Nell’anticipo della 2ª giornata di Serie A, l’Inter di Simone Inzaghi ha vinto sul campo dell’Hellas Verona. I nerazzurri hanno strappato i 3 punti in trasferta solo nel secondo tempo e con grande fatica, grazie all’ingresso del Tucu Correa. Le difficoltà della compagine meneghina si comprendono bene soltanto se si guarda anche alla prova della squadra allenata da Di Francesco. Gli scaligeri, infatti, sono stati in grado di mettere in crisi la manovra nerazzurra nella prima frazione, chiudendo ogni spazio e concedendo pochissime occasioni, oltre a chiudere avanti per 1-0. Proviamo a tracciare ora un’analisi tattica di Hellas Verona-Inter, cominciando con le formazioni schierate titolari dai due allenatori.
Eusebio Di Francesco continua a proporre il 3-4-3 ereditato da Jurić con una sola variazione tattica importante rispetto alla gara d’esordio. Invece di schierare una prima punta fisica (un vero e proprio 9), sceglie di collocare davanti Barak come trequartista in posizione atipica, con gli esterni Zaccagni e Cancellieri a supporto in una zona più accentrata del solito. Per il resto non ci sono grosse novità rispetto all’esordio della settimana scorsa. Ilić sostituisce a centrocampo lo squalificato Veloso e Magnani parte titolare al posto di Dawidowicz. Sulla fascia destra torna il rientrante Faraoni.
Il tecnico nerazzurro Inzaghi, dal canto suo, sceglie di confermare il 3-5-2 dell’esordio vittorioso a San Siro, con 10 giocatori titolari su 11 confermati. L’unico cambio è Lautaro Martínez che prende il posto di Sensi, conferendo maggiore peso offensivo e fisicità alla manovra interista. Sulla fascia sinistra Inzaghi opta ancora per la vivacità di Perisić, mentre sulla destra cerca più equilibrio con Darmian. Centrocampo e difesa non si toccano dopo l’ottima prova col Genoa.
Primo tempo: il Verona blocca le offensive nerazzurre e si porta in vantaggio
La partita comincia con grande intensità da parte dell’Inter, che tenta di costringere il Verona nella sua metà campo. Perisić parte in posizione molto alta, la stessa che aveva occupato contro il Genoa e tenta spesso di arrivare al cross. A centrocampo, i giocatori nerazzurri dialogano bene nella fase iniziale, ma la verticalizzazione è sempre preclusa dagli interventi dei difensori gialloblù.
Fin dagli albori del match, infatti, si nota subito come i difensori del Verona (in particolare Magnani) seguano a uomo gli attaccanti dell’Inter, senza concedergli mai lo spazio per girarsi. La loro marcatura è asfissiante, talora al punto di uscire di molto dall’area di rigore e arrivare al fallo tattico preventivo.
Dopo i primi minuti, il Verona, fino a quel momento perlopiù schiacciato nella propria metà campo, comincia a ripartire con pericolosità e a mettere pressione all’inizio della manovra interista. Brozović viene schermato da Barak, che in fase di non possesso va a marcarlo a uomo, mentre cerca di dare profondità quando il Verona riparte. La sua posizione è un vero e proprio rebus per i difensori nerazzurri.
Il pressing compatto degli scaligeri mette in seria difficoltà i registi interisti, che sono costretti a lasciare spesso l’iniziativa ad Handanovič. Il portiere nerazzurro, non volendo buttare il pallone in avanti, sovente preferisce rischiare la giocata palla a terra: ma in un’occasione gli manca la precisione e così, con un suo errore, arriva il vantaggio di Ilić.
Il resto della prima frazione si compie sulla stessa falsariga, con l’Inter che sembra perdere smalto e lucidità, e l’Hellas che acquisisce gradualmente campo e sicurezza. In particolare, il Verona spinge molto sulla sinistra, con le numerose incursioni e sovrapposizioni di Lazović e Zaccagni. L’Inter si rende pericolosa solo in alcune circostanze, perlopiù in contropiede e sempre grazie ai cross dalla sinistra di Perisić che è sempre molto avanzato.
