Abbiamo raggiunto in esclusiva Nicola Ravaglia, estremo difensore forlivese, oggi in forza alla Sampdoria. Una piacevole chiacchierata a 360 gradi che parte dai primi passi del ragazzo sul prato verde, fino ad arrivare ai giorni d’oggi, quelli del ritorno in massima serie con la maglia doriana. In mezzo un trascorso fatto di sacrifici e di tanta gavetta. Un esordio da giovanissimo in Serie A, a Cesena e un pezzo di cuore lasciato a Cremona. Questo e molto altro nelle parole rilasciate per noi in esclusiva, da Ravaglia, che ringraziamo per la disponibilità.
Esclusiva, Ravaglia: dal quartiere Pianta all’esordio in Serie A
Quartiere Pianta, Forlì. Parte da qui l’avventura calcistica di Nicola Ravaglia; un percorso partito all’età di otto anni, non così precocemente come lui stesso ha raccontato. Un ruolo, quello del portiere, che da subito ha attratto le sue attenzioni. Ad incidere su questa iniziale scelta anche una passione per uno dei cartoni animati che ha segnato l’infanzia di molti ragazzini amanti di questo sport e non solo. Stiamo parlando ovviamente di “Holly e Benji”, celeberrimo cartone giapponese dedicato a due ragazzi, un attaccante e un portiere, le cui avventure sul prato verde venivano appunto raccontate in forma animata.
“Mi attraeva questa diversità. Il fatto di avere una maglia diversa, un paio di guanti, un cappellino e il contatto diretto con la palla. Io sono nato con i cartoni animati e in particolare con Holly e Benji. C’erano un attaccante e un portiere e io ero attratto proprio da quest’ultimo, le parava tutte. Anche lui ha influito sul fatto di immedesimarmi in questa figura e scegliere questo ruolo” .
Il sogno di diventare calciatore professionista vede Ravaglia trascorrere il periodo delle giovanili in quel di Cesena. Una sorta di seconda casa come lui stesso afferma. Una squadra che ha permesso al giovane Nicola di esordire in Serie A.
“Il Cesena per me è stata una seconda casa. Ho fatto il settore giovanile e ho iniziato a fare il raccattapalle quando giocava la prima squadra. Il fatto di stare dietro la porta a vedere i grandi fare questo mestiere mi ha permesso di osservare e carpire i loro segreti. Da Cesena è iniziato tutto, il sogno, lo stimolo di diventare grande”.
I primi trascorsi in C1 tra Viareggio e Spal e poi il ritorno a casa, a Cesena. Quel sogno di atterrare nel pianeta dei grandi diventato realtà il 10 settembre 2011, quando al Manuzzi arriva il Napoli dei tre tenori: Cavani, Lavezzi e Hamsik.
“Un anticipo, sabato sera, stadio pienissimo. Un esordio particolare perché ero il vice di Antonioli e lui si fece male a metà settimana, per cui io da lì avevo la testa che doveva metabolizzare la cosa. Non è stato un esordio a freddo, durante la partita e quindi d’istinto. Invece io da martedì ero già con la testa alla partita e quindi l’ho vissuto con parecchia tensione. Tanto più che avevo 22 anni e ero comunque molto giovane in una partita importante. Tutti quei campioni che prima vedevi da fuori, il cuore a mille, tutto molto bello, sono ricordi indelebili. Riuscire a farlo a casa mia, tra i miei amici e la mia gente è un qualcosa che mi porterò dietro per sempre”.
Alla Cremonese l’esperienza emotivamente più importante della sua carriera
Dopo i trascorsi a Vicenza e Cosenza, per Ravaglia nel 2015 inizia il periodo più importante a livello emozionale e non solo. Alla Cremonese il portiere forlivese è protagonista della storica cavalcata dalla C alla B del club lombardo. Proprio da quella rincorsa alla serie cadetta vogliamo partire. Era il 6 maggio 2017 e allo stadio Giovanni Zini di Cremona arriva la Racing Roma, pronta ad evitare la retrocessione diretta. Cremonese con un solo risultato a disposizione per approdare in Serie B, quella vittoria arrivata all’ultimo respiro in una partita dai tratti cinematografici, come lo stesso Ravaglia ci ha raccontato.
“Il minuto 87 più bello di sempre. Ho ancora i brividi a ripensare a quella cavalcata e a quella partita. Se avessimo scritto un copione di un film thriller non saremmo riusciti a farlo così bene. Quel campionato lì la gente di Cremona se lo ricorderà per sempre. Abbiamo portato una piazza che viveva l’approdo in Serie B come un qualcosa di utopistico, sembrava una maledizione. “.
Di quel gruppo di ragazzi, due sono ricordati ancora oggi con molto piacere da Ravaglia. Due esempi non soltanto a livello tecnico ma caratteriale, colonne portanti di quella squadra.
