La 27^ giornata di campionato si conclude con la vittoria di misura della Juventus nel derby d’Italia contro l’Inter al “Meazza”. Una partita non bellissima, ma ricca di intensità, agonismo e tensione, come si conviene alla rivalità per eccellenza del calcio italiano. Decisiva la rete di Kostić al minuto 23, dopo avallo del VAR e proteste annesse per un presunto fallo mano di Rabiot a inizio azione. Dal punto di vista invece della tattica, come tra poco ci apprestiamo a spiegare nella nostra analisi, la Juventus riesce ad avere la meglio sull’Inter grazie ad un’attentissima e meticolosa fase difensiva e alla capacità di ribaltare l’azione con ripartenze velenose. Andiamo allora ad indagare più nello specifico quelle che sono le pieghe del match. Partiamo, però, come sempre, con la presentazione delle formazioni.
Squadre in campo con un assetto speculare e in linea con le rispettive caratteristiche. Nel 3-5-2 di Inzaghi c’è Onana tra i pali, protetto dalla retroguardia composta dai braccetti Acerbi e Darmian con in mezzo De Vrij. Sugli esterni agiscono Dumfries e Dimarco, mentre al centro Barella e Çalhanoğlu fiancheggiano Brozović. Davanti, la coppia titolare è quella compsta da Lukaku e Lautaro Martínez.
Allegri risponde col 3-5-1-1. Szczesny in porta, pacchetto arretrato carioca che vede l’intrusione di Gatti ad affiancare Danilo e Bremer. Il terzetto di centrocampo è quello ormai inamovibile, con Locatelli regista basso e le mezz’ali Fagioli e Rabiot. I quinti sono Kostić e De Sciglio. In attacco, la novità è la partenza dal primo minuto di Soulé nel ruolo di spalla a supporto della prima punta Vlahović.
Primo tempo: il gol di Kostić rompe l’equilibrio e accende la partita
Sotto il profilo dell’analisi tattica, i primi 20 minuti di Inter-Juventus sono contrassegnati da tanto equilibrio e un diverso approccio delle due squadre. I nerazzurri provano a fare la partita, mantenendo il controllo del pallone e cercando col consueto movimento dei centrocampisti di aprire varchi tra le serrate linee bianconere. Barella e Brozović svariano molto, si abbassano e si aprono per aprire spazi nel mezzo e poter così trovare delle tracce verticali per Lukaku. Al belga non arrivano tantissimi palloni, anche perché la marcatura fisica di Bremer si fa sentire con grande efficacia.
I bianconeri, dal canto loro, preferiscono lasciare il palleggio ai padroni di casa per provare poi a sorprenderli in ripartenza. In fase di non possesso, la squadra di Allegri sembra disporsi quasi con un 4-2-3-1 quando decide di andare a pressare alta il rombo di costruzione interista. Soulé è l’uomo deputato alla marcatura su Brozović, mentre Fagioli e Kostić accompagnano Vlahović nell’uscita sui 3 difensori. L’esterno serbo rimane molto alto, lasciando che di Dumfries si occupi Danilo, mentre la mezz’ala classe 2001 si mantiene largo sulla destra, dato che De Sciglio rimane bloccato dietro.
L’Inter prova a mantenere alto il pressing, ma finisce così per scoprirsi. Locatelli non ha disturbo e può muovere il pallone con discreta libertà, verticalizzando sulla punta che viene incontro tra le linee, per poi dare sfogo alla manovra principalmente sulla fascia sinistra. Qui, oltre a Kostic, i bianconeri beneficiano anche delle sovrapposizioni interne di Danilo e delle incursioni senza palla di Rabiot. Ed è proprio dalla combinazione di questi due elementi dell’analisi tattica che ha origine il gol che decide questo Inter-Juventus.
Lancio dalle retrovie che imbecca l’inserimento di Rabiot alle spalle del centrocampo nerazzurro, scambio tra il francese e Vlahović e apertura sulla corsia mancina per Kostić. L’ex Francoforte controlla in area e fa partire un diagonale che s’infila all’angolino dove Onana non può arrivare.
Analisi tattica Inter-Juventus: la partita s’infiamma
Il vantaggio bianconero alza il livello di agonismo e nervosismo, con scontri e duelli continui dai quali nessuno si tira indietro. L’Inter è però chiamata a reagire e prende possesso della metà campo della Juventus, ma senza riuscire veramente a sfondare e con le difficoltà che abbiamo appena messo in luce nel corso della nostra analisi tattica. Lukaku continua ad essere il riferimento principale, nonché il terminale di azioni molto elaborate. Quasi impalpabile invece Lautaro, imbottigliato nel traffico centrale.
