Colpi di testa: massimo 10 per giocatore ad allenamento

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È ormai da tempo che gli istituti di sanità indagano sugli effetti a lungo termine delle attività sportive, denunciando i rischi che corrono gli atleti. Se si è ben consci delle conseguenze fisiche che avvengono su chi esercita particolari sport nessuno si è mai allarmato sul calcio, ma ora la Premier League sta lanciando un monito sui colpi di testa.

Secondo recenti studi infatti anche il calcio ha i suoi effetti collaterali, e non stiamo parlando di ginocchia o gambe, ma di un rischio ben più pregnante. Nella fattispecie si è constatato che i colpi di testa, effettuati reiteratamente, sono dannosi per la salute degli atleti.

Per questo motivo gli istituti di sanità e gli studiosi stanno cercando di arginare il problema, informando le varie federazioni dei rischi che corrono.

Premier League: deciso il limite dei colpi di testa

È notizia delle ultime ore che la Premier League abbia istituito un limite ai colpi di testa da effettuare in allenamento. Si parla di un blocco fissato per singolo giocatore che potrà colpire la palla di testa massimo 10 volte per allenamento.

Ovviamente ci saranno alcune condizioni, stiamo parlando infatti di situazioni di gioco come calcio d’angoli, calci piazzati e palloni che arrivano a più di 35 metri di distanza. Un primo passo verso una presa di coscienza sempre maggiore di un tema delicato come quello della salute.

Colpi di testa: massimo 10 per giocatore ad allenamento

I dati sugli effetti collaterali

Non è una scelta dettata solamente dell’audience quella presa dalla Premier League, i dati sugli effetti collaterali parlano chiaro. Secondo l’inchiesta denominata “Tackle Football’s Dementia Scandal” infatti, gli ex calciatori hanno ben 5 volte in più la possibilità di morire di Alzheimer in confronto a chi non gioca a calcio.

Secondo invece lo studio effettuato dalla Purdue University l’impatto col pallone durante un colpo di testa ha la stessa forza G del pugno di un pugile o un impatto di football americano.

Capiamo bene dunque che sarà sempre più difficile rimanere indifferenti al tema, nonostante le critiche già non tardino ad arrivare. In molti infatti non ritengono rilevanti i dati raccolti, e parlano di un’esagerazione.

Sta di fatto che bisogna guardare al futuro, e alla salute degli atleti che, prima di essere calciatori, sono persone. Sarà dunque compito degli organi di competenza rendere lo sport il più sicuro possibile, anche in ottica futura.

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