La nuova stagione calcistica è ormai alle porte e tantissime panchine di Serie A e di Serie B hanno cambiato la propria guida tecnica. Nel massimo campionato nostrano, poi, gli stravolgimenti sono stati enormi. La società campione d’Italia, per esempio, ha deciso di puntare su un nuovo allenatore, giovane ma esperto: Simone Inzaghi. Dopo i tanti anni alla Lazio, il più piccolo dei fratelli piacentini ha deciso dunque di cambiare aria. Anche Filippo, tuttavia, dopo le due annate con il Benevento, ha scelto di sposare un nuovo progetto tecnico. È così che, per i due fratelli Inzaghi, si sta per prospettare una nuova appassionante sfida.
Fratelli Inzaghi, una nuova sfida
Da attaccanti ad allenatori: per Filippo e Simone Inzaghi il passo è stato quasi obbligato. Le due società più importanti della loro carriera, infatti, li hanno ingaggiati e hanno provato a renderli centrali nel proprio progetto tecnico.
Dopo aver vinto il Torneo di Viareggio nel febbraio del 2014, infatti, il classe ’73 era stato promosso a tecnico della prima squadra del Milan. La crisi di risultati, tuttavia, aveva portato all’esonero del piacentino a fine stagione, in seguito al raggiungimento della decima piazza. Dopo le parentesi al Venezia (tra Serie C e cadetteria) e al Bologna, Filippo Inzaghi aveva riportato in “A” il Benevento, salvo poi vedere la propria squadra retrocedere in Serie B e decidere di porre fine alla propria esperienza campana.
Al contrario Simone, fin da subito, aveva trovato il giusto feeling con la squadra del proprio cuore, la Lazio. Il classe ’76, insieme a Lotito e a Tare, dall’Aprile del 2016 ha raggiunto anche dei traguardi importanti, come la vittoria di una Coppa Italia e di due Supercoppe italiane. Poche settimane fa, però, il ragazzo ex-Piacenza e Sampdoria ha scelto di non rinnovare il contratto con i biancocelesti per poter vivere una nuova intrigante avventura.
In estate, dunque, per i due fratelli si sono aperte le porte di Brescia ed Inter che, dopo due esperienze seppur felici, han scelto di affidarsi a differenti dettami tattici e a nuovi progetti tecnici. Le Rondinelle, dopo l’esperienza con Pep Clotet, vogliono riguadagnare la Serie A; i nerazzurri, invece, dopo aver vinto il campionato ed essendo rimasti orfani di Antonio Conte, non vogliono stravolgere almeno il proprio modulo di gioco.
Ecco dunque che ora, per i fratelli Inzaghi, si stanno per aprire le porte di una nuova sfida, avvincente, certo, ma, per motivi differenti, anche molto temprante.
Filippo Inzaghi al Brescia: vincere per convincere
Filippo Inzaghi è arrivato a Brescia per sostituire Pep Clotet, l’allenatore spagnolo che, anche grazie all’aiuto di Gastaldello, era riuscito a trascinare la squadra dalla zona play-out a quella dei play-off. Complice anche la strepitosa forma di Florian Ayé, i ragazzi di Cellino erano riusciti a strappare un pass per i quarti di finale dei play-off, vedendo poi infrangersi il sogno-promozione contro il muro del Cittadella.
Inzaghi, dunque, è stato ingaggiato dal patron sardo per condurre la compagine biancoblu fino in Serie A, senza dover vivere un’annata travagliata. La promozione ottenuta con il Benevento solo due anni fa è il miglior biglietto da visita per il tecnico piacentino, sebbene quella formazione fosse di gran lunga superiore a tutte le altre. Anche se in sede di presentazione i proclami sono stati quelli del bel gioco e del divertimento, tutti i tifosi bresciani sanno che, senza buoni risultati, la parentesi dell’ex-Bologna in Lombardia potrebbe davvero essere di breve durata.
Anni fa, infatti, quando l’ex-Leeds United aveva acquistato il club di via Solferino, la promessa era stata quella di tornare in Serie A per rimanervi diverse stagioni. L’ultimo approdo in massima serie, tuttavia, non è stato dei più sereni e, proprio per tale ragione, stavolta Massimo Cellino vorrebbe rispettare ciò che aveva dichiarato almeno quattro stagioni fa. L’obiettivo, dunque, è quello di costruire un progetto valido, solido e a lungo termine, che accontenti una piazza ambiziosa e un presidente pretenzioso.
Simone Inzaghi all’Inter: riconfermarsi per non fallire
L’addio di Antonio Conte, in casa nerazzurra, è stato quasi un fulmine a ciel sereno. La società, guidata da Zhang, Marotta e Ausilio, dunque, ha optato per una soluzione di continuità. Simone Inzaghi è stato il tecnico più seguito sul mercato, anche solo per una questione legata al modulo di gioco (il 3-5-2). Dopo alcune settimane di corteggiamenti, quindi, il classe ’76 ha firmato un contratto biennale.
In realtà, il modo di interpretare il 3-5-2 varia molto tra Conte ed Inzaghi. Il primo ha sempre voluto un centravanti d’appoggio (vedasi Lukaku), insieme ad un “10” abile negli inserimenti e nei duetti con il compagno di reparto. La forza delle formazioni del tecnico pugliese è sempre stata legata agli esterni di centrocampo e a mezze ali fisiche e con grandi abilità d’inserimento. Infine, lo schema “giro palla difensivo, appoggio della punta, scarico sul centrocampista e lancio ad aprire il campo” è stato il mantra delle ultime due annate meneghine.
Il secondo, al contrario, predilige un calcio di movimento, basato meno su schemi tattici statici. Inzaghi, infatti, alla Lazio ha sempre giocato con calciatori in grado di inter-cambiarsi le rispettive posizioni durante le diverse azioni. Immobile, Correa, Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono sempre stati al centro del progetto tecnico dell’ex-attaccante proprio per la loro predisposizione ad un gioco dinamico. Tecnica, velocità e qualità nel palleggio: queste sono le basi sulle quali si fondano gli ideali del coach piacentino.
All’Inter, dunque, Simone Inzaghi dovrà cambiare le carte in tavola. I calciatori che con Conte avrebbero trovato poco spazio (Eriksen e Calhanoglu), ora saranno al centro del progetto; Lukaku non si dovrà snaturare ma comunque dovrà abituarsi anche a liberare maggiore spazio per l’inserimento delle mezz’ali in area di rigore; gli esterni, invece, dovranno lavorare quasi nello stesso modo.
Riflessioni finali sugli Inzaghi e la loro nuova sfida
Indubbiamente, quella che si sta per aprire sarà una stagione complicata, sia per Filippo che per Simone Inzaghi. Il primo, tuttavia, ha addosso a sé delle pressioni maggiori: il patron del Brescia, infatti, è sempre stato poco propenso all’attesa. I risultati, per l’ex-Milan, dovranno arrivare in modo celere e convincente. Uscire più di una volta dalla lotta per i play-off o per il titolo potrebbe essere fatale per il ragazzo classe ’73.
Diverse le condizioni che invece attendono il fratello Simone. Dopo la parentesi alla Lazio, le aspettative sono tante e all’Inter la richiesta è almeno quella di confermare lo Scudetto conquistato durante l’annata appena conclusa. Il cammino in Champions League, dopo due anni deludenti, potrebbe essere l’ago della bilancia per la valutazione del suo operato. Per la prima volta in carriera, dunque, l’ex-Lazio potrà disporre dei mezzi per puntare a competere seriamente su più fronti.