I due centravanti dell’Inter, spesso costretti a uscire dall’area di rigore, agiscono da registi avanzati, spesso però senza avere la precisione necessaria. Una peculiarità del Verona in fase di impostazione, invece, è lo sporadico abbassamento delle mezzali che prendono il posto dei difensori laterali. Solo nella parte finale del 1º tempo gli scaligeri sembrano andare un po’ in difficoltà e cominciano a buttare qualche pallone in avanti.
L’analisi tattica del secondo tempo: grazie al gioco aereo l’Inter rimonta il Verona
All’inizio del secondo tempo, la musica cambia: l’Inter ricomincia a spingere forte portando molti effettivi nell’area di rigore del Verona. Grazie al lavoro sporco di Dzeko su una rimessa laterale lunga di Perisić arriva il pareggio nerazzurro, di testa, con Lautaro Martínez. La pressione veronese sulla manovra dell’Inter cala vistosamente, forse anche a causa della stanchezza.
I centrocampisti dei meneghini riescono a farsi trovare spesso dopo le sponde delle punte e così la fase di costruzione interista torna ad essere fluida. Infatti, l’Inter, quando il Verona prova a portare avanti il baricentro, sceglie di alzare il pallone con i lanci lunghi di Handanović.
Dopo il quarto d’ora le squadre si allungano e i ribaltamenti di fronte diventano frequenti. L’Inter, ora, quando riesce a puntare la porta, si rende pericolosa con inserimenti e passaggi filtranti. I centrocampisti nerazzurri variano spesso la loro posizione per dare pochi punti di riferimento.
Gradualmente la partita si fa molto fisica e nervosa, con entrambe le squadre che puntano sulle ripartenze veloci dei propri attaccanti subentrati, Lasagna da una parte, Correa dall’atra. Le incursioni e il fraseggio centrale dell’Inter diventano sempre più frequenti.
Negli ultimi 10 minuti il risultato è ancora bloccato sul pari, così il baricentro nerazzurro si alza per arrivare al gol. Le linee veronesi, però, rimangono ben serrate: serve perciò un contropiede orchestrato da Vidal e Darmian per permettere a Correa di completare la rimonta, con un’altra rete di testa. Poco dopo l’esordiente argentino sigla anche il gol del definitivo 1-3, concludendo con un tiro mancino all’angolino un’azione costruita centralmente.
Analisi tattica Hellas Verona-Inter: le considerazioni finali
L’Inter era consapevole di dover giocare una partita molto complicata. Il campo del Verona, storicamente ostico, poteva essere una trappola mortale per una squadra in rodaggio, che ha cambiato in estate interpreti e condottiero.
Il Verona ha saputo giocare una buona gara di concentrazione e aggressività nel primo tempo, ma con il passare dei minuti il suo pressing è calato vistosamente. Conseguentemente, sono arrivate le difficoltà per gli scaligeri, che hanno subito a più riprese l’iniziativa nerazzurra.
Il gioco aereo si è dimostrato una componente essenziale per il risultato finale ottenuto dell’Inter, così come lo era stato in più circostanze lo scorso anno. In generale, sembra essere mancata soprattutto a centrocampo e in difesa quella fantasia nerazzurra che si era ammirata nell’esordio a San Siro.
Notevoli le scelte tattiche di Simone Inzaghi, che con l’inserimento di Vidal e Correa ha dato una svolta al match del Bentegodi. Inoltre, il tecnico nerazzurro, accortosi della pressione alta del Verona, ha imposto ai suoi il lancio lungo e la corsa sulla seconda palla a più riprese nel secondo tempo.
Di Francesco, invece, nonostante una buona preparazione della gara, non ha saputo leggere bene i momenti della stessa, operando alcuni cambi che si sono rivelati sbagliati (Dawidowizc) e non riuscendo a cambiare l’assetto tattico quando la squadra è andata in debito d’ossigeno.