Cartellini disciplinari, come sono nati: storia e curiosità

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Il mondo del calcio riesce a regalare innumerevoli emozioni, portando moltissimi tifosi a incitare la propria squadra del cuore allo stadio o davanti ad uno schermo. Seppur possa sembrare uno “sport semplice da capire”, è fatto di regole, storia e curiosità. Tra queste ci si può soffermare sui cartellini disciplinari, andando a scoprire come sono nati e quando. Tutto ebbe inizio nel 1970, durante i Mondiali disputati in Messico.

I cartellini disciplinari, quando sono nati e perché

Chiunque segua il calcio sa benissimo quanta potenza abbiano i cartellini disciplinari, rispettivamente giallo e rosso. Almeno una volta nella vita ogni tifoso avrà gioito per l’espulsione di un calciatore avversario o si sarà arrabbiato per l’uscita anzitempo dal campo di un membro della sua squadra del cuore. Ormai da anni i cartellini rappresentano l’arma più grande che ogni arbitro può sfoderare nei confronti di un giocatore.

Viene però da domandarsi quando siano nati e perché. Bisogna tornare indietro al 1970, durante i Mondiali in Messico, vinti dal Brasile. Già dalla prima gara, quella che vedeva la nazione ospitante sfidare l’URSS, fu messa in pratica questa nuova proposta. Era il 31 Maggio e allo Stadio Azteca (a Città del Messico) erano presenti circa 107.000 persone. Si trattava di un gioco più duro e senza esclusioni di colpi, che portava i direttori di gara ad interrompere spesso il match per richiamare e ammonire (verbalmente) i rispettivi giocatori. Proprio questo spinse ad utilizzare i cartellini.

Protagonisti della prima ammonizione nella storia del calcio furono il georgiano Kakhi Asatiani e il tedesco Kurt Tschesnscher. Quest’ultimo mostrò il cartellino giallo, al 32esimo minuto, al centrocampista della nazionale ospite. Purtroppo la telecamera non riuscì a inquadrare tempestivamente la scena, ma da lì in poi il resto diventerà storia. Tutto è dunque partito da Messico-URSS (conclusasi 0-0).

Durante quel Mondiale furono diverse le novità: vennero introdotte le due sostituzioni a partita per squadra e le gare vennero trasmesse in chiaro a colori, permettendo – con il satellite – di poter guardare le partite in più paesi contemporaneamente.

La ragione che spinse l’arbitro britannico Ken Aston ad “inventare” i cartellini fu la difficoltà di comunicazione tra le varie compagini e giocatori e direttori di gara, situazioni che si presentavano soprattutto durante le gare tra nazioni e difficilmente nei rispettivi campionati. Questo rendeva complicata la gestione della sfida e di conseguenza l’atmosfera che si respirava in campo. L’idea dei colori venne presa dalla colorazione del semaforo: il rosso richiamava lo “stop”, quindi la fine, il giallo un “rallentamento”, quasi una sorta di ammonizione.

Cartellini nel calcio, che funzione hanno

Sono già passati 53 anni dall’inserimento dei cartellini disciplinari e, nonostante i molteplici cambiamenti, la loro funzione non è cambiata. Nemmeno con l’avvento del VAR nelle ultime stagioni.

Il cartellino giallo serve ad ammonire un determinato calciatore nel momento in cui commette un’infrazione, che sia consapevole o meno. Si può trattare di un fallo tattico, disciplinare o semplicemente dovuto alla foga. Spesso va a discrezione dell’arbitro ed è facile che si registrino diverse ammonizioni durante una partita.

Il cartellino rosso può avere differenti “funzioni”: può esserci l’espulsione diretta o l’espulsione indiretta. La prima implica che l’arbitro estragga il cartellino rosso per un fallo molto grave, come un’entrata a gamba tesa, un gesto di razzismo o un’azione aggressiva che tenda a colpire l’incolumità dell’avversario (spesso anche solo l’intenzione). Sempre quando si tratta di “fallo da ultimo uomo”. L’espulsione indiretta tende a presentarsi per “somma di ammonizione”, ovvero se un giocatore accumula due cartellini gialli nel corso della sfida. In entrambi i casi la squadra a cui viene inflitto il cartellino rosso giocherà il resto della partita in inferiorità numerica e il calciatore salterà almeno una gara.

Cartellini disciplinari, come sono nati: storia e curiosità

Con l’avvento del VAR molte regole sono cambiate, come anche l’utilizzo dei cartellini, ma non la loro funzione. Grazie alla tecnologia gli arbitri hanno modo di rivedere le azioni e rivalutare la gravità del gesto, cambiando in molte occasioni il colore del cartellino, da giallo a rosso. Vengono prese in esame soltanto situazioni che richiamerebbero un fallo da ultimo uomo o un possibile calcio di rigore.

Nonostante tutte queste trasformazioni, i cartellini disciplinari rappresentano un elemento imprescindibile per il mondo del calcio.

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