“Brighenti era un esempio. Solo con quello ti trascinava a dare di più. Un ragazzo che sudava la maglia dal lunedì alla domenica. Oltre alle sue qualità tecniche, è stato il mio capitano. Poi Simone Pesce era un leader, un combattente. Anche nei momenti di stallo dove pensi di non riuscire, lui aveva quella attitudine che ti spingeva a crederci e a dare di più”.
Anche il triennio in Serie B ha portato per lui diversi compagni da ricordare. Tra questi anche un giovanissimo Gaetano Castrovilli, oggi perno della Fiorentina e esaltatosi proprio a Cremona nelle due stagioni precedenti.
“Gaetano si è presentato in maniera umilissima all’interno dello spogliatoio, ha accettato i consigli di tutti ed è diventato oggi quello che noi conosciamo tutti”.
Fondamentale, poi, l’apporto dei pari ruolo Agazzi e Ujkani, con i quali, come spesso accade si è creato un rapporto che va ben oltre il rettangolo verde. Una Cremonese ha rappresentato per lui un trampolino di lancio incredibile, da ricordare per sempre, una sorta di scambio reciproco di valori, dati e ricevuti e per questo inamovibili nel cuore di Ravaglia. Una carriera che in grigiorosso nasce grazie a Luigi Turci.
“Con lui ho militato a Cesena prima che smettesse di giocare. Era il portiere titolare e io facevo il terzo, per me un’icona. Mi richiamò dieci anni dopo, quando era preparatore dei portieri a Cremona e io non ci ho pensato due volte, per me era già un punto di riferimento e ha completamente stravolto la mia carriera a livello tecnico. Mi ha proposto soluzioni che prima non avevo”.
Ravaglia ha poi rivelato come un altro storico preparatore ai tempi di Cremona, David Dei, sia stato fondamentale nell’ottica della sua formazione professionale. Dei, presente nello staff del tecnico Massimo Rastelli, viene in questo modo menzionato dall’estremo difensore forlivese.
“Gli ultimi 17 mesi a Cremona con David Dei sono stati la chiusura del cerchio. Mi ha aiutato ad affinare la tecnica e a creare quelle performance di livello utili per trovare la continuità del mio rendimento”.
Il ritorno in Serie A grazie alla chiamata della Sampdoria: un inno a non mollare mai
Ravaglia lascia la Cremonese dopo cinque anni. Come tutte le avventure, anche le più lunghe ed emozionanti sono destinate a una fine e così è stato, tra le lacrime degli stessi genitori del ragazzo al momento della partenza da Cremona. Una testimonianza ulteriore che dà ancora più valore a questa parte di carriera, così intensa e colma di valori.
“Io mi dico è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”
Grazie di tutto Nicola, grigiorosso per sempre! #cremonese #usc #cremona #football #ravaglia #nicolaravaglia #grigiorossi #forzagrigiorossi pic.twitter.com/R5dJZetJ4w— U.S. Cremonese (@USCremonese) August 26, 2020
Il trasferimento a Genova sancisce il ritorno in Serie A di Ravaglia. a distanza di nove anni dall’ultima volta. Un passaggio, quello di Ravaglia, raccontato come una sorta di fulmine a ciel sereno, una di quelle occasioni da cogliere al volo, un treno che passa poche volte nella vita.
“Ero pronto per firmare il mio sesto anno a Cremona. I direttori mi avevano proposto il rinnovo del contratto. Quando stavo per salire per la firma, mi chiama il mio agente e mi dice che si è aperta questa opportunità (della Sampdoria n.d.r.). Confrontandomi con la dirigenza dell’epoca e con il tecnico Bisoli, tutti quanti mi hanno detto che a 32 anni un’occasione tale e in una società storica come quella si poteva cogliere, ma che dovevo decidere io. Mi sono preso una giornata per decidere e poi ho scelto di aprire questo nuovo capitolo”.
In Serie A torna un Nicola Ravaglia più maturo e per certi versi più consapevole. In mezzo tante annate di sacrificio, che danno al ritorno in massima serie un significato nuovo. Quel traguardo così ambito di tornare al massimo livello è ora più tangibile e viene di conseguenza vissuto in maniera completamente differente dall’estremo difensore doriano.
“Sono tornato in Serie A con un’altra testa, un’altra mentalità e un altro vissuto tecnico e mentale. Sono più pronto e a mio agio in certe situazioni. Conosco il ruolo con cui sono arrivato qua alla Samp, mi alleno sempre al massimo come da mia prerogativa per farmi all’occorrenza trovare pronto. Comunque vada l’esperienza qua rimane ottima. Giocare con tanti giocatori di spessore e allenarmi con un tecnico come Ranieri mi permette di continuare a crescere ancora e sono contento di questo”.
Una tappa che ha, come detto, un significato ancora più profondo per Ravaglia, come lui ci stesso ci ha raccontato parlando della sua nuova esperienza con la maglia doriana.
