Moreno e Italia, un binomio che rimarrà dentro per sempre. Tante le polemiche nella sfida ai Mondiali 2002 contro l’anfitrione Corea del Sud, che condannò gli Azzurri di Trapattoni a una precoce eliminazione.
Moreno, il suo percorso
Byron Moreno nasce a Quito, Ecuador, il 23 novembre 1969. Inizia il suo percorso da arbitro internazionale nel 1996, con l’arbitraggio in due edizioni della Coppa America. Nel 2002, invece, si affaccia al suo primo Mondiale, edizione condivisa da Corea del Sud e Giappone. Dopo aver arbitrato un Portogallo-Corea del Sud tra mille contestazioni, viene designato come giudice di gara per una gara degli ottavi, Corea del Sud-Italia. È il 18 giugno 2002. I ragazzi del Trap sono già vittime di direzioni sospette: numerosi sono i gol annullati e gli episodi dubbi. Del Piero nell’ultima gara del girone pareggia last-minute il vantaggio iniziale del Messico, regalando una sofferta qualificazione. Ma il peggio dovrà ancora arrivare.
Nonostante un generosissimo rigore parato da Buffon, l’Italia si porta avanti grazie a un gol di Bobo Vieri. Da lì, Moreno si scatena: falli killer non sanzionati e decisioni prese a senso unico. Tanto che la Corea all’ultimo istante pareggia portando la sfida ai supplementari. Non basta: Totti è espulso per simulazione mentre invoca un rigore sacrosanto, mentre a Tommasi è annullata una rete regolarissima a causa di un fuorigioco inesistente. L’Italia, colpita psicologicamente, soccombe al golden goal di Ahn, in forza al Perugia, che il patron Gucci penserà poi di vendere. Le conseguenze saranno irreversibili.
Gli strascichi delle azioni
Da lì in poi, Moreno non avrà un minuto di pace. Ogni volta che qualcuno lo incontra arrivano valanghe di insulti e lanci di uova, è ospite di trasmissioni televisive, dove è puntualmente bersagliato. Fino ad arrivare al 2010, quando la DEA, l’agenzia federale statunitense antidroga, lo sorprende in possesso di chili di eroina. La condanna, l’anno successivo, è di due anni e sei mesi, poi abbreviata per buona condotta. Ma non è mai abbastanza: anche in patria, dove è estradato, si indaga per evasione fiscale. Una caduta imprevedibile, iniziata da 120 minuti di sana follia calcistica.
Oggi Byron Moreno compie 51 anni, ma in Italia nessuno osa augurare un buon compleanno. Mai fischietto fu più infausto.