Una settimana dopo il pirotecnico pareggio contro il Sassuolo, l’Inter torna a vincere al San Siro-Meazza e lo fa con un risultato netto (6-0) ed una prestazione convincente. Vanno in rete sei marcatori diversi (tra i quali mancano, curiosamente, Lautaro Martinez e Lukaku), sintomo di una ritrovata armonia di gioco. Di fronte, un Brescia che rende troppo facile la partita dei nerazzurri. Gli uomini di Lopez, dopo l’occasione sciupata da Donnarumma, scompaiono dal terreno di gioco e si lasciano travolgere dalla valanga di gol e azioni nerazzurra.
Analizziamo tatticamente l’andamento del match.
Inter
La presenza di Borja Valero al posto di Eriksen nello scacchiere nerazzurro lascerebbe presagire un ritorno al 3-5-2; ma lo spagnolo prende proprio il posto dell’ex Tottenham, confermando il 3-4-1-2 che ha caratterizzato le ultime uscite nerazzurre. Davanti al trequartista, il tandem Lautaro-Sanchez, con il cileno che prende il posto di Lukaku: sarà proprio il dinamismo dell’attaccante in prestito dal Manchester United una delle chiavi tattiche del match. In mezzo al campo, confermata la coppia di centrali Gagliardini-Barella, mentre sugli esterni Conte opera il turnover, affidandosi a Moses e Ashley Young. Fra i tre davanti ad Handanovic, l’unica novità rispetto alla trasferta di Parma è il cambio Bastoni-Godin, con il giovane italiano affiancato da De Vrij e D’Ambosio.
Brescia
Reduce dall’amaro pareggio in casa contro il Genoa, Diego Lopez schiera il suo Brescia con il solito 4-3-1-2, con qualche novità nel reparto avanzato: Ayé prende il posto di Torregrossa (scelta dimostratasi infelice, a posteriori), facendo coppia con Donnarumma. Dietro di loro svaria sulla trequarti Zmrhal, mentre Skrabb prende il posto di Bjarnason a centrocampo. Le azioni di schermo davanti alla difesa e di impostazione del gioco sono, come sempre, affidati a Tonali, osservato speciale in chiave mercato.
Primo tempo: dopo 5′ è monologo Inter
Pronti via ed è l’Inter a fare la partita; la squadra di Conte appare concentrata, portando alto il pressing sugli esterni e facendo attenzione a non farsi prendere alle spalle dagli attaccanti del Brescia. Prezioso, in tal senso, il lavoro di raccordo fra i reparti svolto dall’infaticabile Barella. Ma da una palla in uscita giocata male da Ashley Young nasce la prima ed unica occasione per il Brescia; Tonali approfitta dell’errore nerazzurro e serve rapidamente Donnarumma in verticale che, tutto solo, la spara alta. Giusto il tempo di riprendersi dallo spavento, che l’Inter riprende il pallino del gioco. Ed è uno dei classici cambi di gioco fra gli esterni a premiare i nerazzurri: tutto nasce dalla catena di destra, dove Sanchez partecipa maggiormente all’azione. Al cileno, Conte chiede di inserirsi fra centrale e terzino sinistro del Brescia.
Ed è proprio in questa zona che Moses pesca l’attaccante nerazzurro, bravo a sfruttare la sua velocità per sorprendere la difesa bresciana e trovare sull’out opposto Ashley Young. Il pregevole colpo al volo dell’esterno inglese fa il resto e l’Inter può mettere in discesa la propria partita. Infatti, è ancora la catena di destra nerazzurra a mettere in difficoltà il Brescia qualche minuto più tardi, sull’asse D’Ambrosio-Sanchez-Moses. Il cileno è bravo a farsi trovare spesso fuori dall’area, fornendo uno scarico per i compagni di squadra e mettendosi in posizione di rifinitore. Da un suo assist in profondità nasce l’azione che porta in area Moses, atterrato da Mateju. Col passare dei minuti, l’Inter è sempre piu padrona del centrocampo.
Il lavoro sporco di Barella, che recupera e gioca ogni pallone nella mediana, consente gli inserimenti dei compagni di reparto Gagliardini e Borja Valero. Ma è dai piedi di Alexis Sanchez che continuano a nascere le azioni migliori: sul finire del primo tempo El Niño Maravilla pesca ancora in area Ashley Young. Questa volta l’esterno inglese si trasforma in assist-man, servendo D’Ambrosio, che di testa infila la terza rete nerazzurra. Il jolly napoletano corona una partita tatticamente perfetta, confermandosi micidiale negli inserimenti.
Secondo tempo: la musica non cambia
Nel secondo tempo, Diego Lopez prova mischiare le carte in tavola con gli ingressi di Torregrossa e Bjarnason ma la musica non cambia. Ad onor del vero, Torregrossa ce la mette tutta per lasciare il segno e le doti tecniche non gli mancano. Ma la squadra attorno non gira ed in particolare il compagno di reparto Ayé non sembra proprio in giornata. Nota di demerito anche per Tonali: sembra troppo attento a svolgere il proprio compitino senza mai cercare la giocata in verticale e, soprattutto, calcia malamente tutti i corner che i compagni (Torregrossa in primis) riescono a conquistare. Calci piazzati che, al contrario, l’Inter dimostra di saper sfruttare grazie alle qualità (neanche a dirlo) di Alexis Sanchez, capace di pennellare la palla del 4-0 sulla testa di Gagliardini.
A questo punto all’appuntamento col gol manca solo Lautaro Martinez. El Toro si impegna tanto, come sempre: la presenza di Sanchez lo porta anche a stare più vicino alla porta avversaria, arrivando a sfiorare la realizzazione in piu di un’occasione. Al limite dell’area del Brescia, il tridente B.Valero-Sanchez-L.Martinez dà anche spettacolo, con scambi di prima nello stretto, dimostrando che il tasso tecnico di questa squadra consente di poter variare la trama offensiva rispetto alla soluzione piu ricercata sugli esterni.
Nel corso del secondo tempo, coinvolgendo anche i subentranti Candreva, Lukaku ed Eriksen, l’Inter rende ancora piu pesante il passivo. Dopo la realizzazione di Eriksen (bravo ad inserirsi in area e a ribattere in rete il tiro di Lukaku, frutto di un’azione personale del belga), è degna di nota soprattutto l’azione del 6-0 interista: tutto parte da Candreva che, dall’out di destra, scarica dietro per Agoumé; il giovane centrocampista (subentrato a Barella) serve in area Eriksen che, con un tocco di esterno, restituisce splendidamente all’accorrente Candreva, libero di conludere a rete. E’ la degna conclusione del festival del gol nerazzurro. La squadra di Conte dovrà, ora, confermare la ritrovata compattezza, soprattutto difensiva, con avversari di maggior calibro.