Oggi David Villa compie 39 anni, una vera leggenda del calcio spagnolo e mondiale. Forse l’ultimo grande bomber della Nazionale dopo Fernando Torres.
David Villa, una carriera a suon di gol
Valencia, Barcellona, Atletico Madrid, New York City. Ovunque sia andato, ha sempre segnato. Veloce, mobile, non lascia mai punti di riferimento e queste doti lo rendono una punta o seconda punta immarcabile. E anche l’Italia lo ha saputo bene. Oltre agli innumerevoli successi con i club (Liga, Champions League, Supercoppa Spagnola, Mondiale per Club), ottiene per quattro volte il Trofeo Zarra, il premio di Marca destinato al miglior cannoniere di nazionalità iberica. Oltre a vincere un Europeo e un Mondiale da protagonista con la Rioja dei sogni. Ora, però, andiamo per gradi.
Sin da piccolo il suo soprannome è El Guaje, “il bambino” in asturiano, la sua terra d’origine. Inizia a tirare i primi calci al pallone nello Sporting Gijón, fino quando il Real Zaragoza non lo nota e lo ingaggia nel 2003, a 22 anni. La media è già notevole: 32 gol in due apparizioni, con annesso successo in Copa del Rey. Allora il Valencia, nell’estate 2005, lo acquista in cambio dei 12 milioni di clausola rescissoria, una cifra che ai tempi odierni sembra irrisoria. Qui il mondo del pallone lo inizia a conoscere veramente. Coi Pipistrelli segna praticamente sempre, anche contro l’Inter agli ottavi di Champions League, annata 2006-2007. Non vince mai la classifica cannonieri, ma nel 2009 sigla 28 reti, dietro solo ad altri mostri sacri come Samuel Eto’o e Diego Forlán. Il Barcellona drizza le antenne.
David Villa, la favola in Blaugrana
I catalani, sempre più convinti delle sue capacità, decidono di puntarci. 40 milioni il prezzo pagato, il triplo rispetto alla spesa iniziale per i valenciani. Il 2010 è l’anno che dà il via a un’altra fase di trionfi per il Barça, in cui Villa è il secondo marcatore stagionale, ovviamente dietro all’eterno Lionel Messi. Suo il gol del definitvo 3-1 in finale di Champions contro il Manchester United, suo anche il primo trofeo in Liga, trascinando i suoi a suon di gol. Reti su reti in Supercoppa di Spagna ed Europea, oltre al contributo di due marcature nello storico 8-0 sul malcapitato Osasuna. Poi, nel 2012, un infortunio alla tibia che gli impedirà di partecipare ad Euro 2012, altro torneo vittorioso per la Spagna. E la fine della sua avventura in Catalogna.
David Villa, gli ultimi anni nella leggenda
Ma la sua bellissima storia non finisce qua. A luglio del 2013 l’Atletico del Cholo Simeone punta su di lui, investendo cinque milioni. L’investimento si rivelerà azzeccato: 13 gol in Liga, di cui uno con un peso specifico importante: suo, infatti, il gol che trafigge i suoi vecchi amici del Barcellona. Proprio con quello scontro, i Colchoneros si laureano camponi di Spagna dopo diciotto anni di astinenza. Una stagione da protagonista, pur con un boccone amaro: la finale di Champions persa contro gli arci rivali del Real Madrid. Una concorrenza vissuta nel Clásico prima e nel derby della capitale poi, una continua sfida.
Nel 2014 decide di sbarcare nel nuovo continente, a parametro zero, al New York City FC. È un calcio con meno riflettori, il soccer, ma lui trova il modo di far parlare di sé. Con 80 reti in quattro stagioni, infatti, diventa il miglior marcatore di sempre della compagine della Grande Mela. Nel 2018, dichiara conclusa la sua esperienza e chiude definitivamente in Cina, al Vissel Kobe. Nel 2019 dice addio al calcio giocato, lasciando un grande vuoto nei cuori dei tifosi iberici.
Traiettoria nella Rioja
98 presenze e 59 gol: già con queste cifre si comprende la capitale importanza del suo contributo. Il debutto assoluto si registra il 9 febbraio 2005, amichevole contro il San Marino. Per la sua prima rete, invece, occorre aspettare nove mesi dopo, in un pareggio amichevole con la Slovacchia. L’indimenticabile Mondiale 2006 è già bagnato con tre gol, sebbene l’avventura termini contro i futuri finalisti della Francia.
Villa, nel frattempo, aspetta l’Europeo di Austria e Svizzera carichissimo- Luis Aragonés guida una squadra di grandi campioni: Casillas, Fernando Torres, Puyol, solo per citarne alcuni. La Spagna vince il titolo nel 2008 e lui la Scarpa d’Oro della competizione, quattro gol. Il meglio, però, deve ancora arrivare. In Sudafrica, coi suoi cinque gol vince la Scarpa d’Argento e il Pallone di Bronzo. Due hanno grande importanza: gli striminziti successi su Portogallo e Paraguay, infatti, portano la sua firma. Il Mondiale è anche suo.
Solo un piccolo cruccio: non aver partecipato all’edizione in Polonia e Ucraina a causa del guaio muscolare, quella del terzo titolo di fila. Poi, per la Spagna, un necessario periodo di transizione. Tra le sue ultime apparizioni, due le più degne di nota. Una presenza e un gol a Brasile nell’ininfluente gara contro l’Australia. Fino ad arrivare alla sua ultima in assoluta, qualificazioni a Russia 2018. Entra al minuto 89′, la partita è Spagna-Italia 3-0, l’inizio della fine per lo sventurato Ventura, l’avvio dell’apocalisse Svezia.
Oggi celebriamo il compleanno di un indimenticato bomber, che ha segnato ovunque abbia giocato. E che meriterà per sempre un posto speciali nei corazones futbolísticos españoles.