“Aver fatto tanta gavetta mi ha aiutato. Spero di essere un riferimento per tutti quei giocatori che fanno tanti sacrifici, hanno il loro sogno e lo coltivano ogni giorno. Ci devi credere tantissimo. I momenti di scoramento e dove pensi di mollare tutto ci saranno sempre. Io sono anche passato in mezzo a un fallimento prima di passare a Cremona ero al Parma, poi sconfitte, bocciature e porte sbattute in faccia. Le cose negative succedono. La cosa che mi ha sempre aiutato è che ci ho sempre creduto moltissimo, ogni giorno lavoravo per potercela fare, quell’atto mi ha aiutato per tornare in Serie A a distanza di nove anni, che non sono nove giorni”
Ravaglia: uno sguardo al prototipo del portiere moderno
Qualche considerazione riguardo al ruolo dell’estremo difensore in un calcio come quello di oggi, sempre più improntato sull’impostazione di dietro e sui portieri considerati quasi come dei difensori aggiunti in fase d’inizio della manovra.
“Il ruolo del portiere stava già cambiando nel 2011-12. Il portiere moderno, forte con i piedi, abile nelle letture e sempre presente è parte di un cambiamento che ora è sempre più radicato, oggi è la base. Il fatto di essere parte di questo momento di transizione e di dovermi di conseguenza adattare è stata una peculiarità che ho dovuto allenare, aggiornare nel mio modo di essere. Oggi i bambini nelle scuole calcio partono già con l’impostare da dietro, ai miei tempi picconavo in avanti, il portiere era bravo con i piedi se alzava la palla”.
Un’impressione sugli avversari che più lo hanno colpito
Nel corso della carriera Ravaglia ha incontrato tanti campioni tra Serie A e B. Tra questi, due in particolare lo hanno impressionato.
“Quando ho giocato in Serie A a Cesena, quelli che mi hanno impressionato più di tutti sono stati Antonio Cassano e Antonio Di Natale. Ogni tanto mi perdevo la palla. Ho incontrato tanti bravi giocatori anche in Serie B e in C, magari quando iniziavano la carriera, ma questi sono quelli che ricordo in particolar modo”.
Un ricordo anche su un ex compagno ai tempi di Cesena e uno attuale alla Sampdoria: due talenti puri che hanno militato e militano da anni nel campionato italiano.
“Ho avuto il piacere di giocare con Mutu ai tempi di Cesena. Anche Adrian quando decideva di farti gol te lo faceva. Oggi invece ho l’onore di ammirare con grande piacere Quagliarella. A 38 primavere ha ancora una voglia di allenarsi e di migliorarsi che è veramente emblematica. È bellissimo vedere un ragazzo che ha scritto dei film nel mondo del calcio e che ha ancora questa voglia di migliorarsi. Se le cose non vanno bene ti tiene lì a fare 200 tiri. Io dall’altra parte dico: questo è l’esempio, che serve ai giovani per capire come arrivare in alto”.
Un commento poi sul campionato in corso, molto più aperto rispetto agli ultimi anni
Abbiamo chiesto a Ravaglia un commento sul campionato, visto da dentro, con gli occhi di chi lo vive domenica dopo domenica.
“Al momento l’Inter è la favorita, ha dei punti di vantaggio abbastanza considerevoli. Mi piace il campionato di quest’anno perché é diverso. La Juventus negli ultimi nove anni ha stravinto o quasi, in zona retrocessione scendevano le squadre che salivano dalla B. Quest’anno invece, pur col fatto del Covid e quindi dell’assenza dei tifosi, senza i quali si fa fatica, a meno di risultati è comunque un campionato in bilico, ci sono delle variabili sia sopra che sotto, è bello che sia un campionato lottato dopo tanti anni”.
Qualche parola poi sulla situazione della sua Sampdoria.
“Al momento siamo in una zona cosiddetta di tranquillità, ma noi come obbiettivo ci siamo posti il settimo-ottavo posto e ci piacerebbe raggiungere quelle vette lì. L’obbietto primario rimane comunque la salvezza, raggiungere i fatidici 38-40 punti il prima possibile per poi puntare ad altri traguardi. Ad oggi stiamo disputando un ottimo campionato”.
In chiusura una curiosità riguardante una delle passioni extra campo di Ravaglia
Da sempre amante dell’economia e della borsa, abbiamo chiesto a Ravaglia da dove nasce questa sua passione extra campo.
“Sono sempre stato uno abbastanza pragmatico dei risparmi, da cosa nasce cosa, sono sempre stato un autodidatta che si voleva informare da solo. Inizi con qualche quotidiano di finanza e scopri che la cosa ti appassiona e diciamo che seguo quel mondo con piacere anche perché sono un diretto interessato e voglio gestire al meglio i miei piccoli risparmi. Ogni tanto do anche qualche consiglio ai miei compagni e la cosa è uscita da lì, quando qualche giornalista mi ha chiesto a riguardo. C’è chi preferisce giocare alla Playstation, io mi leggo Milano Finanza”.
Ringraziamo quindi ancora per la disponibilità e la gentilezza Nicola Ravaglia e un ringraziamento sentito per la realizzazione dell’intervista anche a Marco Verdelli.