Che la Svezia battesse il Belgio e approdasse alle semifinali degli Europei femminili non vi era dubbio alcuno. Che servisse, però, un gol al 92° di un difensore, dopo una partita più che dominata, potevano immaginarselo davvero in pochi. Ma questa è solo una delle tante contraddizioni che ci regalano i 90 minuti di un quarto di finale equilibratissimo sotto la pioggia di Leigh. Alla fine, il pronostico viene rispettato, grazie alla juventina Linda Sembrant, che all’ultimo assalto trova la rete della qualificazione. Un gol che riporta le scandinave tra le top 4 d’Europa, dopo l’ultima volta nel 2013. A contendere un posto in finale alle giocatrici di Gerhardsson ci sarà l’Inghilterra martedì 26 luglio in quel di Sheffield. Proviamo ora ad analizzare i temi di questa serratissima sfida.
La Svezia batte il Belgio: che fatica arrivare in semifinale degli Europei femminili
La Svezia arriva a questa sfida dei quarti degli Europei femminili contro il Belgio con tutti i favori del pronostico. Per esperienza, qualità individuali e organizzazione di gioco, la nazionale scandinava è sulla carta nettamente superiore rispetto alle Red Flames. E tutto si può dire tranne che la differenza di valori tra le due non sia emersa. Perché se arrivi a totalizzare più di 30 tentativi verso la porta avversaria, un motivo c’è.
Eppure, come detto in apertura, la vittoria arriva soltanto nei minuti di recupero, grazie una situazione di gioco insistentemente ricercata dalle giocatrici in maglia gialla. La palla inattiva. Abbiamo imparato a conoscere a nostre spese che il Belgio non è squadra che si tira indietro contro un’avversaria forte. Non va sottovalutata ed è capace di resistere e colpire. Anche stasera riesce a rendere la vita dura a una delle candidate al trionfo.
La Svezia non si fida, sa che deve premere costantemente sull’acceleratore per non farsi sorprendere nei momenti di debolezza. Blackstenius fatica a riceve palloni, per cui meglio giocare al largo. Ricerca della superiorità sugli esterni, grazie all’instancabile apporto delle esterne basse, Nildén e Ilestedt. Quest’ultima a supportare l’intraprendenza e gli strappi di una incontenibile Rytting Kaneryd. Molto più propositiva lei che l’altra ala Fridolina Rolfo, piuttosto appannata. Il tutto orchestrato dalla regia delle due mediane davanti alla difesa. Bjorn, che recupera palloni in continuazione e dà il primo sussulto alla manovra scandinava. Angeldal, specializzata in conclusioni da fuori.
A completare l’ossatura offensiva scandinava c’è infine Asllani. La neo-milanista illumina il gioco con la sua straordinaria qualità, fino allo stremo delle forze, dando vita ad un grande duello con Biesmans.
La squadra di Gerhardsson è un martello che batte forte per 90 minuti. Con una netta accelerazione dopo il gol annullato a Blackstenius nel primo tempo. Azioni avvolgenti, tante giocatrici ad accompagnare o a riempire l’area. Pressione alta quando il Belgio prova ad anestetizzare il ritmo col palleggio da dietro. Una determinazione e una chiarezza di idee che però subiscono il contraltare del difetto di precisione nell’esecuzione finale.
Una sconfitta dignitosa per il Belgio
Nel pendolo della Svezia che oscilla tra dominio e incapacità di concretizzare, s’inserisce il temibile Belgio, la vera sorpresa di questi Europei femminili. Seppur conscia della superiorità dell’avversaria, la squadra di Serneels non rinuncia al proprio stile di gioco. Azione ragionata e paziente, che parte dal giro-palla dei difensori e poi, per superare la pressione alta scandinava, lancio lungo senza troppi fronzoli. Wullaert è chiaramente il riferimento principale. Quasi mai la si vede stazionare al centro dell’attacco. Molto più incline, invece, a dare manforte alle compagne: o defilandosi per ricevere palla, o, addirittura, arretrando fino alla linea di centrocampo.
Dopo un primo tempo leggermente più equilibrato, è nella ripresa che le Red Flames vanno in sofferenza. La Svezia spinge con vigore, costringendo il Belgio a schiacciarsi nella propria trequarti. Con pochi attimi di respiro affidati alle flebili ripartenze della neoentrata Dhont. Ciò nonostante, la squadra regge l’urto. Un po’, certo, per demeriti delle scandinave. Dall’altro lato, però, c’è la voglia di non arrendersi. Una qualità incarnata dal portiere Evrard, ancora una volta superlativa nel frapporsi alle conclusioni nello specchio delle avversarie.
Una difesa stoica, testimoniata dall’impegno nel contrastare ogni tentativo di cross dal fondo delle calciatrici in maglia gialla. Una muraglia eretta per 91 minuti. Perché nel secondo minuto di recupero, a un passo ormai dai supplementari, la Svezia riesce finalmente a sbloccare la gara.
Il gol di Sembrant che piega il Belgio e manda la Svezia alle semifinali degli Europei femminili
Eroina di Svezia-Belgio è dunque Linda Sembrant, autrice del gol vittoria che traghetta la sua Nazionale alle semifinali di questi Europei femminili. Tra conclusioni imprecise, bravura del portiere e imbucate bloccate, la rete può arrivare in unico modo: da palla inattiva. La situazione di gioco maggiormente sofferta dalle Red Flames e quella in cui le scandinave dominano incontrastate. Al 13° tentativo dalla bandierina, al minuto 92, il difensore delle Juventus Women risolve una mischia e batte Evrard, dopo una sua ennesima respinta.
Con fatica, ma, soprattutto, con merito, la Svezia ottiene la qualificazione. Il Belgio può dirsi ampiamente soddisfatto, avendo raggiunto un risultato inaspettato. Alla luce di un girone ostico e dell’inesperienza a livello di grandi manifestazioni.