Calcio sociale: il ritorno del pubblico negli stadi

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Calcio e società, due fattori che si intersecano, sempre e comunque: oggi parleremo del ritorno del pubblico all’interno degli stadi. Se anni fa ci si lamentava spesso di una sempre minor affluenza dei tifosi negli impianti nel post-pandemia abbiamo assistito a un cambiamento di tendenza. Proviamo ad analizzarne le ragioni.

Calcio sociale, il pubblico negli stadi: un gradito ritorno

A seguito della pandemia, le casse delle società italiane sono tornate a respirare proprio grazie al dodicesimo uomo in campo, che è tornato a intonare cori dalle tribune. Basti pensare ad alcuni dati eloquenti: il Milan e l’Inter, ospiti del Giuseppe Meazza, hanno registrato presenze medie, rispettvamente, di 72 841 e 72 837 spettatori. La Roma di José Mourinho, terza in questa speciale classifica, ben 61 720. Ancora più clamoroso il risultato raggiunto dal Bari, che nella finale di playoff per la Serie A contro il Cagliari ha raggiunto la cifra record di 58 206 spettatori, la più grande di sempre. Al di là dell’importanza dei match disputati, quali potrebbero essere stati i fattori decisivi? 

Ne abbiamo individuati due principali:

  • la necessità di supportare la propria squadra del cuore in seguito alla regole dettate dalla pandemia;
  • il costo delle pay TV.

Il post Covid-19

La prima ipotesi è probabilmente la più accreditata. Da marzo 2020 ad Euro 2020, torneo disputato nell’estate 2021, i supporters sono stati costretti a rimanere chiusi nelle proprie case per assistere alle gare dei propri beniamini. Non pensiamo solo agli stadi: anche bar e ristoranti hanno dovuto subire rigide restrizioni, costretti a chiudere o limitare il numero di persone all’interno del locale. Naturale conseguenza l’esigenza di tornare ad esultare con i tifosi e le persone più care. In tal senso, il trionfo di Wembley ha dettato un vero e proprio rinascimento italiano, sul piano sportivo e sociale. Tutti assieme a vedere la partita, soffrire ed esultare, riversandosi nelle piazze per festeggiare e fare caroselli come nel 1982 e nel 2006. Un riscatto in piena regola dopo mesi di sofferenza e agonia. 

A settembre 2021, poi, di fatto, un ritorno alla normalità, con il graduale riempimento degli stadi a piena capienza. Un continuo evolversi di numeri, sino a quelli record dell’annata appena trascorsa. Se la pandemia doveva servire a cambiare le carte in tavola nel futuro, probabilmente ci è riuscita.

Calcio sociale: il ritorno del pubblico negli stadi

Il conto (salato) delle Pay TV

Altro elemento da non sottovalutare è l’aumento di prezzo delle TV a pagamento per la trasmissione delle partite. Indubbiamente, anche i prezzi dei biglietti sono saliti. Tuttavia, anche al presentarsi di qualche problema di troppo nello streaming, in molti si saranno posti la domanda: ne vale davvero la pena? Così, tagliando magari su qualche spesa, il tifoso ha preferito tornare a riassaporare l’atmosfera nei pressi del manto verde, per rivivere di prima persona le sensazioni a cui tanto era affezionato. Anche a costo di dover macinare chilometri e spesso viaggi stancanti, ha preferito tornare nel suo vero territorio. Lasciando le televisioni sempre più spente.

Ci chiedevamo come potesse essere possibile osservare degli spalti così silenziosi nel pieno dell’emergenza sanitaria. Guardavamo con rimpianti gli stadi colmi, ascoltando con sorpresa gli assordanti boati che accompagnavano il gol. Oggi, che il pubblico è tornato a essere pane quotidiano, quasi non ci facciamo più caso. Ogni tanto, però, riflettiamoci e pensiamo a quanto abbiamo sospirato questi momenti negli anni di pandemia. Ricordandoci come uno stadio vuoto assomigli a un corpo senza anima.

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