Dopo 2 pareggi e 1 vittoria, l’Italia di Roberto Mancini cade nel peggior modo possibile in Uefa Nations League. Allo “Stadion im Borussia-Park” gli azzurri si sono arresi alla Germania con il pesante passivo di 5-2 (le due reti nostrane sono arrivate solo tardivamente) e sono scesi al 3º posto del gruppo A3 alle spalle dell’Ungheria e degli stessi teutonici. Passiamo ora all’analisi tattica di Germania-Italia.
Il tecnico tedesco Flick schiera i suoi con il 4-2-3-1. Davanti al capitano Neuer agisce il quartetto difensivo composto da Klostermann, Süle, Rüdiger e Raum e in mediana si alternano nei ruoli di regista e incursore Gündoğan e Kimmich. L’unica punta Timo Werner è supportata da Hoffman, Thomas Müller e Sané.
Gli azzurri si dispongono con il consueto 4-3-3, anche se non mancano alcune sorprese tattiche da parte di Mancini. Manca infatti una vera e propria 1ª punta di peso, sostituita dal falso 9 Raspadori che va a comporre un tridente leggero con Gnonto e Politano. La mediana azzurra è votata alla mobilità, con Barella e Frattesi che agiscono da mezzali e Cristante a fare da schermo davanti alla difesa formata da Calabria, Mancini, Bastoni e Spinazzola. In porta l’ex Milan Gianluigi Donnarumma.
Primo tempo: il dominio tedesco fatica a tradursi in gol
Sin dai primi minuti si capisce che per l’Italia di Mancini non sarà una serata semplice: gli azzurri scelgono di concedere l’1 contro 1 a tutto campo agli avversari, che danno l’impressione da subito più in forma e pericolosi. Nei primi 10′, in ogni caso, il forte pressing alto dell’Italia, con Frattesi che si alza a marcare uno dei due difensori e Cristante che controlla Müller, sembra dare i suoi frutti.
Dopo una primissima fase tutto sommato equilibrata, però, i tedeschi aumentano il possesso palla e la fluidità nei passaggi, cercando spesso il cambio di gioco per mandare in crisi il posizionamento della difesa azzurra. Proprio sugli sviluppi di una di queste aperture, il terzino sinistro Raum, questa sera in grande spolvero, approfitta della lettura sbagliata di Calabria per andare indisturbato al cross trovando Kimmich libero al centro dell’area. Il centrocampista del Bayern Monaco non ha problemi ad insaccare alle spalle di Donnarumma.
La rete sblocca la gara e la mette in discesa per i transalpini, che concedono pochissimo spazio alla manovra azzurra (il possesso palla dell’Italia raggiunge a stento il 25% nella prima frazione). I padroni di casa sembrano in totale controllo della partita: tengono molto la sfera e sorprendono più volte la retroguardia italiana con verticalizzazioni improvvise e frequenti scambi di posizione fra i giocatori. Pur partendo da prima punta, Werner è abile nel decentrarsi per svariare su tutto il fronte offensivo e scompaginare la linea difensiva, mentre Müller va spesso ad occupare lo spazio lasciato libero in area dal compagno.
Dal canto suo, l’Italia è totalmente in balia dei rivali: non riesce mai a ripartire con pericolosità ed è costretta a snaturarsi in fase difensiva, con Politano e Gnonto che si devono spesso abbassare fin sulla linea dei difensori per contenere l’esuberanza degli esterni tedeschi. Il giocatore in forza al Napoli soffre particolarmente questa situazione tattica, e il suo tandem con Calabria sembra funzionare peggio rispetto alla collaudata catena di sinistra tedesca.
Proprio le difficoltà di Politano convincono Mancini ad operare un cambio in anticipo rispetto alla fine del primo tempo. L’ingresso di Luiz Felipe al suo posto consente all’Italia di disporsi a 3 dietro, lasciando sulle fasce Calabria e Spinazzola e davanti la coppia composta da Raspadori e Gnonto. La nuova disposizione tattica, tuttavia, non dà i frutti sperati: dopo meno di 5′ l’acciaccato Bastoni, che agisce da centrale, spinge ingenuamente Werner in area provocando il rigore realizzato da Gündoğan.
L’analisi tattica del secondo tempo: la Germania dilaga approfittando delle disattenzioni dell’Italia
Ad inizio secondo tempo, l’Italia effettua subito altre 2 sostituzioni. L’ingresso di Caprari e di Scalvini (che gioca da mediano spostando Cristante nel ruolo di mezzala), però, non altera più di tanto gli schemi azzurri, che continuano (senza fortuna) sulla strada del 3-5-2. Nonostante i primi minuti della seconda frazione, che vedono la squadra azzurra rientrare in campo con lo spirito e la cattiveria giusti, è di nuovo la Germania ad andare in gol al 51′ con Müller, sugli sviluppi dell’ennesimo cross pericoloso partito dalla fascia sinistra tedesca.
Decisivo per il prosieguo della gara l’ingresso al 64′ di Serge Gnabry, autore di entrambi gli assist per la doppietta in 1′ di Werner arrivata poco dopo. La velocità e la reattività dell’ala del Bayern risultano infatti essenziali per sorprendere alle spalle Calabria in occasione della prima rete e per anticipare Cristante sul pigro passaggio di Donnarumma che porta al 5-0.
Nel finale di gara sono positive, per gli azzurri, le sotituzioni di Spinazzola con Dimarco e di Mancini con Scamacca. Riposizionatasi a 4 dietro, l’Italia, benché il risultato sia ormai compromesso, trova infatti 2 gol della bandiera, prima con Gnonto, che ribadisce il rete la parata di Neuer sul diagonale dell’esterno nerazzurro, e poi con Bastoni, che segna di testa il calcio d’angolo battuto dal compagno di squadra.
Analisi tattica Germania-Italia: le considerazioni finali
Il test di questa sera con l’Italia convince ampiamente il tecnico Hans-Dieter Flick in vista di Qatar 2022. La sua Germania ha dominato per larghi tratti la gara imponendo il proprio gioco e mettendo a più riprese gli azzurri alle corde. Mirabili sono state soprattutto le trame di gioco offensive della squadra tedesca e la sicurezza nella gestione della palla da parte di tutti e 11 i giocatori. Da rivedere forse qualcosa nella concentrazione, visto che i 2 gol nel finale erano evitabili, anche se non macchiano la prestazione superlativa dei teutonici.
Brutto passo falso per gli azzurri di Roberto Mancini, che abbandonano il 1º posto del gruppo in Nations League e fanno alcuni passi indietro rispetto alle prime uscite di questo “nuovo ciclo”. A preoccupare oggi non sono solamente i troppi gol subiti, ma anche e soprattutto la difficoltà dell’Italia nel costruire azioni d’attacco con lucidità e costanza e le ingenuità difensive. Una delle poche note positive sono, nel finale, le prime reti in assoluto con la maglia della Nazionale maggiore di Gnonto e Bastoni (rispettivamente classe ’03 e ’99).