Diamo i numeri: gli 8 della storia dell’Inter

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Nel nuovo appuntamento con la consueta rubrica di 11contro11, “Diamo i numeri” nuovamente in casa Inter, ripercorrendo le gesta dei suoi numeri 8. Tantissimi i calciatori ad aver indossato questa maglia prima del 1995, anno dell’introduzione della numerazione personalizzata, con Sandro Mazzola, Gianpiero Marini e Nicola Berti che spiccano sugli altri. Nei tempi più recenti, invece, i tifosi nerazzurri hanno potuto esultare per le numerose reti realizzate da Zlatan Ibrahimovic. A queste si aggiungono le grandi giocate di un eroe del Triplete come Thiago Motta e il carisma di stampo sudamericano dei vari Rodrigo Palacio, Rafinha e Matias Vecino.

I numeri 8 dell’Inter prima del 1995

Il primo tra i numeri 8 della storia dell’Inter di cui si ha memoria è stato Giovanni Invernizzi, che ha indossato anche la 4, la 5 e la 10. Successivamente, dopo una serie di altri nomi, è toccato al succitato Sandro Mazzola far entrare nella leggenda la compagine nerazzurra con questo numero sulle spalle. Figlio del compianto Valentino, capitano del Grande Torino degli anni ’40, all’inizio gli scettici si sbilanciano affermando che si ritrovi a certi livelli solo per il proprio cognome. In poco tempo riesce a dimostrare sul campo che non era affatto così.

Il giovane Sandro, infatti, dopo aver vinto il Torneo di Viareggio, scala le gerarchie diventando una delle pedine irrinunciabili della grande Inter di Helenio Herrera, oltreché il nuovo capitano dopo l’addio di Giacinto Facchetti. Per lui, in nerazzurro, arrivano 4 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali, rendendosi protagonista col titolo di capocannoniere in Serie A nel 1965 e nella massima competizione europea un anno prima. Senza dimenticare, ovviamente, anche l’Europeo del 1968 vinto con l’Italia. Il tutto prima di diventare anche dirigente del club, tra il 1977 e il 1984 e nel primo periodo della gestione di Massimo Moratti.

Da Bedin a Berti, passando per Bertini e Marini

Insieme a Mazzola un altro protagonista con la numero 8 dell’Inter di Herrera è stato Gianfranco Bedin. Un instancabile mediano che ha condiviso diversi successi col proprio compagno. Tra gli anni ’70 e ’80 è toccato anche a Mario Bertini, vincitore dello Scudetto del 1971, Nevio Scala e Gianpiero Marini. Quest’ultimo, in particolare, dopo aver vinto un altro tricolore e 2 Coppe Italia da giocatore, nel 1994 conduce i nerazzurri, da allenatore, alla vittoria della Coppa Uefa. Successivamente il nuovo numero 8 è stato il tedesco Hansi Muller e Marco Tardelli, prima dell’epopea di Nicola Berti.

Il centrocampista originario di Salsomaggiore Terme è uno dei protagonisti dell’Inter dei record di Giovanni Trapattoni, e in dieci stagioni in nerazzurro totalizza 312 presenze, con 41 reti all’attivo. In particolare Berti diventa idolo della tifoseria per il suo modo di fare sfacciato e senza peli sulla lingua, ma soprattutto per la sua fedeltà alla causa meneghina. Con lui, inoltre, la bacheca del club si arricchisce del succitato Scudetto del 1989 e anche di una Supercoppa Italiana nello stesso anno e di due Coppe Uefa, nel 1991 e nel 1994.

I numeri 8 dell’Inter dopo il 1995

Il primo dei numeri 8 dell’Inter a essere riconosciuto ufficialmente è l’inglese Paul Ince. Altro centrocampista dal talento cristallino, purtroppo in nerazzurro non riesce a dare il massimo. In primis per questioni di adattamento al modo di giocare, tamponato solo dalla presenza in panchina di Roy Hodgson, e poi per i tanti insulti di matrice razzista subiti anche dai propri tifosi. Successivamente è il turno dell’olandese Aron Winter, che in nerazzurro vince la Coppa Uefa del 1998, totalizzando 118 apparizioni e 2 reti. Successivamente, con questo numero, si alternano Vladimir Jugovic, Javier Farinos, Sabri Lamouchi ed Edgar Davids.

Diamo i numeri: gli 8 della storia dell'Inter
Edgar Davids con la maglia dell’Inter, stagione 2004/2005.

