L’appuntamento odierno con la consueta rubrica “Diamo i numeri”, targata 11contro11, va ad esplorare la storia dei numeri 6 che hanno indossato la maglia del club più vincente del “Belpaese”: la Juventus. Tanti nomi, più o meno altisonanti, che hanno scritto indelebilmente pagine importanti della storia bianconera. Prima di chiunque altro, merita una menzione a parte un campione indimenticato, dai propri tifosi ma anche da tutti gli appassionati di questo sport: lo stopper Gaetano Scirea. Il giocatore, campione del mondo di Spagna 1982 con l’Italia, si è tolto diverse soddisfazioni anche con la maglia della “vecchia signora”. In 554 presenze con la maglia bianconera, Scirea non si è distinto solo per le 32 reti all’attivo e una grande classe sia nella tecnica che nella tattica.
E sarebbe anche riduttivo identificarlo nel palmares personale, anche se ricchissimo, con ben 7 Scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa Uefa, una Supercoppa Europea, una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale. Parafrasando una canzone degli Stadio di qualche anno fa, il numero 6, così come un altro grande del calcio nostrano come Giacinto Facchetti, è stato un leader silenzioso, capace di tenere uniti compagni, avversari, tifosi e addetti ai lavori. E se non fosse stato per la tragica, prematura dipartita a soli 36 anni, Scirea avrebbe potuto vivere una nuova e promettente carriera in panchina, dopo aver iniziato come vice di Dino Zoff. Ciò che non morrà mai, senza ombra di dubbio, è il ricordo di un’esistenza piena e vissuta fino alla fine.
I numeri 6 della Juventus prima del 1995
Prima di Gaetano Scirea, sono stati diversi i numeri 6 della Juventus a distinguersi. Il primo di cui si hanno notizie certe è Alberto Piccinini, padre del celebre giornalista Sandro. Dopo essere riuscito nell’impresa di portare per la prima volta la Salernitana in Serie A, il centrocampista romano ha anche contribuito alla vittoria di 2 Scudetti a cavallo dei primi anni ’50. Antonio Montico, invece, è stato il numero della prima stella bianconera, coincidente col decimo Scudetto. Luis Del Sol, Giuseppe Furino e Sandro Spinosi, invece, hanno contraddistinto, più di ogni altro, i decenni tra il 1960 e il 1970.
Insieme a Scirea è toccato a un altro elemento scuola Atalanta rendere onore alla tradizione dei numeri 6 della Juventus, ovvero Antonio Cabrini. Entrambi difensori campioni del mondo con l’Italia, il classe 1957 ha anche una bacheca molto simile a quella del compagno di tante battaglie, con un solo Scudetto di differenza. In seguito, prima dell’introduzione della numerazione personalizzata, è stata la volta di altri dieci numeri 6. Tra questi si ricordano Angelo Alessio e Massimo Carrera, appartenenti, in seguito, anche allo staff di Antonio Conte nell’avventura in panchina a Torino.
Dario Bonetti, Luigi De Agostini e Giancarlo Marocchi sono altri nomi altisonanti ad aver fatto parte della Juventus a inizio anni ’90. A questi si aggiunge Alessio Tacchinardi, che poi avrebbe indossato soprattutto la numero 20 e la numero 3. Un altro giocatore che i supporters della “vecchia signora” non potranno mai dimenticare è sicuramente Moreno Torricelli, falegname prima e campione d’Europa agli ordini di Marcello Lippi poi. Il terzino lombardo, poi, ha fatto parte della rosa che ha vinto anche 3 Scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane, una Coppa Uefa, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale.
Da Paulo Sousa a Pogba, passando per Grosso… ed Henry
Nella rosa che ha vinto la seconda Champions League della storia della Juventus, nel 1995-1996, c’era anche il primo dei numeri 6 “ufficiali”: il portoghese Paulo Sousa. In seguito è stata la volta del connazionale Dimas Teixeira, con Raffaele Ametrano nel mezzo. Nel gennaio del 1999, invece, è toccata a uno dei più grandi rimpianti della storia bianconera, ovvero un giovanissimo talento proveniente dal Monaco: Thierry Henry.
