Se c’è una squadra di cui preservare la memoria è il Napoli di Diego Armando Maradona. Il 5 luglio 1984, a Napoli, sbarca da Barcellona un argentino: El pibe de oro. L’euforia è così tanta che ad attenderlo alla presentazione ci sono 80 mila persone, che pagarono per vederlo la simbolica cifra di mille lire. Le aspettative erano alte, ma nessuno avrebbe mai pensato che la squadra partenopea, da lì in avanti, sarebbe stata così forte. Anche perché Diego arriva a Napoli a 24 anni, dopo una stagione travagliata. L’anno prima aveva combattuto un’epatite, e aveva dovuto riprendersi dopo un grave infortunio per via di un intervento killer da parte di un terzino basco.
Il Napoli di Maradona: dalla prima stagione al primo scudetto
La prima stagione del Napoli, con Maradona in campo, non è decisamente da ricordare. Nonostante i 14 gol di Diego la squadra campana raggiunge solo l’ottavo posto in classifica. Nell’estate del 1985 in panchina arriva Ottavio Bianchi, un allenatore emergente e coraggioso. Da qui parte la progressiva crescita della squadra, in porta arriva Garella e davanti Bruno Giordano, due grandi nomi per una piazza sempre più in fermento. La stagione va meglio della precedente, ma la Juventus è un’armata invincibile e la vittoria in campionato non arriva. L’anno seguente,1986-1987, dopo ulteriori innesti di spessore come De Napoli e Romano, sembra quello giusto. In un campionato competitivo e divertente, nel testa a testa per il primo posto, si ritrovano Napoli e Inter. A sole due giornate dalla fine la distanza è di soli tre punti, i partenopei al primo posto affrontano al San Paolo la Fiorentina, l’Inter gioca invece a Bergamo. La squadra di Maradona pareggia, l‘Inter però perde e regala al Napoli il primo Scudetto della sua storia.
L’anno seguente arriva anche Careca, attaccante brasiliano di caratura mondiale. La squadra a 5 giornate dalla fine ha 4 punti di vantaggio sul Milan. Un buon margine che verrà vanificato da un finale di stagione terrificante. Il Milan rosicchia punti ad ogni giornata fino a quando, alla penultima giornata, c’è lo scontro diretto con il Napoli sopra di un punto. Una doppietta di Virdis e un gol di Van Basten fanno finire la partita per 3-2, scudetto perso per la squadra di Diego, che lascia tutta la città con l’amaro in gola.
I segni della sconfitta e le successive vittorie
La stagione seguente porta i segni della delusione. Lo spogliatoio si spacca, Garella, Giordano, Bagni e Ferrario vengono ceduti. Per Maradona invece arrivano i primi problemi, la vicenda del figlio e del suo riconoscimento e i guai derivanti dal consumo di cocaina. Diego chiede la cessione al Barcellona, che non gli sarà concessa, farà una stagione di alti e bassi, supportato da un grande Careca. Il campionato svanisce, arriva però una grande vittoria, la prima europea in Coppa Uefa.
Viene esonerato Bianchi, arriva Bigon. Maradona è diventato difficile da gestire almeno tanto quanto è forte. Il Milan è in testa in classifica, e i partenopei li tallonano, in un testa a testa che ricorda quello di 3 anni prima a ruoli invertiti. Il finale, infatti, è uguale ma a parti inverse: il Milan spreca tutto e per il Napoli arriva il secondo Scudetto.
Il 1991 è l’anno finale, è Marzo e la partita è Napoli-Bari. Si esegue l’antidoping di routine, Maradona è positivo. La sua dipendenza dalla Cocaina diventa di dominio pubblico. Il giocatore considerato più forte di tutti i tempi è costretto ad andarsene, fugge a Buenos Aires. Lì però viene arrestato per possesso di sostanze stupefacenti, è l’epilogo che nessuno avrebbe voluto e che nessuno si sarebbe mai immaginato. Resta la leggenda di un’incredibile campione e di una formidabile squadra. Capaci di far emozionare milioni di persone e di cui, ancora oggi, a tutti rimane memoria.