Il calcio rischia il fallimento: 600 milioni di perdite

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Scatta l’allarme: Dal Pino e Gravina, in coro, denunciano la voragine economica del calcio italiano. Sembrerebbero infatti essere più di 600 i milioni mancanti nelle casse del mondo del pallone. Il presidente della FIGC, addirittura, si è trovato costretto a rivolgersi direttamente al Governo, in mancanza di altre valide alternative. Il calcio rischia il fallimento: 15 squadre su 20 non riescono nemmeno a coprire le spese relative al mese di Settembre. 

La liquidità è ai minimi storici e i dipendenti di questa grande industria ammontano a 300.000. Ormai si è vicini al collasso e la caduta potrebbe essere fragorosa e vergognosa. Infatti, non manca solo la possibilità di garantire gli stipendi, a volte multimilionari, dei calciatori, che, in fin dei conti, poco soffrirebbero questo taglio. A destare preoccupazione è il fatto di non riuscire a trovare le risorse per saldare le retribuzione relativa a tutti gli altri dipendenti. 

Spaventano, dunque, le vicende legate ai lavoratori da sempre dietro le quinte, che neanche lontanamente guadagnano le somme intascate da coloro che scendono in campo. Magazzinieri, giardinieri, chef: tutte le figure in ombra, ma non per questo meno importanti, rischiano di vedersi decurtato lo stipendio e, in alcuni casi, potrebbero perdere anche il proprio posto di lavoro.

Le cause scatenanti la crisi e le possibili soluzioni

La crisi causata dal Coronavirus, abbattutasi sull’Europa e sul mondo intero, non ha lasciato indifferente nemmeno la sfera calcistica. Dal post-lockdown, le società italiane hanno registrato una perdita di 600 milioni di euro. Indubbiamente due sono le ragioni principali di questo collasso: i mancati incassi derivati dalla vendita dei biglietti ai botteghini e il nullo supporto da parte degli sponsor. In percentuale, queste due mancanze pesano rispettivamente il 65% ed il 35% sul totale. A questo dobbiamo aggiungere anche che SKY non ha versato il pagamento dell’ultima rata relativa ai diritti Tv.

Quel che manca, quindi, è la liquidità: soldi contanti da poter utilizzare per stipendi e spese relative al personale ed ai dipendenti. Se Dal Pino ha lanciato questo allarme, è stato il presidente Gravina in persona ad essersi rivolto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per ottenere un supporto concreto. La risposta è stata negativa poiché i problemi da risolvere, per il Governo, sono e rimangono ben altri.

Il calcio italiano rischia il fallimento e le soluzioni prese in esame sono essenzialmente di due tipi: la prima vedrebbe il sacrificio relativo agli stipendi dei calciatori, il secondo considererebbe l’ipotesi dell’ingresso di un fondo d’investimento estero all’interno del nostro panorama calcistico. 

Sul primo punto troviamo però scettici i giocatori: l’intesa con l’AIC (Associazione Italiana Calciatori) è ben lungi dall’essere trovata. In merito all’inserimento di capitale straniero pare si sia interessata la CVC Capital Partners. Il fondo d’investimento, con base in Lussemburgo, parrebbe aver offerto 2,2 miliardi di euro per il 20% della Serie A.

Se da un lato questa sembra essere un’occasione di rilancio, dall’altro sarebbe anche sinonimo di poca affidabilità economica, mai effettivamente dimostrata negli ultimi anni. Inoltre sembra esserci una seria necessità di fondo: quella di ottenere la stabilità che, ad ora, è ben lungi dall’essere raggiunta.

Il calcio rischia il fallimento: 600 milioni di perdite

Serie D e dilettanti preoccupati: il calcio rischia il fallimento anche lì

Le recriminazioni non giungono soltanto dalle società medio-stabili di Serie B o di Serie C. La preoccupazione di non aver futuro è manifestata dai club di Serie D e da tutti quelli delle serie minori. La pandemia ha già bloccato una volta il calcio dilettantistico e falcidiato quello semi-professionistico. Con le nuove misure restrittive, il repentino stop ha gettato nello sconforto chi ancora credeva possibile risorgere dalle difficoltà. 

Il calcio a livello regionale e provinciale, tramite le parole del Presidente della LND Cosimo Sibilia, si è voluto confrontare con il responsabile delle categorie ai piani alti della piramide. L’offensiva ha portato in alto le ragioni delle piccole realtà, accusanti un comportamento atto a privilegiare i grandi Club. Ai vertici del calcio è stato imputato di aver moltissime finanze ma di non saperle ridistribuire in modo equo, lasciando sul lastrico le società provinciali.

Il Presidente Gravina ha voluto controbattere alle affermazioni forti di Sibilia. Il n.1 della Federcalcio ha sottolineato come, già nel Maggio scorso, le società di Serie A avessero destinato 9 milioni per la LND. A questi, poi, vanno aggiunti gli ulteriori 6,8 milioni di mutualità, arrivati direttamente dai Club della massima serie, relativi alla stagione 2017/2018.

Controversa dunque tutta la vicenda che sta caratterizzando il nostro movimento calcistico. Indubbiamente l’errore più comune, negli ultimi anni, è stato quello di aver compiuto il passo più lungo della gamba. Investimenti azzardati, scelte discutibili in sede di calciomercato ed anche la poca considerazione delle categorie inferiori.

Cosa manca al nostro calcio per fare il salto di qualità?

In Italia manca la cultura della ricerca e della crescita del giovane, è assente il supporto portato ai club dilettantistici, manca la volontà di andare ad osservare i progressi dei ragazzi che militano nelle squadre di provincia. Certo, anche queste dovrebbero soffermarsi di più sull’attività di base, sulla ricerca di un determinato modo di “fare calcio”, sviluppando molto di più la creatività e la fantasia del ragazzo, per poi arrivare gradualmente anche ad una crescita fisica.

Il calcio rischia il fallimento: 600 milioni di perdite

Valorizzare i propri settori giovanili dovrebbe essere la priorità di tutti i club, andando così ad aiutare lo sviluppo del calcio italiano e non dovendo più essere obbligati ad investire capitale su cartellini di ragazzi cresciuti altrove. Non è importante la vittoria in queste sedi, non si dovrebbe avere la necessità di allenare il calciatore cresciuto precocemente: serve il ragazzo con idee, con visione di gioco e abilità strettamente relative al mondo del calcio. Da qui, poi, la base per costruire anche la crescita fisica. Sempre più spesso vediamo club di Serie A andare a spendere cifre folli, con annessi ingaggi astronomici, per vere e proprie meteore.

Solo limando questi aspetti e sfruttando le proprie risorse, controllando le spese e riservando attenzioni a tutti i dipendenti della propria società si potrà riuscire a rifondare questo sistema marcio ed ormai al collasso.

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