“Brother, my brother, tell what we are fighting for?“. Chissà se nelle menti dei fratelli Milinkovic-Savic risuoneranno le parole di questa canzone. Pronti ad affrontarsi nella battaglia del calcio, gara dell’Olimpico di Torino valida per la 5a giornata di Serie A, con il pallone come arma. Torino e Lazio le protagoniste, per due ruoli diversi, due crescite differenti. Ma con il sangue fraterno in comune. Nati in Spagna e figli di un calciatore e una cestista, lo sport ha sempre rappresentato per loro un valore condiviso. E ora sono pronti ad allungare maggiormente il filo delle comunanze.
Vanja Milinkovic-Savic, il portiere promosso di grado
Vanja Milinkovic-Savic, classe 1997, ha assunto il gravoso compito di sostituire un certo Salvatore Sirigu, accasatosi al Genoa. Ivan Juric, del suo stesso sangue serbo, ha commentato in estate: “Parliamo di un portiere che per struttura fisica e gioco coi piedi è di livello molto alto. In passato però non ha lavorato quanto avrebbe dovuto sulla tecnica di base“. Non certo parole al miele da parte del suo allenatore, che però Vanja vuole smentire. La peculiarità è che nonostante l’elevata statura (2,02 m) è molto abile nel calciare le punizioni e i rigori. Una dote utile da sfruttare nelle gare ad eliminazione diretta, come la Coppa Italia.
Un lungo girovagare, quello dell’estremo difensore. Cresciuto nelle giovanili del Vojvodina, passa al Manchester United nel 2015/2016, dove però non accumula presenze. il Lechia Danzica lo ingaggia e raggiunge 29 presenze, incassando 32 reti. Il 2018 passa in maglia granata, ma prima un lungo periodo di apprendistato. Per due annate di fila gioca in prestito in B, SPAL e Ascoli, senza convincere pienamente. Nel 2019/2020 ulteriore passaggio a titolo temporaneo allo Standard Liegi, dove però i gettoni risultano essere 0. La lunga migrazione termina nel 2020 e resta come secondo di Sirigu. Ora la promozione da titolare, con dietro Berisha pronto a scalpitare. Una titolarità da difendere con le unghie e con i denti.
Sergej, il Sergente del centrocampo
Sergej ha due anni in più e vanta una piena centralità nella Lazio, Simone Inzaghi prima e Maurizio Sarri ora. Abile nella trequarti o in mezzo al campo, ha dinamismo ed esplosività, congiunte ad un ottimo senso per il gol e per gli assist.252 presenze e 48 reti per i biancocelesti in tutte le competizioni hanno fatto salire il suo valore di mercato ad almeno 70 milioni. Sebbene patron Lotito ne abbia spesso richiesti 100 per la sua cessione. 1 Coppa Italia e due Supercoppe Italiane in bacheca, Sergej è nella capitale dal 2015, appena 20enne, quando venne strappato alla Fiorentina per il rotto della cuffia. Come il fratello si era formato nel Vojvodina per poi essere passato al Genk nel 2014/2015. Chissà se si sarebbe atteso un tale exploit.
Nonostante un’altezza importante (1,91), Milinkovic-Savic predilige giocare coi palloni bassi. “La filosofia di Sarri è molto diversa da quella degli anni scorsi. Mi trovo bene, si gioca molto palla a terra come piace a me, ne sono felice“. Una dichiarazione di un pre-partita su come il serbo apprezzi la tattica del nuovo arrivato, pronto a ritagliargli un ruolo sempre più determinante nella squadra capitolina. Il centrocampo, d’altro canto, è un reparto fondamentale per il tecnico ex Napoli e Juventus. Con le dovute proporzioni, potrebbe rivelarsi un Kanté più tecnico e meno incontrista, con la funzionalità di recupero palla e inserimenti offensivi. Una risorsa in più per Sarri. Per lui, anche 24 apparizioni e 4 centri con la Serbia.
Destini separati dalle rispettive carriere e riunite allo Stadio Olimpico di Torino. Quando il calcio diventa una questione di famiglia ci sono sempre belle storie da raccontare.