Federico Gatti, ruvida eleganza alla corte della Juventus

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La storia di Federico Gatti è di quelle che ti fanno ancora innamorare di questo gioco e dimostrano come il calcio, ma più in generale lo sport, sappiano regalare grandi testimonianze di vita e di uomini. Il difensore classe 1998 viene dal basso, dagli strati umili della società e del calcio italiano. Oggi, dopo tanta gavetta, è riuscito a ritagliarsi un posto davvero niente male nella difesa bianconera e a meritarsi anche due gettoni con la maglia della Nazionale. Il percorso di Gatti alla Juventus non è però stato tutto rose e fiori fin dall’inizio. Anzi, la sua è stata una crescita costante che dalle primordiali prestazioni insufficienti è arrivata a designarlo come uomo di fiducia della retroguardia di Max Allegri. Oggi vogliamo proprio andare ad approfondire quella che è, finora, la sua prima vera esperienza nel calcio che conta con la Vecchia Signora.

La prima stagione di Gatti alla Juventus: diamo un po’ i numeri

L’esordio assoluto di Gatti con la maglia della Juventus è datato 31 agosto 2022. Siamo alla 4^ giornata di campionato che vede i bianconeri vincere in casa per 2-0 contro lo Spezia. Da allora sono arrivate altre 14 presenze, per un totale di 1263 minuti giocati considerando tutte le competizioni. Dalla seconda metà di marzo, è partito titolare per 5 volte di seguito, complici l’indisponibilità di Alex Sandro e le condizioni precarie di Bonucci. Al di là delle esigenze, però, l’impiego del difensore è dovuto anche alla sua netta crescita. Sia dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto della personalità e della confidenza con i propri mezzi e all’alchimia con i compagni.

La parabola ascendente di Federico Gatti

Ritrovarsi in una grande squadra in uno dei momenti meno brillanti della sua storia non è stato facile per Gatti. Le prime uscite non sono state esattamente brillantissime, ma ovviamente non soltanto per colpa sua. Il punto più basso coincide sicuramente con la sconfitta a Monza dello scorso settembre, a conclusione di una delle più brutte prestazioni stagionali dei bianconeri. La mancata concentrazione in marcatura su Gytkjaer, match-winner di quella sfida, sono costate care al percorso di Gatti alla Juventus. Da allora, infatti, ha giocato soltanto altre 4 volte tra campionato e Champions prima della pausa per il Mondiale.

Federico Gatti, ruvida eleganza alla corte della Juventus

Con l’avvento del nuovo anno, però, qualcosa è cambiato e in positivo. Dal mese di febbraio, la Juventus ha inanellato una serie importante di risultati utili, riassestandosi anche dal punto di vista tattico con la difesa a 3. Come dicevamo in precedenza, alcuni problemi d’infortuni in quel reparto hanno portato Max Allegri a dargli fiducia con continuità, come braccetto di destra. La stima dell’allenatore della Juventus nei confronti di Gatti è grande, dato che lo preferisce ad un giocatore comunque più esperto e da più tempo a Torino come Daniele Rugani. L’ex Empoli, però, non ha mai convinto del tutto l’ambiente bianconero, mentre il giocatore di Rivoli sta rivelando tutto il suo potenziale.

Un nuovo Gatti al servizio della Juventus

I primi passi di Gatti con la Juventus sono molto semplici, essenziali, quasi elementari. Bada molto alla sostanza, cercando di far valere la sua importante struttura fisica e l’irruenza, con chiusure senza fronzoli e a discapito dell’estetica. Un pragmatismo assolutamente apprezzabile, ma che da solo non può bastare, specialmente se non seguito da una costante concentrazione e dalla connessione col reparto.

Le tante panchine pare abbiano contribuito alla crescita del ragazzo, mettendolo anche al riparo dall’eccessiva pressione che comporta l’appartenenza ad un grande club. Gatti ha così avuto tempo per lavorare e migliorare. E le ultime uscite hanno dato testimonianza della sua crescita. Il giocatore è pienamente inserito nelle dinamiche di gioco della squadra, è sempre attento e deciso nelle coperture e gioca ormai il pallone con straordinaria sicurezza. Pur non avendo qualità tecniche eccelse (ammesso che siano davvero così importanti per un difensore), è molto più pulito nelle giocate, non più finalizzate meramente a spazzare via il pericolo, bensì a costruire l’azione in maniera ordinata.

Federico Gatti, ruvida eleganza alla corte della Juventus

Anzi, è spesso lui stesso a prendere iniziativa, sganciandosi in avanti con lucida foga, per supportare la manovra sulla fascia destra. La fotografia emblematica del nuovo Gatti è l’azione che porta al rigore (poi trasformato da Vlahović) in casa del Friburgo nell’andata dell’ottavo di Europa League. È lui che, accompagnando fin dentro l’area, si ritrova ad andare alla conclusione, poi stoppata dal braccio del difensore tedesco. 

Nel mezzo, anche tanti interventi prettamente difensivi che hanno contribuito e non poco a mantenere la porta inviolata contro Verona e, soprattutto, Inter.

Federico Gatti, ruvida eleganza alla corte della Juventus

Federico Gatti e quell’intrinseca appartenenza alla Juventus

Per temperamento, fisicità e, talvolta, ruvidezza Gatti può sicuramente ricordare un signore che nella Torino bianconera ha lasciato un segno indelebile nell’ultimo decennio. Parliamo chiaramente di Giorgio Chiellini, anche se il paragone tra i due resta ovviamente argomento molto lontano dal trovare cittadinanza (adesso). L’ex Frosinone sta comunque pian piano conquistando l’ambiente, perché sta mettendo in scena alcune qualità importanti. Su tutte, la grinta e generosità, due delle sequenze distintive di quel DNA operaio juventino, andatosi un po’ smarrendo negli ultimi anni.

Per la Juventus, Gatti rappresenta il primo pilastro su cui costruire la difesa del domani. Il percorso di crescita è ancora lungo (e tortuoso, viste le difficoltà che il club rischia di affrontare per le questioni extra-campo), ma le problematiche iniziali sembrano ormai alle spalle. Il ragazzo di Rivoli non è più una semplice riserva da mandar dentro nelle situazioni di necessità o di esigenze per carenza di organico. È a tutti gli effetti un punto di riferimento, tecnico e non solo. Sta a lui continuare a mantenere quelle virtù di umiltà e abnegazione che l’hanno da sempre contraddistinto e che possono renderlo un grande professionista.

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