La redazione di 11contro11 prosegue il proprio excursus con la rubrica “Diamo i numeri”. L’appuntamento odierno, in particolare, è dedicato ai numeri 9 della storia del Napoli. Dopo aver già ripercorso le gesta di tanti altri campioni con la numero 7 sulle spalle, anche in questo caso i tifosi azzurri non possono che avere bei ricordi. Da Amedeo Amedei a Victor Osimehn, passando per la corposa colonia di sudamericani succedutisi in varie annate e i bomber delle stagioni in cadetteria, sono davvero tanti i giocatori ad aver indossato la 9 azzurra.
I numeri 9 del Napoli prima del 1995: la classe di Altafini
Come accennato, il primo dei numeri 9 del Napoli di cui si ha memoria non è certo un nome banale. Amedeo Amedei, infatti, pur non avendo vinto alcun trofeo, ha avuto la possibilità di rimanere in terra campana sia come calciatore che come allenatore. Nel primo caso, in particolare, è riuscito al lasciare il segno siglando 47 reti in 171 presenze. Stesso destino del campione d’Italia con la Roma anche per il brasiliano Luis Vinicio. Dal Sudamerica verdeoro, tuttavia, sarà un altro calciatore a regalare grandi giocate agli spettatori del San Paolo: José Altafini.
Dopo aver vinto tanto con la propria Nazionale e col Milan, il fuoriclasse di Piracicaba fa innamorare tutto il popolo napoletano a suon di reti, 71 in 180 presenze, e giocate d’alta scuola, che portano in bacheca la Coppa delle Alpi. Il tutto prima di diventare il primo “core ‘ngrato” della storia azzurra: nel 1972, infatti, accetta la corte degli eterni rivali della Juventus, dove va a vincere altri prestigiosi trofei. In seguito è toccato a Claudio Sala e Sergio Clerici, prima dell’arrivo di “mister due miliardi” Giuseppe Savoldi, bomber da 55 reti che portano alla vittoria di una Coppa Italia e una Coppa di Lega Italo-Inglese.
I ruggenti anni 80 e la flessione dei 90
Prima dell’introduzione della numerazione personalizzata, il capoluogo partenopeo è stato teatro di altri nomi celebri del calcio italiano. Tra questi restano sicuramente memorabili quelli degli anni ’80, in coincidenza del doppio trionfo in campionato del 1988 e del 1990. Attorno a un idolo indiscusso di Napoli come Diego Armando Maradona, infatti, si alternano tanti importanti numeri 9 come Bruno Giordano, Antonio Careca e Andrea Carnevale. L’argentino e l’attaccante romano saranno le costanti e gli altri due le variabili del celebre trio MaGiCa. 73 gol per il brasiliano, 31 per l’attaccante di Fondi e 23 per l’ex Lazio, che portano anche una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana.
Un periodo ricco di gioie e trionfi che fa da contraltare al più grande periodo di flessione della storia azzurra, iniziato con la retrocessione in cadetteria, uno sporadico ritorno in massima serie e il fallimento della società nel 2004. Prima di tutti questi eventi, tuttavia, la 9 del Napoli passa sulle spalle di tanti altri giocatori importanti. Tra questi spiccano i nomi di Massimo Mauro, Daniel Fonseca e soprattutto “magic box” Gianfranco Zola. Il fuoriclasse sardo, in particolare, riesce a realizzare 32 reti in 105 apparizioni, prima di esplodere definitivamente lontano dal San Paolo.
I numeri 9 del Napoli dopo il 1995
Il primo dei numeri 9 “ufficiali” del Napoli è stato Massimo Agostini, autore, tuttavia, dello scarno score di 13 gol in 62 presenze. Dopo Massimiliano Esposito è toccato a Claudio Bellucci prendere per mano i partenopei appena retrocessi in Serie B. Nonostante alcuni infortuni di troppo abbiano condizionato il suo rendimento, l’attaccante romano è riuscito a diventare il nuovo idolo del San Paolo, soprattutto nella stagione 1999-2000, quando all’ombra del Vesuvio arriva Stefan Schwoch.
