bambola la difesa juventina, costretta a rifugiarsi continuamente in corner. Al minuto 17, però, proprio sugli sviluppi di una situazione dalla bandierina, il Benfica passa grazie al colpo di testa di Antonio Silva, lasciato colpevolmente solo.

La reazione della Juventus è affidata unicamente a Kostic. Con Joao Mario che si alza su Danilo, è Florentino a dover prendere Rabiot. Questo libera l’uno contro uno dell’esterno serbo con Bah. Il mismatch è chiaramente favorevole al bianconero, che fa piovere una marea di traversoni nell’area portoghese. L’unico che viene intercettato regala un calcio d’angolo al minuto 22, grazie al quale la squadra di Allegri agguanta il pareggio con Kean in maniera un po’ rocambolesca.

Benfica-Juventus (4-3): analisi tattica e considerazioni

L’1-1 dà un po’ di respiro agli ospiti, che trovano nell’ex Francoforte il loro uomo decisamente più ispirato. Il Benfica però non abbassa le marce e continua a spingere col solito inarrestabile Aursnes, che al minuto 27 procura un calcio di rigore per fallo di mano di Cuadrado. Dal dischetto, Joao Mario spiazza Szczesny e riporta i suoi in vantaggio.

Benfica-Juventus (4-3): analisi tattica e considerazioni

Il festival dello spettacolo lusitano, però, non è ancora concluso qui. Al minuto 35, la difesa della Juventus si fa trovare ancora una volta estremamente passiva. Joao Mario mette un’interessante palla dentro l’area che Rafa Silva, ancora completamente da solo, manda in porta di tacco. Si va all’intervallo sul punteggio di 3-1.

Secondo tempo: sussulto bianconero con i cambi

Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di Benfica-Juventus non varia. Allegri decide di giocarsi subito la carta Milik al posto di Kean. I portoghesi, invece, non accennano minimamente a rallentare. Il pressing si mantiene sempre molto alto e feroce. E anche estremamente efficace, come al minuto 50. Recupero alto di Grimaldo su un brutto passaggio di Bonucci, verticalizzazione immediata per l’inserimento di Rafa Silva e tocco sotto del numero 27 a superare Szczesny in uscita. Cala il sipario sui bianconeri, ormai in totale confusione morale e tecnica.

Benfica-Juventus (4-3): analisi tattica e considerazioni

I lusitani giocano sul velluto, concedendosi anche alcuni colpi d’accademia, mentre la Juventus vive un’agonia lenta minuto dopo minuto. Il tecnico livornese ridisegna la sua difesa all’ora di gioco per arginare una situazione già di per sé catastrofica. Dentro Alex Sandro e Miretti per Bonucci e Cuadrado. Danilo passa a fare il braccetto di destra, con Gatti centrale e McKennie quinto a destra. I cambi non sortiscono alcun cambiamento, dato che i padroni di casa si trastullano tra le ferite bianconere e sfiorano più volte il quinto gol

Una scossa emotiva, ma soprattutto tecnica per gli ospiti arriva però al minuto 70, con un’altra doppia sostituzione. Iling Jr e Soulé rilevano Vlahovic e Kostic. L’inglese agisce da esterno mancino, mentre l’argentino fa la seconda punta alle spalle di Milik. La sfrontatezza e la bravura dei due neoentrati classe 2003 accendono una fiammella nell’oscurità bianconera. In particolare l’ex Chelsea, che apporta vivacità e qualità. Dal suo piede hanno origine i due gol che riaprono incredibilmente la gara. Al minuto 77, assist per Milik, che batte Vlachodimos con una bela girata di prima. Due minuti dopo, McKennie trova lo spiraglio giusto dopo una serie di conclusioni respinte.

Benfica-Juventus (4-3): analisi tattica e considerazioni
La giocata sulla fascia sinistra (una delle tante) di Iling, da cui nasce il gol del 4-3 di McKennie.

Schmidt deve correre ai ripari. Prima sostituisce Bah, in totale apnea difensiva contro Iling, con Gilberto. Poi, inserisce forze fresche davanti con Neres e Musa ai posti di Rafa Silva e Ramos. La Juventus prova l’arrembaggio finale, ma sfiora soltanto il gol di un pareggio che, seppur inutile, avrebbe avuto del clamoroso.

Analisi tattica Benfica-Juventus: le considerazioni finali

Dopo la quarta sconfitta in 5 partite e ormai fuori dalla Champions, il destino europeo della Juventus è appeso al filo della differenza reti. Una fine triste e tragica che, nonostante il tentativo di rimonta del finale, testimonia l’inadeguatezza di questa squadra ad affrontare il palcoscenico della Coppa più importante. Il problema però non è solo di natura tecnica, ma anche di mentalità e personalità. Senza nulla togliere al Benfica, squadra attrezzatissima e che merita ampiamente di giocarsi gli ottavi di finale, per 70 minuti è sembrato che i bianconeri stessero soccombendo contro il Barcellona di Guardiola. Una squadra passiva, lenta, senza mordente, che fa da sparring partner al tiki taka dei lusitani. Una squadra che difende bassa, con tutti gli effettivi dietro e prende comunque 4 gol in 50 minuti e fa acqua da tutte le parti, peggio di un otre forato.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Eppure è bastato qualche bel guizzo di un diciannovenne, al suo primo afflato internazionale, per ricordare a una manica di presunti campioni e giocatori d’esperienza che nel calcio, come nella vita, ci vuole coraggio. E allora ben venga una ventata di freschezza per provare a salvare quel che resta di questa stagione sciagurata. E che non si parli di rimpianti. Vincere una sola partita su 5 e proporre indegne prestazioni nelle altre 4 è una colpa grave, che un club come la Juventus non dovrebbe permettersi di immaginare nemmeno negli incubi peggiori. E invece questi spettri si sono materializzati e hanno presentato il loro conto salatissimo.

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