Si parla sempre di più di prevenzione e soccorso, ma spesso, rimangono solo parole. Per questo BLSD e calcio devono iniziare a coesistere, per farne capire l’estrema necessità. Salvare una vita è più importante che fare gol. È ciò che è accaduto a Christian Eriksen, vittima di un arresto cardiaco durante gli Europei 2021, con la sua Danimarca, e prontamente soccorso dallo staff medico. Per questo è fondamentale che ogni società si adoperi, quanto prima, per far sì che tutti i componenti della rosa (da staff medico a giocatori) siano in grado di poter intervenire, prevenire ed essere pronti a qualsiasi evenienza. Non soltanto nel calcio, ma nella vita di tutti i giorni.
BLSD: che cos’è
Il BLS è l’acronimo di “Basic Life Support” (tradotto in italiano con sostegno di base alle funzioni vitali); non è altro che un insieme di operazioni volte al primo soccorso, che comprende rianimazione cardiopolmonare e diverse procedure di supporto di base alle funzioni vitali di un individuo.
Il BLS-D si riferisce allo stesso protocollo, con l’aggiunta però dell’utilizzo del defibrillatore.
Le diverse procedure possono essere attuate in molteplici casi e circostanze, come ad esempio:
- Nel momento in cui c’è una persona in arresto cardiaco;
- Nel caso in cui ci sia un individuo privo di sensi;
- Nell’eventualità in cui si trovi un individuo sottoposto a folgorazione elettrica;
- Nel caso in cui ci si trovi di fronte ad una persona con blocco delle vie respiratorie;
L’intento delle procedure legate al BLS è quello di poter intervenire tempestivamente, riuscendo – tramite spinte sul torace e respirazione bocca a bocca – a mantenere ossigenati il muscolo cardiaco e il cervello, in modo così da garantire la circolazione del sangue. Un soccorso lento e non tempestivo causerebbe un’anossia cerebrale, ovvero la mancanza prolungata di ossigeno verso le cellule del cervello che, dopo circa 4-5 minuti, finirebbero per morire.
Saper intervenire immediatamente serve a ridurre la possibilità che l’individuo – e in questo caso il paziente – perda la vita. Infatti la media di sopravvivenza diminuisce di circa il 10% ogni minuto che passa; questo vuol dire che, nel giro di 10 minuti, in mancanza di un adeguato soccorso, è quasi impensabile sperare di evitare che ci sia un danno anossico cerebrale, citato in precedenza.
Bisogna saper valutare l’accaduto, intervenire nel momento e nel modo giusto. Per questo esistono corsi adatti, per laici e sanitari, che diano non soltanto le basi ma anche i giusti mezzi nell’intervenire, qualora ce ne fosse bisogno.
Che ci si trovi a scuola, in un campo di calcio, in palestra, in spiaggia o all’aperto, avere la possibilità di soccorrere una persona – e poterle permettere di sopravvivere prima dei veri soccorsi – permetterebbe a chiunque di essere non soltanto un “cittadino responsabile”, ma anche un individuo capace, un domani, di salvare una vita.
Per questo, molte città in Italia hanno aderito all’iniziativa della “città cardioprotetta“, dato che la morte causata da arresto cardiaco è tra le più frequenti tra ragazzi e adulti. Mettere a disposizione, in zone strategiche di ogni comune, dei defibrillatori permetterà, qualora ce ne fosse bisogno, di poter intervenire nel migliore dei modi, sempre dopo un accurato corso e diploma ottenuto. In molti centri abitati sono già presenti.
BLSD e calcio: le varie iniziative
Lo spavento, dopo il caso Eriksen, è stato forte e ha lasciato il segno. E, ora più che mai, anche le varie società hanno (ulteriormente) compreso quanto sia importante essere preparati per ogni circostanza. Per questo, sembra che sia finalmente arrivato il momento di far coesistere BLSD e calcio, tra le diverse iniziative che dovrebbero essere messe in atto nell’immediato futuro.
A confermare l’intenzione di far seguire dei corsi di primo soccorso per calciatori, è stato Gabriele Gravina, Presidente della FIGC. L’obiettivo è quello di rendere “obbligatorio” per tutti il corso per effettuare il primo soccorso professionistico. In futuro, viste anche le diverse situazioni ed esigenze, non è escluso che vengano coinvolti anche i calciatori di categorie dilettantistiche.
I corsi avverranno durante i ritiri delle varie squadre, grazie ai medici federali. I primi a seguire il programma saranno i calciatori della nazionale.
L’intenzione è chiara e precisa: dare una coscienza civile e una conoscenza – almeno elementare – del pronto intervento, che potrà servire non soltanto durante un allenamento o una partita, ma nella vita di tutti i giorni e di qualsiasi individuo.
Imparare per conoscere, prevenire per aiutare. Informarsi per essere più coscienti. Per un’iniziativa che faccia soltanto da apripista.