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Il bomber trentino, supportato dallo stesso Bellucci e da Roberto Stellone, altro celebre, successivo numero 9, conduce la compagnia partenopea al ritorno in Serie A, realizzando 22 gol in campionato in una sola stagione, un record per la storia azzurra. Un primato importante, già raggiunto dal predecessore Antonio Vojak, prima di essere superato, successivamente, da Edinson Cavani, con 29 reti, e Gonzalo Higuain, con 36. Un ultimo squillo di tromba prima del succitato fallimento del 2004. Nicola Amoruso e Gianluca Savoldi, figlio d’arte del succitato Giuseppe, scrivono l’ultimo capitolo dei numeri 9 del vecchio Napoli.
I numeri 9 dell’era De Laurentiis
Con l’avvento di Aurelio De Laurentiis alla guida della società, il Napoli, e i suoi numeri 9, riprendono vita in Serie C1. Il primo di questi è Massimiliano Varricchio, che resta in Campania solo sei mesi, prima di essere ceduto al Pescara in cambio di Emanuele Calaiò. Soprannominato “arciere” dai propri tifosi, l’attaccante siciliano si è reso protagonista della rinascita partenopea, alternandosi tra la 9 e la 11. I suoi 40 gol, infatti, hanno riportato il Napoli, nel giro di due anni, nel calcio che conta. Il tutto prima di salutare la compagnia nel 2008, per poi poi tornare tra gennaio e giugno 2013.
Coprotagonista della doppia promozione, con Calaiò, anche un altro attaccante distintosi nel campionato italiano come Roberto “Pampa” Sosa. L’ex Udinese, infatti, realizza meno gol del compagno di squadra, 26, ma porta quell’esperienza e quel carisma necessari per costruire un nuovo ciclo vincente. Caratteristiche, ancora una volta nella storia del club, prettamente di stampo sudamericano. E il successore di Sosa, infatti, è German Denis. Proveniente dall’Indipendiente, “el Tanque” non riesce a diventare un bomber particolarmente prolifico, visti i soli 15 gol e 13 assist in due stagioni. Anche lui, tuttavia, sa fare breccia nel cuore dei propri tifosi come ogni altro argentino prima di lui.
Da Higuain a Osimehn
A conferma della ricca tradizione albiceleste, dopo le brevi parentesi Erwin Hoffer, Giuseppe Mascara ed Edu Vargas, la carovana dei numeri 9 del Napoli vede aggiungersi l’emblema dell’amore/odio del popolo partenopeo: Gonzalo Higuain. L’ex attaccante del Real Madrid, infatti, viene acquistato per rimpiazzare Edinson Cavani, partito alla volta di Parigi. “El Pipita” mostra sin da subito tutta la propria voracità sotto porta, regalando ai tifosi azzurri gioie a ripetizione, che portano alla vittoria di una Coppa Italia e di una Supercoppa Italiana, rispettivamente nelle finali contro Fiorentina e Juventus.
Come accennato in precedenza, tuttavia, anche in questo caso non gli bastano 91 gol e 26 assist complessivi, col record assoluto per la Serie A di 36 reti in una sola stagione, per essere ricordato con affetto dai tifosi. Nell’estate del 2016, infatti, Higuain accetta proprio la corte degli eterni rivali bianconeri dopo aver giurato amore eterno a Napoli, seguendo le orme di Altafini. E questo, anche a distanza di anni, non gli viene ancora perdonato dai supporters partenopei.
Dopo un altro intermezzo costituito da Simone Verdi e Fernando Llorente, il quale vince comunque una Coppa Italia in azzurro, ecco che si giunge al presente. Il club campano infatti, nell’estate del 2020, investe la cospicua somma di quasi 80 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di un ancora sconosciuto Victor Osimehn. Nella sua permanenza all’ombra del Vesuvio, tuttavia, l’attaccante nigeriano vive diverse vicissitudini, tra covid-19 e infortuni vari, che lo tengono lontano dal campo. Allo stesso tempo, tuttavia, quando è presente, garantisce un contributo indiscutibile sotto porta, sia in ottica gol che in ottica assist. E l’auspicio di tutta Napoli è che, quanto prima, anche lui possa alzare al cielo un trofeo con tutti propri compagni.