Quest’ultimo, in particolare, viene acquistato per fare da partner a centrocampo a un altro grosso calibro come Juan Sebastian Veron. La storia tuttavia, vedrà emergere un comprimario del Real Madrid preso dai nerazzurri per svolgere la stessa funzione anche all’ombra della Madonnina, ma destinato a diventare una colonna del club: Esteban Cambiasso. Il tutto a discapito dell’olandese, mai riuscito a incidere come ai tempi della Juventus. Destino analogo anche per il numero 8 successivo, il cileno David Pizarro, acquistato per portare qualità a centrocampo ma che non ha raccolto quanto avrebbe potuto.

Da Ibrahimovic a Thiago Motta: l’8 è il numero vincente

In seguito ai fatti di Calciopoli, l’Inter acquista dalla Juventus due dei giocatori più importanti: Patrick Vieira e Zlatan Ibrahimovic. Quest’ultimo raccoglie l’eredità dei numeri 8. Nonostante lo scetticismo iniziale per i trascorsi bianconeri e prestazioni non all’altezza, riesce a prendere per mano sin da subito i nerazzurri, e il resto è storia. Lo svedese infatti, in tre stagioni, totalizza 66 reti, una più bella dell’altra, conducendo l’Inter alla vittoria di 3 Scudetti, soprattutto nel piovoso pomeriggio di Parma del 2008, e 2 Supercoppe Italiane.

Un amore che viene bruscamente interrotto nell’estate del 2009, quando, pur avendo ricevuto l’onore di indossare la numero 10, decide di cambiare aria. Ibrahimovic, infatti, si trasferisce a Barcellona per vincere la tanto desiderata Champions League. Non sapendo, però, che quella stagione l’avrebbero alzata al cielo i suoi ex compagni, eliminando proprio i blaugrana in semifinale. Di quella squadra fa parte anche un centrocampista rinato con la maglia del Genoa e prelevato dai nerazzurri insieme a Diego Milito.

Il giocatore brasiliano, naturalizzato, in seguito, italiano, diventa una delle pedine fondamentali dello scacchiere di José Mourinho, rappresentando l’uomo di qualità in più da affiancare a Cambiasso e Dejan Stankovic. L’unica macchia l’ingiusta espulsione rimediata proprio nella succitata semifinale in terra catalana che gli impedisce di giocare la finale contro il Bayern Monaco. Ma questo non può certo cancellare Il Triplete vinto da protagonista, oltreché la Supercoppa Italiana, il Mondiale per Club e la Coppa Italia del 2011.

Da Palacio a Vecino: i numeri 8 del passato recente e del presente

Dopo l’addio del centrocampista, il numero 8 passa sulle spalle di un altro ex Genoa di origine sudamericana: Rodrigo Palacio. L’attaccante argentino giunge a Milano in un periodo delicato, in cui si verifica il passaggio di proprietà da Massimo Moratti a Erick Thohir. Con la ristrettezza economica la squadra non è all’altezza delle aspettative, ma El trenza riesce a farsi amare dai propri supporters. In primis per l’attaccamento alla maglia, e poi anche per i 58 gol e 30 assist realizzati tra le varie competizioni. 

Dopo la breve parentesi Stevan Jovetic, che in nerazzurro non è mai riuscito a esprimere tutto il proprio potenziale come altrove, tocca al brasiliano Rafinha Alcantara proseguire la tradizione dei numeri 8 dell’Inter dai piedi vellutati. Il centrocampista di proprietà del Barcellona vive solo sei mesi a Milano, ma regala ai tifosi sprazzi di grande calcio, al punto di trascinare la squadra al ritorno in Champions League dopo sei stagioni di assenza. Altro protagonista di quella stagione, ma con la numero 11, è l’uruguaiano Matias Vecino, che decide lo scontro diretto con la Lazio con una incornata delle sue. 

Gesto tecnico ripete pochi mesi più tardi proprio nella massima competizione europea, all’esordio contro il Tottenham, regalando i tre punti alla propria squadra. Per il resto l’ex Fiorentina vive delle stagioni soprattutto da comprimario, rivelandosi tuttavia prezioso per tutti i suoi allenatori, da Luciano Spalletti a Simone Inzaghi, passando per Antonio Conte, col quale vince lo Scudetto nel 2021. Il tutto all’insegna della serietà e della professionalità che hanno sempre caratterizzato la stragrande maggioranza dei numeri 8 dell’Inter.

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