Secondo tempo: la Juventus stringe i denti e regge l’assedio dell’Inter
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica accentua quelle che sono le esigenze delle due squadre: l’Inter deve aumentare il volume di gioco, mentre la Juventus è chiamata ad assorbire l’urto. La squadra di Inzaghi prova con manovre avvolgenti, che prevedono un maggiore sviluppo sugli esterni. Ciò è favorito anche dal costante accompagnamento dei braccetti, che si staccano in avanti per portare superiorità numerica.
I bianconeri, rispetto alla prima frazione, sono costretti a difendere molto più bassi e schiacciati negli ultimi 16 metri, per poi provare ancora a ripartire in contropiede. Poco dopo l’ora di gioco arrivano le prime sostituzioni. Il tecnico emiliano inserisce D’ambrosio e Mkhitaryan ai posti di Dimarco, infortunatosi, e Barella, impreciso e nervoso. Allegri gioca invece la carta Chiesa per Soulé, proprio per avere una freccia in più da scatenare in velocità. Dietro la stessa ragione rientra anche l’ingresso di Cuadrado al minuto 75 in luogo di De Sciglio. In entrambi i casi, non ci sono variazioni dal punto di vista tattico.
Grazie alla freschezza degli innesti, alla qualità di Fagioli e agli strappi di Rabiot e Kostić la Juventus costruisce diverse buone opportunità in contropiede, ma senza riuscire a capitalizzare. Dietro, invece, deve guardarsi dalla pressione dell’Inter.
L’ultimo quarto d’ora: tra assalto e stoica resistenza
I 15 minuti finali di Inter-Juventus regalano ancora qualche spunto per quanto concerne l’analisi tattica. Al minuto 79, Inzaghi si gioca il tutto per tutto per provare a strappare il pari. Entrano Džeko e Correa ed escono Lukaku e Darmian. I nerazzurri passano al 4-3-1-2, con Dumfries e D’Ambrosio terzini, chiamati ad una salita costante per rifornire un’area di rigore ampiamente occupata. Pochi minuti dopo, l’ex tecnico della Lazio rinnova anche la fascia destra con l’ingresso di Bellanova per l’olandese.
I bianconeri perdono invece Chiesa, fermato da un problema fisico. Senza attaccanti in panchina, Allegri manda dentro Paredes e gli affida il compito di sostenere Vlahović quando la Juve recupera palla. Situazione che avverrà davvero pochissime volte, dato che i padroni di casa preparano il forcing finale braccando gli ospiti nella loro trequarti. La Vecchia Signora, schiacciata negli ultimi 16 metri, concede qualcosina sulle corsie e al limite dell’area. Tuttavia, la retroguardia difende la porta come se non ci fosse un domani, anche grazie a un portentoso Locatelli. Stringendo i denti, la Juventus tiene botta anche sulle situazioni di palla inattiva e riesce a portare a casa una preziosissima vittoria.
Analisi tattica Inter-Juventus: le considerazioni finali
L’Inter incappa nella seconda sconfitta consecutiva e si fa scavalcare dalla Lazio. La squadra di Inzaghi non riesce a dare sostanza alla propria prestazione né davanti, dove, a parte un’occasione per Barella nel primo tempo, Szczesny non corre particolari pericoli, né dietro. Nonostante gli attaccanti della Juventus non riescano a pungere particolarmente, è a centrocampo che i nerazzurri vengono sopraffatti. Fagioli e Rabiot con qualità e fisicità riescono ad avere la meglio sugli omologhi avversari, incapaci di trovare soluzioni alternative. La squadra si lascia prendere dal nervosismo ed è poco lucida nelle scelte, dimostrando ancora una volta una maturità tattica non ancora pienamente raggiunta.
Tre punti d’oro invece per gli uomini di Allegri che vedono sempre più vicina la zona Europa nonostante la penalizzazione. Il successo è frutto di una prestazione solidissima dal punto di vista difensivo e cinica, come da DNA bianconero. Pur non essendo spettacolare, la Juventus riesce a sfruttare quelle che sono le sue armi migliori, con semplicità e attenzione. Oltre ad un devastante Kostić, si apprezzano anche la generosità di Vlahović e Soulé, ma ancor di più la tenuta del centrocampo. Locatelli, Rabiot e Fagioli sono ormai il caposaldo della struttura tattica bianconera, dopo anni in cui il reparto ha fatto fatica a dare certezze dopo i vari smantellamenti.