Osimhen chiama, Lautaro Martínez risponde e con una doppietta trascina l’Inter al successo sul Monza nell’anticipo del sabato sera della prima giornata di campionato, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. La squadra di Inzaghi gioca una gran partita e legittima la prestazione con un gol per tempo dell’argentino. Dopo appena 8 minuti, finalizza l’assist da destra di Dumfries. Al 76′, si fionda in scivolata sul suggerimento del neoentrato Arnautović. Nella serata in cui debuttano praticamente tutti i nuovi acquisti, i nerazzurri conquistano i primi 3 punti stagionali, eleggendosi fin da subito come una delle principali antagoniste del Napoli. I brianzoli soffrono, invece, un atteggiamento a tratti un po’ troppo spento e una certa difficoltà nel trovare la porta, nonostante idee di gioco abbastanza chiare.
Presentiamo la vittoria dell’Inter sul Monza approfondendone gli aspetti salienti attraverso la nostra analisi tattica. Partiamo però prima dalle formazioni.
Inzaghi si affida allo zoccolo duro della scorsa stagione, al netto di qualche assenza e dei ceduti e con delle novità riguardanti gli estremi del suo 3-5-2. In porta, subito spazio a Sommer, protetto dalla retroguardia capeggiata dal centrale De Vrij e dai braccetti Darmian e Bastoni. Çalhanoğlu stabilmente promosso leader del centrocampo con Barella e Mkhitaryan ai suoi lati. Davanti, a far coppia col Toro c’è Thuram.
Anche Palladino non può che ripartire dalle certezze dell’ultimo anno e dunque 3-4-2-1 canonico. Tra i pali c’è Di Gregorio, con Caldirola, Pablo Marí e il primo dei due ex di turno, D’Ambrosio, a costituire la linea difensiva. Mediana affidata alla coppia Pessina-Gagliardini, con Ciurria e Kyriakopoulos sugli esterni. In attacco, il riferimento centrale è Marić, supportato alle spalle dal tandem con Caprari e Colpani.
Analisi tattica Inter-Monza, primo tempo: nerazzurri subito in controllo
L’inizio del match tra Inter e Monza è contrassegnato da una grande attenzione tattica da parte delle due squadre, che però non impiegano troppo a scoprire le proprie carte, come ci apprestiamo a vedere nella nostra analisi. Quella di Inzaghi approccia con una pressione intensa e il baricentro alto quando i brianzoli sono in possesso di palla. I tre centrocampisti nerazzurri aggrediscono i due omologhi degli ospiti, avvantaggiandosi della superiorità numerica e della posizione in schermatura da parte delle due punte. In questo modo, sia Pessina che Gagliardini, intrappolati in questa gabbia, vengono totalmente tagliati fuori dal gioco. I compiti di prima impostazione, dunque, ricadono esclusivamente sui difensori, con risultati però chiaramente non eccezionali. Vuoi per la difficoltà nell’innescare i giocatori offensivi, vuoi per qualche sbavatura di troppo in disimpegno.
Non è un caso che la rete di Martínez che sblocca la partita dopo poco più di 7 minuti nasca proprio da un recupero alto del pallone. Con un anticipo deciso, De Vrij stronca l’uscita dei biancorossi e innesca il binario di destra, dove agiscono Barella e Dumfries. L’ex Cagliari illumina l’azione con un tocco di prima che manda a vuoto la difesa di Palladino e libera l’olandese per accomodare un pallone dentro che trova puntuale la deviazione vincente dell’attaccante argentino nei pressi dell’area piccola.
L’Inter si ritrova avanti legittimando una superiorità tecnica e una scioltezza di gioco che si concretizzano in una ricerca costante di triangolazioni veloci per scardinare la difesa avversaria. Il ruolo delle punte diviene fondamentale, perché venendo furi dalla marcatura, si pongono come appoggi per chiudere delle combinazioni che si sviluppano esternamente e che vedono coinvolti la mezz’ala e il quinto. Grazie alla straordinaria qualità degli interpreti e ad un’intesa intaccabile, gli uomini di Inzaghi arrivano con buona facilità sul fondo per rifornire l’area di rigore.
Analisi tattica Inter-Monza: segnali di risveglio dei brianzoli
Sotto di un gol e in difficoltà dal punto di vista tattico ad arginare l’esuberanza qualitativa dell’Inter, il Monza impiega un po’ a dare cenni di reazione di cui parleremo a questo punto dell’analisi. Innanzitutto, per assicurare parità numerica a centrocampo, in fase di non possesso Colpani assume una posizione più arretrata, fungendo da centrocampista di destra. Caprari, invece, va in marcatura a uomo su Çalhanoğlu. Le maggiori sofferenze arrivano però esternamente, con Dimarco e Dumfries che spingono incessantemente e vengono costantemente liberati con le triangolazioni di cui sopra.
