Giuseppe Bergomi, detto “Beppe”, è stato un grande difensore, capitano dell’Inter e della Nazionale italiana. Dopo aver vinto un Mondiale (Spagna ’82), un campionato di Serie A e tre Coppe Uefa, si è ritirato dal calcio giocato da primatista, per numero di presenze, con la maglia nerazzurra (757). Nel 1999 decide di appendere le scarpe al chiodo e di immergersi subito nel delicato ruolo di telecronista. Prima collabora con TELE+ e successivamente con SKY, ditta alla quale, contrattualmente, è ancora legato.Â
Recentemente lo “Zio”, soprannome affibbiatogli ad inizio carriera da Gianpiero Marini, è tornato a parlare in radio, ai microfoni di “Radio Nerazzurra”. Bergomi si è soffermato a riflettere soprattutto sul suo presente, ed ha voluto dare un proprio parere circa la visione, che egli ha, in merito all’Inter di “oggi”.
L’universo interista: le idee su Eriksen e Conte
Bergomi, essendo oggi un opinionista ed essendo stipendiato per esprimere un proprio parere, si è voluto pronunciare circa i moduli e i metodi utilizzati da Antonio Conte: “A partita in corso si può provare a cambiare (modulo, ndr.). Ora che già sei in ritardo toccare i meccanismi diventa difficile. Capisco Conte, anche se in alcune situazioni si potrebbe pensare a dei piccoli spostamenti. Se passi a quattro devi comunque abituare i terzini a giocare in maniera diversa”.Â
Il classe ’63 ha anche voluto riporre la propria attenzione su uno degli acquisti che più ha fatto discutere, effettuato in una delle ultime sessioni di calciomercato: quello di Christian Eriksen. “Il modulo lo condiziona, ne sono convinto anch’io. Per me Eriksen è un “sotto leader”, che ha bisogno di sentirsi coinvolto, se no fa fatica. Se fa bene io sono felice ma vedo che fa fatica ad incastrarsi in questo sistema di gioco e nella nostra cultura calcistica. All’Inter mi hanno detto fosse un’opportunità di mercato. L’ha voluto Conte? Non lo sapremo mai”. Certamente i limiti evidenziati dall’ex capitano neroazzurro non sono nuovi spunti per stravolgenti analisi, soprattutto per chi osserva da tempo la squadra milanese. Trovatosi però nel delicato ruolo del telecronista, Bergomi non si era mai potuto sbilanciare, almeno fino ad oggi.
Il progetto tecnico di Conte e Marotta, supportato dalla società , è sempre sembrato poggiare su stabili fondamenta, almeno fino agli attriti della scorsa estate. Con l’inizio della stagione le aspettative dei tifosi sono state disattese e il malcontento dell’ambiente sembra si possa rispecchiare nelle parole del nativo di Settala.
L’immobilismo di Conte, poco propenso al distacco dal 3-5-2, lo scarso utilizzo di Eriksen e una campagna acquisti incentrata sull’acquisto di calciatori ormai in fase calante di carriera (ad eccezione di Hakimi), han fatto sì che, la squadra, non abbia ancora raggiunto i risultati prefissatisi ad inizio anno.
Il delicato ruolo del telecronista
Subito dopo la fine della propria carriera, l’ex n.2 interista ha intrapreso la strada che lo ha portato a diventare un noto ed apprezzato commentatore tecnico. E’ però da una sua stessa ammissione che possiamo intuire quanto, a causa del proprio passato, Bergomi non sia mai riuscito a svincolarsi dai pregiudizi che lo circondano. Egli ha infatti dichiarato: “Dico sempre le stesse cose: io nel cuore ho la mia squadra ma lavoro per una TV che vive di abbonamenti. Loro fanno ricerche di mercato, quando tu firmi un contratto devi andare con le tue conoscenze, essendo più imparziale possibile. L’anno scorso ho fatto un percorso con l’Atalanta, mi sono divertito tantissimo, ma non se n’è accorto nessuno. Se parlo di Inter e Juventus subentrano dei problemi, ma questo lo sa anche l’azienda. Poi quello che ho nel cuore lo so io“.
Come evidenziato dall’opinionista, dunque, non è per nulla facile svolgere un lavoro di questo genere se si ha alle spalle un determinato vissuto. Da ex bandiera interista, risulta impossibile non esser giudicato dalle tifoserie rivali, sempre pronte ad attaccarne l’operato se ritenuto poco imparziale.
Da un lato troviamo le recriminazioni di chi vede in lui la personificazione del “tifoso interista”, dall’altro le critiche che anche i tifosi della “propria” squadra sembrano non volergli risparmiare.
Una bandiera nerazzurra che non può tornare a casa
A Bergomi viene imputato il fatto di non schierarsi spesso a difesa dei nerazzurri, cosa che, per sua stessa confessione, ha causato un distacco dall’amata società e ha precluso un suo ritorno “a casa”: “Per me è finita, nel senso che mi sono messo il cuore in pace. L’ultimo ad averci provato è stato Sabatini. Gli ho detto anche delle incomprensioni del passato, che nascono sempre dalle telecronache. Alla fine mi ha detto che non c’erano possibilità . Chi ci ha provato ancora di più è stato il povero Giacinto Facchetti ma non c’è stato nulla da fare”.
Purtroppo a volte il lavoro del telecronista non è facile da svolgere e, da queste parole, possiamo comprendere il vero significato di tale affermazione. Nel caso di Bergomi, infatti, l’amore e la dedizione per la propria professione lo han fatto allontanare, forse per sempre, dalla società , ma anche dalla famiglia, che lo ha visto crescere e che lo ha consacrato per sempre tra i miti della storia del calcio.
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