In 495 giorni, Cristiano Ronaldo è passato dalla Juventus all’Al Nassr. In mezzo, la seconda vita in Inghilterra con quel Manchester United che l’ha reso il fenomeno che tutti conosciamo; o meglio, che conoscevamo. Sì, perché quest’arco temporale, neanche poi così ampio, ha sancito probabilmente il tramonto definitivo della carriera da top di CR7. Un percorso che l’ha visto vincere cinque Champions League, cinque Palloni d’Oro e segnare oltre 800 gol in carriera.
Una parabola che ha toccato vette altissime, in cui ha caratterizzato un’intera generazione con il corpo a corpo con Lionel Messi, rivale di una vita e stimolo per migliorarsi di partita in partita. Ma proprio al tramonto del 2022, che ha consacrato da un lato la Pulce con la vittoria del mondiale, è arrivata quella linea di demarcazione che lascerà una macchia sulla vita calcistica di Cristiano Ronaldo. Perché mentre l’argentino si ritrova sul tetto del mondo e al top del calcio europeo con il PSG, CR7 ha scelto i milioni dell’Al Nassr, messo alla porta dal calcio che conta. Un declino, appunto, lungo 495 giorni.
Dalla Juventus allo United: The Last Dance in Europa di Ronaldo
Dietro l’uscita di scena di Cristiano Ronaldo, che in meno di un anno e mezzo si ritrova dalla Juventus all’Al Nassr, passa una molteplicità di cause e malumori. A partire proprio dall’addio (senza troppi ringraziamenti) alla Vecchia Signora. Già, perché nell’estate 2021 esplode il malcontento di CR7 a Torino: l’asso portoghese si sente quasi ingabbiato in una prigione a lui poco consona, faro di un progetto fallimentare e privo di un orizzonti rosei. Il tutto nonostante 30 milioni di motivi per continuare l’avventura alla Continassa.
E così Cristiano Ronaldo capisce di averne abbastanza, e chiede la cessione. E quale modo migliore di dare nuova linfa alla propria carriera se non quello di tornare lì dove tutto è iniziato? Già, perché alla fine è il Manchester United che decide di riaccogliere il figliol prodigo all’Old Trafford. Un secondo capitolo dai contorni romantici, senza disdegnare il lato economico (oltre 20 milioni netti di ingaggio). Ma che si ferma qui, perché in termini tecnici c’è ben poco di attraente. La squadra non gira, non ha anima e si sente quasi oppressa dalla figura di CR7. I risultati sono deludenti: sesto posto in classifica, zero trofei.
Eppure, in termini personali Cristiano Ronaldo non fa comunque mancare il suo apporto: in 38 presenze realizza 24 reti, risultando il miglior marcatore stagionale del Manchester United. Ma, come detto, il suo peso dentro lo spogliatoio è insostenibile. Un leit motiv che tocca vette inimmaginabili dopo l’arrivo di Erik ten Hag sulla panchina dei Red Devils: CR7 viene relegato ai margini, alternandosi tra panchina e tribuna. Fino ad arrivare al match contro il Tottenham, in cui il lusitano, capendo che non sarebbe entrato, abbandona il campo. Una mossa che segna la parola fine sulla seconda vita all’Old Trafford: tra interviste, veleni e accuse, il 22 novembre arriva l’ufficialità della rescissione del contratto.
Mondiali e polemiche: si materializza il declino
Ancor più che gli ultimi mesi infernali al Manchester United, a indirizzare verso il basso la parabola di Cristiano Ronaldo sono i mondiali in Qatar. Le attese (e i sogni) sono tutti per una finale contro l’Argentina di Lionel Messi. Un epilogo romantico, suggellato da quello scatto sui social alla vigilia della rassegna iridata. Ma sin dall’esordio del suo Portogallo con il Ghana, si intuisce che qualcosa non va: CR7 sembra totalmente scollegato dal resto della squadra. Viene servito poco, quasi ignorato, e lui non fa nulla per rendersi più utile. Fino alla goccia che fa traboccare il vaso: nell’ultima gara del girone contro la Corea, il Ct Santos decide di sostituire il suo fuoriclasse, scatenando la sua ira.
Una sfuriata in mondovisione, non priva di conseguenze. Sì, perché agli ottavi contro la Svizzera, il tecnico esclude Cristiano Ronaldo dai titolari, lanciando al suo posto il giovane Ramos. Risultato: 6-1 per i portoghesi con tripletta del talentuoso centravanti lusitano. Il dado è tratto: il mondiale di CR7 è finito. Sì, ancora prima dell’eliminazione effettiva contro il Marocco ai quarti. Dove, peraltro, l’ex Real Madrid viene escluso di nuovo dai titolari. Inutile, ovviamente, il suo ingresso in campo nella ripresa, con la squadra in svantaggio. Le cose non cambiano e le immagini finali di CR7 in lacrime segnano, di fatto, la fine di un’era.
Senza una squadra al top in Europa disposta a puntare su di lui, senza una prospettiva nel calcio che conta, il fenomeno portoghese non ha altra scelta: accettare la corte milionaria dell’Arabia. Un epilogo triste per una carriera leggendaria. Carriera che, nel suo capitolo finale, vede il triste declino di Cristiano Ronaldo da Funchal, che in 495 giorni, è passato dalla Juventus all’Al Nassr. Dal top all’essere uno qualunque. Seppur ricoperto di soldi.