Anche la squadra di Palladino è però costruita per trovare sbocco sulle fasce con la corsa degli esterni. Solo quando Kyriakopoulos e Ciurria alzano le rispettive posizioni e riescono a essere imbeccati con i cambi di gioco, gli ospiti riescono a costringere l’Inter sulla difensiva. A mancare è però un po’ di sostanza davanti, dato che De Vrij mette grande pressione a Marić in marcatura. Con i due centrocampisti inibiti, i trequartisti divengono il fulcro del gioco, soprattutto Colpani. Si abbassa per ricevere, si apre per puntare l’uomo.
Nonostante qualche sforzo propositivo brianzolo, l’Inter dà l’idea di essere sempre in assoluto controllo. Amministra il vantaggio in maniera ottimale, concedendo poco e nulla e quando può si scatena in contropiede tra le praterie lasciate da un Monza spesso sbilanciato in avanti con troppi uomini. Se non riesce, si affida alla qualità dei singoli per manovrare il pallone in maniera ragionata e senza forzature.
Analisi tattica Inter-Monza, secondo tempo: ancora Lautaro a segno
Nella ripresa, il Monza prova a sconvolgere il copione dell’analisi tattica con un avvio frizzante che costringe l’Inter a rispondere per le rime. La squadra di Palladino approccia in maniera aggressiva, alzando la pressione e portando tanti uomini nella metà campo avversaria. Ivi inclusi i braccetti per trovare superiorità sugli esterni. A segnare un’importante differenza nel secondo tempo sono, però, i cambi.
All’ora di gioco, il tecnico napoletano si gioca le prime cartucce dalla panchina. Per dare maggiore sostanza alla fase offensiva, dentro Dany Mota e Birindelli, fuori Marić e Colpani. Ciurria avanza la propria posizione alle spalle della punta, mentre il classe ’99 prende il suo posto da esterno di destra.
Pochi minuti dopo, Inzaghi inaugura il parterre di neobattezzati nerazzurri. Al 66′ entrano Arnautović, Cuadrado e l’ex Carlos Augusto rispettivamente per Thuram, Dumfries e Dimarco. Tenendo i propri laterali più alti per schiacciare l’Inter, l’allenatore piacentino si affida alle energie fresche sulle fasce, tanto per reggere difensivamente quanto per sfruttare eventuali ripartenze. L’innesto dell’austriaco, invece, assicura fisicità e soprattutto qualità per gestire il pallone e trovare le giuste combinazioni veloci coi compagni. L’ex Bologna funge in pratica da regista avanzato su cui appoggiarsi con palla lunga.
Tempo 10 minuti e arrivano prima un’altra doppia sostituzione per gli ospiti, con Machin e Pedro Pereira per D’Ambrosio e Gagliardini. Poi il gol del raddoppio nerazzurro che spegne ogni velleità dei brianzoli. Orchestra Arnautović con una giocata sulla sinistra e un assist al bacio per Lautaro, lasciato tutto solo sul secondo palo da una difesa biancorossa troppo statica.
I successivi innesti dalla panchina, sia da una parte che dall’altra, non apportano significative variazioni. Eccezion fatta per Frattesi, che, entrato al posto del mattatore di serata, va a ricoprire l’insolita posizione di seconda punta. La partita e la nostra analisi tattica si chiudono così con l’Inter che porta a casa il successo ai danni del Monza.
Inter-Monza, le considerazioni finali
Il derby lombardo che chiude il primo sabato sera di Serie A ci consegna, come abbiamo cercato di evidenziare in questa analisi tattica, un’Inter in grande spolvero e un Monza a tratti incerto. I nerazzurri hanno già dimostrato di aver mantenuto la solidità e le certezze della scorsa stagione, condite con una rosa più profonda e con i nuovi elementi che appaiono già ben inseriti nei meccanismi di Inzaghi. Diversamente, i brianzoli hanno ancora bisogno di carburare per esprimersi al meglio. Soprattutto a centrocampo, dove Gagliardini e Pessina non sono mai riusciti ad entrare in partita in maniera significativa. Una pecca di personalità di cui la squadra ha risentito facendo talvolta fatica a velocizzare la manovra, talvolta proprio a portare il pallone nell’altra metà campo senza rischiare di lanciare un contropiede avversario.