Inter, Eriksen e l’insostenibile leggerezza del fuoriclasse

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Christian Eriksen e Inter. Due parole che, solo fino a un paio di stagioni fa, messe nella stessa frase, avrebbero suscitato scetticismo e incredulità in tifosi e addetti ai lavori. Eppure lo scorso gennaio, dopo un corteggiamento iniziato già in autunno, quello che per molti era fantacalcio è divenuto realtà. Il playmaker del Tottenham e della Nazionale danese, in scadenza di contratto, declina ogni proposta di club più prestigiosi per trasferirsi alla corte di Antonio Conte.

Inter, Eriksen e l'insostenibile leggerezza del fuoriclasse

Lo score di 69 reti e 89 assist tra le varie competizioni, conditi da giocate di altissimo livello e pregevole fattura, sono il biglietto da visita del nuovo numero 24 nerazzurro. Dopo De Vrij, Godin e Lukaku, il processo di crescita dell’Inter a livello di prestigio e qualità dei singoli trova, quindi, l’apice con l’arrivo di Eriksen, suscitando la più importante sensazione di svolta dal post-triplete in poi. Eppure, complice la lunga pausa causata dal Covid-19, e anche il malcontento figlio di una inspiegabile sorta di crociata mediatica contro un giocatore che di certo non è l’ultimo arrivato, il ventottenne non ha ancora reso come da aspettative. In particolare, anche l’intesa con l’allenatore non è mai sbocciata con convinzione. E questo rappresenta solo l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di episodi analoghi.

Baggio, Pirlo e ora Eriksen: la dura convivenza tra il genio e il sistema efficiente

La filosofia di gioco e i cosiddetti fedelissimi, per un coach, sono le basi per creare i successi di una squadra. E anche nel caso di Conte è sempre stato così, con una svolta però decisiva: l’adattamento ai giocatori a propria disposizione. In particolare alla Juventus, nel momento in cui ha abbandonato il caro 4-2-4 fonte di successo al Bari per passare al 3-5-2, non ha rinunciato ai centrocampisti fisici, ma allo stesso tempo ha dato nuova giovinezza a un certo Andrea Pirlo. Al Milan, il giocatore sembrava ormai prossimo alla pensione, non essendo mai pienamente rientrato nel centrocampo tutto muscoli voluto da Massimiliano Allegri. In bianconero, invece, il metronomo bresciano, con la sua classe sopraffina, è diventato uno dei protagonisti principali dei nuovi successi bianconeri.

Inter, Eriksen e l'insostenibile leggerezza del fuoriclasse

Storie di amori mai pienamente sbocciati che non sono inedite anche in casa Inter, dove prima Roy Hodgson con Roberto Carlos e poi Marcello Lippi con Roberto Baggio non sono mai riusciti a far integrare autentici fuoriclasse in nome del proprio credo tattico. Ora, certamente, è palese come in più occasioni, pur partendo titolare, pur risultando uno dei migliori dal punto di vista atletico e pur essendo capace di giocate fuori dal comune, non sempre Eriksen è riuscito a incidere pienamente nelle partite. Ma il fatto di non sentirsi sempre e comunque il perno della squadra, caratterialmente ed emotivamente potrebbe aver inciso.

Inter, Eriksen e l'insostenibile leggerezza del fuoriclasse

Qualità e quantità per tornare a vincere

Come in tutte le situazioni di stallo, è necessario che le parti in questione si vengano incontro. Dal canto suo Conte ha mandato un primo segnale passando al 3-4-1-2 con insistenza, ma non sempre con Eriksen dall’inizio. E quest’ultimo non sempre ha avuto la giusta cattiveria nella sua zona di competenza, soffrendo forse anche la pressione mediatica.

La storia del calcio, tuttavia, insegna che i grandi successi partono da momenti chiave. E i tifosi dell’Inter si augurano che, quanto prima, giocate come quella di Benevento e nel derby dello scorso febbraio, possano avere migliore fortuna, far sbloccare definitivamente Eriksen e convincere Conte sul suo conto. Con la prospettiva di trasformare lo scontro tra quantità e qualità diventi presto un’equazione perfetta che riporti al risultato della vittoria. 

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