Ritorna l’appuntamento con il calcio sociale, con 11contro11 per investigare sui fenomeni sociali che coinvolgono il pallone: oggi ci soffermiamo sul linguaggio e la metafora. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, possiamo osservare che in questo sport influiscono numerosissimi termini, provenienti da diverse tipologie di campi semantici. Dalla guerra allo spettacolo, dalla gastronomia all’energia, è possibile trovare numerosissimi esempi. Così innati che oramai sono entrati di diritto nel linguaggio comune.
Calcio sociale, la metafora: il campo della guerra
La guerra è senza dubbio il campo semantico da cui il calcio attinge il maggior numero della terminologia. La partita è vista come una battaglia, una lotta, in cui si adottano strategie di attacco e difesa. Il contrattacco è un’abile mossa per sorprendere la difesa avversaria, mentre chi si difende alza le barricate e va in trincea. I tiri sono di diverse gittate, in base alla potenza: cannonate, fucilate, missili. Una squadra che attacca senza fronzoli conduce un assalto, chi difende subisce i colpi avversari.
All’esecuzione di un calcio di punizione diretto, il portiere schiera la barriera, così come chi sbaglia una facile occasione spara alle stelle.
Calcio sociale, la metafora: il regno animale
Anche questo campo semantico ha attratto delle metafore interessanti. In base all’andamento in campo nella corsa, un calciatore trotta o galoppa, specialmente sulla fascia. Un difensore particolarmente aggressivo ruggisce sulle caviglie degli avversari, mentre chi vince una gara con disinvoltura doma l’avversario. In campo gli allenatori vogliono 11 leoni, in grado di combattere fino alla fine.
In tal senso, alcuni giocatori del passato hanno assunto soprannomi riconducibili al regno faunistico. in particolare, l’ex Lazio Claudio Lopez era soprannominato El Piojo (il pidocchio), così come il madridista Emilio Butragueño El Buitre (l’avvoltoio). Per tornare ai giorni odierni, emblematico il nomignolo affibbiato a Lionel Messi, La Pulga (la pulce), a causa del suo fisico esile e scattante. Da ricordare anche le dichiarazioni Alexis Sanchez, autore della rete decisiva nella sfida alla Juventus nella Supercoppa Italiana 2022. L’ex Inter afferma di essere “un leone in gabbia“, lamentandosi dello scarso impiego in campo.
La gastronomia
Doveroso analizzare anche la terminologia culinaria applicata a questo sport. Quando si presenta un importante evento calcistico, la gara a fare da apripista è considerata un antipasto, mentre il match clou è il piatto forte. Una squadra a pezzi dal punto di vista mentale è invece cotta.
Spostandoci sul calcio giocato, il giocatore che sbaglia una rete facile si divora un gol, magari a seguito del cioccolatino servito dall’assistman. Chi ha obiettivi ha sempre fame, mentre l’attaccante che non segna da molto tempo resta a digiuno. Inglorioso il ruolo del portiere che commette un grave errore, autore di una frittata. Ormai celeberrimo il “cucchiaio” di Francesco Totti, con cui ha beffato Edwin Van der Sar alla semifinale di Euro 2000.
Il mondo dello spettacolo
Anche questo settore è ampiamente sfruttato nel linguaggio calcistico. Chi non ha mai sentito parlare di un giocatore che fa una sceneggiata se è colto nell’atto della simulazione? O di giocoliere o funambolo nel caso di un atleta particolarmente dotato tecnicamente? In alcune circostanze il primo e secondo tempo sono classificati in atti, come fossero opere teatrali.
Un giocatore che si distingue per le sue giocate individuali esegue un one-man show, tanto da valere il costo del biglietto. Da non dimenticare il ruolo dei vari uomini in campo, che possono recitare da comparse nel caso in cui giochino una manciata di minuti o non si ritaglino uno spazio da protagonista.
Il mondo dell’energia
In questo settore, le energie fisiche spente dagli atleti hanno un ottimo termine di paragone. Se un calciatore non ne ha più ha più deve ricaricare le pile al fine di rimettersi in sesto. Una squadra “cotta” mentalmente (si veda paragrafo sulla gastronomia) è in riserva, mentre una che sta cercando di mettere da parte le forze gioca in modalità risparmio energetico.
Similarmente, chi non ha più molto da dare ha finito la benzina, così come coloro che sono instancabili sono motorini sulle fasce.
La religione
Capitolo a parte merita la religione. Moltissimi scrittori, in particolare il catalano Manuel Vazquez Montalban (1939-2003), hanno paragonato il calcio a una religione pagana, in cui la partita è la messa e i tifosi sono i fedeli che si recano agli stadi, veri e propri templi. Lo stesso ha scritto un’opera intitolata Fútbol: una religión en busca de un Dios (Calcio: una religione alla ricerca di un Dio), in cui Montalban si interroga sulla possibilità che il pallone possa costituire un rito nei tempi moderni.
Ogni appassionato ha un rituale come ogni credenza che si rispetti: ha un portafortuna, si fa il segno della croce, prega nel corso del match. L’allenatore è una guida e la rosa a disposizione è composta dai suoi discepoli, pronti a raccogliere i suoi insegnamenti. A tal proposito, importante citare il caso di Clarence Seedorf, noto come “Il Professore” per le due doti di leadership in mezzo al campo.
A voi vengono i mente altri esempi?