Al “St Mary’s Stadium” il Southampton compie una vera e propria impresa imponendosi per 2-0 sul Manchester City nell’ultimo quarto di finale di Carabao Cup. I Saints guadagnano così il pass per le semifinali e riescono finalmente a rivedere un po’ di luce in una stagione fin qui nerissima. La squadra di Guardiola viene completamente annullata e sopraffatta dal cuore, dalla voglia e dalla determinazione dei padroni di casa, che regalano una serata di gioia al proprio pubblico. Andiamo allora a ripercorrere la storia e i momenti significativi di questa incredibile sfida di Carabao Cup nel nostro racconto di Southampton-City.
Il Southampton non ci sta a fare da sparring partner
Il Southampton arriva al duello di Carabao Cup contro il Manchester City con tutti gli sfavori del pronostico. Nonostante il buon andamento nelle Coppe, la squadra di Nathan Jones viene da 6 sconfitte consecutive in campionato e il poco nobilitante ultimo posto in classifica. Tuttavia, non ha nessuna intenzione di fungere da agnello sacrificale per il banchetto degli ospiti e così comincia a mordere per prima.
Tirando fuori l’orgoglio e approcciando con grande aggressività e concentrazione il match, i padroni di casa riescono a rendere la vita particolarmente difficile al City. Il primo grande successo che il Southampton ottiene è quello di vedere, dopo 15 minuti, un Guardiola piuttosto attonito. Il tecnico catalano vede i suoi produrre una musica monotona e distorta e capisce che l’ostacolo è più impervio del previsto.
I padroni di casa pressano a tutto campo con grande determinazione ed efficacia, spinti dall’incessante incitamento dei propri beniamini sugli spalti. Il 3-5-2 ben organizzato dei Saints rende piuttosto laborioso il palleggio del City, molto lento, stagnante e accompagnato da continui errori tecnici. Fortuna per Guardiola che il più sveglio della sua compagnia sia il portiere Ortega, autore di alcuni interventi scaccia-guai.
Carabao Cup: in 5 minuti il Southampton manda k.o. il City
Come dicevamo, la manovra del Manchester è ragionata, ma prevedibile, perché i padroni di casa chiudono tutte le linee di passaggio e raddoppiano sugli esterni. La loro prestazione, però, non è solo impeccabile dal punto di vista tattico e difensivo. Quando si tratta di ribaltare il fronte, i Saints si affacciano nella metà campo avversaria con personalità e coraggio, attaccando con tanti uomini. Se a ciò aggiungiamo una retroguardia assolutamente disastrosa e inusuali sbavature tecniche anche non forzate, ecco che per il City si materializza l’incubo.
Al minuto 23, l’ex Torino Lyanco rompe a metà campo un’azione degli ospiti, si lancia sulla fascia destra e mette un ottimo traversone in area. Mara è bravissimo a prendere posizione nel mezzo, taglia davanti a Walker e si ritrova un succulento pallone da girare in porta con un destro di pregevole fattura. È 1-0 per gli uomini di Jones. Appena 300 secondi dopo, arriva un’altra brutta lettura della difesa dei Citizens, che spiana la strada al raddoppio. Questa volta è Cancelo a cadere in fallo. Il portoghese, autore di una partita assolutamente impalpabile e ricca di abbagli, esce a vuoto su Djenepo, consentendogli di ricevere palla e accentrarsi. Vedendosi piuttosto libero, il maliano s’inventa un gol capolavoro dalla distanza, sorprendendo Ortega un po’ troppo fuori dai pali con una palombella di destro che s’insacca sotto la traversa.
Non siamo ancora alla mezz’ora dell’ultimo quarto di finale di Carabao Cup e il Southampton è avanti per 2-0 sul Manchester City.
City anonimo anche nella ripresa: non bastano i cambi a ribaltare la situazione
Guardiola, furente come non mai, effettua un triplo cambio all’intervallo. Nei primi 17 minuti del secondo tempo, l’allenatore spagnolo chiede una grazia ai suoi titolarissimi. Si ritrova così costretto a mandare dentro De Bruyne, Akanji, Aké, Haaland e Rodri, passando ad un 4-4-2 super-offensivo. La musica, però, continuare a rimanere la stessa. I nuovi innesti apportano un minimo di pericolosità in più, ma gli assalti della squadra vanno a folate e sono poco efficaci. Bazunu ha vissuto in carriera serate decisamente più complicate e, al netto di qualche attenta uscita, non subisce praticamente mai nessuna conclusione nello specchio della porta.
Se da un lato il City non riesce a smuovere l’arcigna e ordinata difesa avversaria, dall’altro lato deve guardarsi dalle ripartenze del Southampton. I Saints, infatti, arrivano con facilità a ribaltare il fronte, grazie alla spinta incessante di Walker-Peters sulla fascia destra e al gran contributo nel lavorare con qualità il pallone da parte di Armstrong.
Senza troppi affanni, i padroni di casa riescono a portare a compimento un’impresa sorprendente e con un sussulto d’emozione rischiarano temporaneamente una situazione ancora piuttosto difficile. In semifinale, i Saints affronteranno il Newcastle, con partita d’andata in programma il 23 gennaio e il ritorno una settimana dopo.
La sfida di Carabao Cup contro il Southampton rivela qualche zona grigia del City
Pochissimi giorni fa decantavamo la grandezza del Manchester nella superba prova contro il Chelsea in FA Cup. Nella partita di Carabao Cup contro il Southampton, invece, dobbiamo sottolineare diversi aspetti negativi nella prestazione di tutto il City. La squadra di Guardiola, come ribadito, è assolutamente sterile, sia dal punto di vista della produzione offensiva che del possesso palla. La prosecuzione della politica del turnover non può in nessun modo costituire un alibi, dato che stiamo parlando di un club con a disposizione una rosa stratosferica, profonda e abbacinante di talento. E, infatti, anche con gli innesti dalla panchina la prestazione non è affatto migliorata.
Questa sconfitta degli uomini di Guardiola ha perciò origine in un atteggiamento molle e superficiale fin dai primissimi istanti, tipico di chi prende un po’ troppo sottogamba l’impegno. Una falla fatale che una grande squadra non dovrebbe assolutamente permettersi. A maggior ragione in una partita ad eliminazione diretta.
Foden si dimena, ma è più confusionario che preciso. Gundogan si vede a sprazzi, mentre Alvarez palesa la sua presenza solamente ad inizio ripresa su una buona verticalizzazione di De Bruyne. I due esterni offensivi incidono poco e nulla. Palmer è costretto ad abbassarsi fin nella propria metà campo per trovare palloni giocabili. Grealish, invece, aggiorna la sua collezione di randellate da parte degli avversari, che proprio non riescono a farselo piacere. E chissà a quanto ammonta dalle parti di Manchester la pazienza nei suoi confronti, dato che non è ancora riuscito a trovare il modo di legittimare quei quattro spiccioli sborsati per portarlo alla corte del catalano.
Per tirare un po’ le fila del discorso, concludiamo con un breve pensiero. E cioè che per il City non c’è peggior avversario della brutta copia di sé stesso, riflesso di un approccio a volte troppo narcisistico e presuntuoso.