Il nostro consueto appuntamento settimanale dedicato alle giovani promesse del calcio internazionale vi porta oggi a conoscere più da vicino uno dei talenti più interessanti prodotti dall’Academy del Manchester City. Parliamo di Cole Palmer, esterno offensivo classe 2002 che Guardiola ha voluto fortemente in prima squadra. Nazionale inglese e figlio d’arte, in questa stagione il ragazzo ha avuto modo di dare un accenno di quelle che sono le sue qualità. Si è ritagliato un piccolo spazio in mezzo al trafficato calendario britannico lasciando anche il segno recentemente. Andiamo a scoprire qualcosa in più su di lui, sia dal punto di vista delle esperienze calcistiche maturate che delle sue caratteristiche tecnico-tattiche. Infine, ci chiederemo quale possa essere il futuro del talentuoso Cole Palmer.
La storia di Cole Palmer: dall’importanza della figura paterna alla corte di Pep Guardiola
La carriera calcistica giovanile di Cole Palmer coincide sostanzialmente con quella di un altro protagonista della nostra rubrica, Rico Lewis. In particolare, i due condividono il ruolo chiave della figura paterna e la crescita nell’Academy del City a partire dall’età di 8 anni. Palmer nasce il 6 maggio 2002 a Withenshawe, un distretto della città di Manchester ed è figlio di un ex calciatore della Sunday League, una categoria amatoriale del calcio inglese. Dal suo vecchio, il ragazzo eredita la passione per il calcio, che inizia a praticare dilettandosi prima nel giardino di casa in tenerissima età e poi al parco. L’ultimo step è, infine, l’ingresso nell’Academy. All’inizio di questa sua carriera, Cole Palmer deve fare i conti con qualche piccolo problema legato all’essere quasi sempre il bambino più piccolo in campo.
Una da cosa niente, certo, ma che agli occhi di quel ragazzino sembrava un limite insuperabile. Un problema che lo avrebbe portato quasi sicuramente a smettere. Pericolo scongiurato, per fortuna, solo dalla vicinanza e dalla fiducia del padre, che gli consiglia di lavorare duramente sulla tecnica e sulla protezione del pallone per poter essere più efficace. È grazie a queste piccole dritte che Cole Palmer decide di continuare, migliorando sempre più e scalando i vari livelli giovanili. Fino ad approdare poi in prima squadra, alla corte di Pep Guardiola. Una profezia riferita da padre a figlio come incentivo per non mollare che diviene un sogno realizzato.
Momenti da ricordare e statistiche
Dopo essere stato un punto di riferimento per le giovanili, nel 2021 Cole Palmer è entrato stabilmente in prima squadra, pur timbrando qualche altra comparsa con i pari età. Curiosa è una vicenda accaduta nell’ottobre di quell’anno. Nel pomeriggio, subentra nella gara casalinga contro il Burnley. Al termine della sfida, si rende disponibile per la partita dell’Under-23 col Tottenham, contro il quale segna addirittura una tripletta.
Il suo esordio assoluto tra i professionisti, comunque, è antecedente ed è datato 30 settembre 2020. Convocato da Guardiola per l’indisponibilità di Cancelo, il nostro protagonista gioca una manciata di minuti nel finale della sfida di Premier in casa del Burnley. Solo un anno dopo trova la prima rete ufficiale contro il Wycombe in Carabao Cup.
Complessivamente, le presenze con gli Sky Blues ammontano a 32, con 4 reti e 1 assist a referto. In questa stagione, invece, è andato a segno una volta soltanto (e, ancora una volta, nel destino ci sono i Clarets) giocando un totale di 578 minuti distribuiti in 19 apparizioni.
In questi anni, poi, Cole Palmer è stato un appoggio costante anche delle selezioni giovanili della Nazionale inglese, a partire dall’Under-15. L’appartenenza assidua a uno dei club più prestigiosi del suo Paese gli ha permesso di guadagnare la convocazione nell’Under-21, con la quale vanta attualmente 8 presenze e 3 gol. Fiducia rinnovatagli anche per i recentissimi impegni in amichevole contro Francia e Croazia, dove ha trovato spazio, ma non la via del gol.
Le caratteristiche tecniche di Cole Palmer
Cole Palmer è un giocatore molto duttile che può essere adoperato in diverse posizioni. L’ottima tecnica di base, l’abilità nel dribbling e nelle sterzate e la facilità di calcio col suo piede sinistro lo rendono particolarmente adatto a ruoli offensivi. Guardiola gli ha cucito addosso la veste di esterno alto nel suo 4-3-3 (spesso come vice-Mahrez), potendo giocare indifferentemente sia sulla destra che sul lato mancino. Nel suo percorso all’Academy, però, è stato spesso impiegato anche come mezz’ala o trequartista. Nonostante l’inclinazione all’attacco, non disdegna il lavoro sporco in fase di non possesso, rendendosi utile con ripiegamenti all’indietro e coperture.
Predilige ricevere palla nei piedi in maniera tale da poter sfruttare le sue abilità nell’uno contro uno, tanto per mettersi in proprio e andare alla conclusione, quanto per rifinire l’azione col suo piede vellutato. Tuttavia, la sua velocità gli consente di essere molto pericoloso anche quando si muove in profondità. Con i pari età si mette in luce per le sue caratteristiche tecniche e la spiccata propensione al gol. Doti che, chiaramente, ha finora mostrato solo a sprazzi, visto il livello alto e il minutaggio ridotto. Ciò nonostante, ha sempre lasciato impressioni molto positive.
Il futuro di Cole Palmer
Il Manchester City ha deciso di puntare e dare fiducia al ragazzo, rinnovandogli il contratto fino al 2026. Cole Palmer, insieme a tanti altri giovani giocatori acquistati recentemente dal club inglese, rappresenta un pilastro su cui edificare un progetto che sia indirizzato a ripartire dalle nuove generazioni. Come nel caso di Rico Lewis, il lavoro del settore giovanile sta cominciando a dare i suoi frutti, costruendo ragazzi interessanti e già inseriti nel contesto e nella mentalità del tecnico catalano. Il futuro del classe 2022, dunque, non può che essere a tinte celesti.
Crescere, migliorarsi (ad esempio nella capacità di lettura e di prendere le giuste decisioni) e continuare a vincere col club che l’ha forgiato fin da bambino sono gli obiettivi da inseguire nel medio-lungo termine. Magari ritagliandosi uno spazio sempre più importante e ampio e con tracce ancor più significative e determinanti per guidare la squadra al successo. In maniera tale da arricchire anche il suo palmarès, che vanta al momento solo tre titoli, di cui uno nelle giovanili. E, perché no, ha tutte le qualità per puntare anche ad arrivare a indossare la maglia della Nazionale maggiore.