Borja Valero e la Fiorentina: una bandiera nel calcio moderno

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In un’intervista di qualche tempo fa, Borja Valero è tornato a parlare del suo rapporto con la Fiorentina. Dopo tre stagioni passate all’Inter, infatti, il centrocampista spagnolo, in estate, ha deciso di tornare a casa sua, a Firenze. La piazza viola lo aveva accolto a braccia aperte nel lontano 2012 e lo aveva trattato, fin da subito, come un figlio. 

Borja Valero ha vissuto proprio in Toscana i propri anni migliori, tanto che, anche la sua famiglia, al richiamo del Presidente Commisso, non ha esitato ad accettare. Nonostante la parentesi interista potesse proseguire, il n°6 ha dichiarato: Sono davvero contento di essere tornato a quella che è stata casa mia per tanto tempo. Avevo diverse offerte, e questa cosa mi ha reso felice in un momento particolare com’è quello che stiamo vivendo. Quando però è arrivata la chiamata da Firenze, non ho avuto dubbi e subito abbiamo deciso di tornare qui”.

Borja Valero e la squadra: il difficile momento della Fiorentina

La squadra guidata da Beppe Iachini, nonostante il ritorno di un suo storico condottiero, non sta rispettando le attese e, incredibilmente, sta lottando per non retrocedere in Serie B. Borja Valero, quando ha firmato per la Fiorentina, in realtà, ha sposato anche il progetto a lungo termine messo sul tavolo dal club. Impensabile quindi che, con i capitali a disposizione dell’imprenditore italo-americano, la squadra possa anche solo pensare di ripartire dalla cadetteria.

Borja Valero e la Fiorentina: una bandiera nel calcio moderno

Anche il classe ’85 si è reso conto delle difficoltà emerse durante l’arco di questa stagione ed ha dichiarato: “Purtroppo le cose non stanno andando nel modo sperato. Sul campo la squadra non dimostra quello che vale sulla carta. Non abbiamo avuto molto tempo per lavorare, ad inizio stagione, ed il cambio di allenatore ha fatto sì che si ripresentasse la medesima situazione (il poco tempo a disposizione per prepararsi, ndr). Dobbiamo e possiamo fare di più per i tifosi della Fiorentina”.

Nelle difficoltà si esalta la figura del leader

Il doppio cambio in panchina, tuttavia, non ha riservato al calciatore alcun privilegio. Pochi sono stati i minuti disputati, nonostante le attese dello stesso ragazzo (19 presenze e 434 minuti, meno di 23′ per match). Il poco utilizzo nonostante lo scarso rendimento dei pari ruolo avrebbero potuto far pensare ad un addio imminente, eppure Borja Valero ha giurato “amore eterno” alla Fiorentina e alla sua città. La maglia viola non è solo un simbolo, per l’ex-Inter, ma è diventata un vero e proprio stile di vita. 

Borja Valero e la Fiorentina: una bandiera nel calcio moderno

Il legame tra la famiglia del giocatore e la città è diventato inscindibile, tanto che il centrocampista ha ribadito: “Abbiamo già deciso e resteremo a Firenze a vivere. Non poteva essere altrimenti dopo tutti questi anni”.

Borja Valero e la Fiorentina non sono un caso isolato

Al giorno d’oggi, ormai, sempre meno sono le bandiere che un club può dichiarare di avere all’interno del proprio organico. Certamente dopo l’addio dei vari Maldini, Zanetti, Totti, Del Piero e Di Natale, i calciatori di livello assoluto hanno scelto di non vincolarsi, affettivamente e contrattualmente, ad una sola società. In realtà, però, osservando attentamente i vari spogliatoi delle squadre di Serie A, molti sono i ragazzi legati ai colori che rappresentano. 

Per fare qualche chiaro esempio possiamo scomodare anche atleti che vestono maglie importanti. Ranocchia, che dal 2016 (tolte due parentesi all’Hull City e alla Sampdoria) ha sempre vestito la casacca interista; Chiellini, che dal 2005 difende i colori bianconeri; Freuler, che dal 2015 indossa la maglia atalantina; Calabria e Donnarumma, nel Milan da sempre, Radu, Lulic e Parolo, alla Lazio dal 2007, 2011 e 2014; infine anche Koulibaly e Insigne, al Napoli dal 2014 e dal 2012 o Magnanelli, nel Sassuolo dal 2010.

Borja Valero e la Fiorentina: una bandiera nel calcio modernoGuardando con attenzione anche ad altre realtà del nostro campionato, possiamo constatare come alcuni calciatori stiano tentando di entrare nella storia dei rispettivi club. Su tutti possiamo citare Lorenzo Pellegrini, nuovo capitano della Roma; Fabio Quagliarella, capitano della Sampdoria e Andrea Belotti, condottiero e bandiera del Torino.

È proprio vero che non esistono più le bandiere?

L’analisi di queste figure non è un’operazione fine a sé stessa. I vari Ranocchia, Radu, Magnanelli o Chiellini, infatti, sono la dimostrazione vivente di come, anche nel calcio moderno, le bandiere esistano e siano le colonne portanti dei diversi spogliatoi. Del resto, fondamentale è sempre stato l’apporto dei senatori per le buone prestazioni di una qualsiasi compagine. Conoscere il club, avere confidenza con i dirigenti e saper far da tramite tra compagni e società sono solo tre delle qualità che le “bandiere d’oggi” devono possedere.

I sentimenti che legano questi professionisti alle rispettive squadre non valgono meno rispetto a quelli che univano Maldini, Zanetti e Del Piero ai propri club. Inutile dire che le attrattive e la caratteristiche siano diverse rispetto a quelle dei campioni del passato. In un mondo sempre più legato al guadagno e al denaro, i tifosi devono comprendere che i propri “eroi” siano ancora presenti, seppur con un diverso fascino. 

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