Acquistato per sostituire l’infortunato Alessandro Del Piero, l’attaccante giunge all’ombra della Mole in una stagione a dir poco sfortunata. L’addio al mondo Juventus da parte di Marcello Lippi porta il subentrante Carlo Ancelotti a impiegarlo nel ruolo di ala piuttosto che in avanti. Un sacrificio eccessivo per le potenzialità del futuro campione di Arsenal e Barcellona. Dopo appena sei mesi, infatti, vola in direzione Londra per soli 10 milioni di sterline, spese proprio dai gunners. Un rammarico non quantificabile, soprattutto per i tifosi che non hanno potuto ammirarne appieno l’indiscutibile talento.
I numeri 6 post-2000
Dopo la parentesi Fabian O’Neill, è stato Salvatore Fresi il numero 6 dello Scudetto del 2003 nonché della finale di Champions League tutta italiana contro il Milan. Successivamente, dopo la brevissima parentesi Nicola Legrottaglie, sempre fedele al suo 33, è toccato a Robert Kovac, prima che scoppiasse lo scandalo Calciopoli che avrebbe portato al declassamento bianconero in Serie B.
Proprio in cadetteria, e nell’annata del ritorno nel calcio che conta, la numero 6 è stata indossata da Cristiano Zanetti, centrocampista di sostanza che ha dato un importante contributo alla rinascita del club. In seguito, tra il 2009 e il 2012, Fabio Grosso, con la 6 sulle spalle, ha vissuto stagioni a dir poco contrastanti. Prima in una rosa a dir poco spaesata e senza meta, poi in una squadra che avrebbe aperto un ciclo pluriennale di successi e dominio in Italia.
Dopo il campione del mondo del 2006, questo numero è passato a un giovane soffiato dall’a.d. bianconero Giuseppe Marotta al Manchester United, che sarebbe diventato uno dei simboli del suddetto ciclo vincente: Paul Labile Pogba. Fisicità, esplosività e tanta classe al servizio di Antonio Conte prima e Massimiliano Allegri poi. Il centrocampista francese colleziona 178 presenze e 34 reti, portando in bacheca 4 Scudetti, 3 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane. Inoltre, sfiora anche la Champions League e il Triplete nel 2015, arrendendosi a un Barcellona superiore in esperienza.
Khedira e Danilo: i numeri 6 dei giorni nostri
Gli ultimi numeri 6 della Juventus appartengono alla storia recente del club bianconero. In primis si segnala un grande centrocampista nonché professionista esemplare come il tedesco Sami Khedira, che inizialmente indossa la 28, finché Pogba non gliela cede per passare alla 10. Dopo aver vinto tanto col Real Madrid e il Mondiale con la Germania, si ripete anche in Italia, portando nella bacheca bianconera 5 Scudetti, 3 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane. Consistente anche il bottino personale di 21 reti e 15 assist, limitato dai tanti infortuni che ne hanno ostacolato la carriera.
Numero 13 prima, numero 6 a partire dal 2021-2022 è il difensore brasiliano Danilo Luiz Da Silva. Classe 1991, l’ex Manchester City riesce a vincere già alla prima stagione, nonostante le difficoltà dettate dal nuovo corso con Maurizio Sarri e i problemi per la pandemia da covid-19. In bacheca, infatti, si aggiungono uno Scudetto e una Supercoppa Italiana, nonché la Coppa Italia del 2021 sotto la guida di Andrea Pirlo. Qualche infortunio di troppo anche per lui, ma la classe e la fisicità non si discutono. Con una stagione ancora tutta da vivere, l’apporto di Danilo, da buon numero 6 che si rispetti, sarà più che mai necessario per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. E il gol che ha evitato la sconfitta contro l’Atalanta è decisamente un ulteriore punto a proprio favore.