Italia-Argentina (0-3): analisi tattica e considerazioni

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Ritorno per nulla sorridente a Wembley per la nostra Nazionale dopo la gioia di 11 mesi fa. Nell’attesa Finalissima, gli azzurri vengono amaramente sconfitti 0-3 dall’Argentina. Il passivo è figlio di una prestazione decisamente deludente della squadra di Mancini, surclassata tecnicamente, fisicamente e mentalmente dagli uomini di Scaloni. Il nostro attacco fatica a pungere, mentre difensivamente Messi e soci fanno il bello e il cattivo tempo. Nel primo tempo, Martinez e Di Maria mettono in ghiaccio il risultato, arrotondato nel finale dalla rete di Dybala, appena entrato. Andiamo a vedere più nel dettaglio le chiavi del successo della Seleccion nella nostra analisi tattica di Italia-Argentina. Partiamo, come sempre, da un rapido scorcio delle formazioni.

Italia-Argentina (0-3): analisi tattica e considerazioni

Mancini conferma il 4-3-3 con Donnarumma in porta, linea difensiva composta da Di Lorenzo ed Emerson sugli esterni e dalla coppia centrale bianconera Bonucci e Chiellini. Jorginho in cabina di regia, affiancato dalle mezz’ali Barella e Pessina. Tridente offensivo con Belotti punta centrale e Raspadori e Bernardeschi ad agire sulle fasce.

Un po’ di Italia del passato e del presente nel 4-2-3-1 dell’Albiceleste. Martinez tra i pali, difesa costituita da Molina, Romero, Otamendi e Tagliafico. In mediana giocano De Paul e Rodriguez. Lautaro Martinez è l’unica punta, supportato alle spalle dal tridente di trequartisti Lo Celso, Messi, Di Maria.

Primo tempo: la qualità dell’Argentina travolge gli azzurri

Le chiavi della vittoria dell’Argentina sull’Italia che mettiamo in evidenza nell’analisi tattica sono essenzialmente due. Da un lato, la maggiore determinazione messa in campo dai sudamericani. Dall’altro, la fluidità, mista all’eccelsa qualità, della fase offensiva.

Per quanto concerne il primo punto, la squadra di Scaloni approccia con grande intensità e un pressing molto feroce sui nostri portatori. La pressione portata con aggressività incide su un duplice aspetto: consente di soffocare il palleggio degli avversari e di recuperare palla in zone pericolose del campo. Tale scelta paga alla lunga e porta al gol del vantaggio dell’Albiceleste al minuto 28. Bernardeschi perde palla sulla trequarti, avviando un’azione in uno contro uno di Messi con Di Lorenzo. La pulce supera il giocatore del Napoli e accomoda a Lautaro il più facile degli assist da ribadire in rete.

Per quanto concerne la fluidità offensiva, invece, l’Argentina beneficia sia del talento abbacinante dei suoi interpreti, che della loro interscambiabilità e duttilità tattica. A parte Lautaro, unico punto di riferimento, i trequartisti svariano su tutto il fronte, andando liberamente a scegliersi lo spazio migliore da attaccare. L’uomo barometro della disposizione organizzativa della Seleccion è chiaramente Messi. L’ex Barça preferisce venire via dal traffico centrale, abbassandosi quasi sulla linea dei centrocampisti o partendo leggermente defilato sulla destra. In tal modo, può ricevere nei piedi con sufficiente libertà e condurre palla in progressione, facendo a fette centrocampo e difesa azzurri.

Di Maria e Lo Celso garantiscono invece l’ampiezza. Soprattutto il primo, spesso isolato nell’uno contro con un Emerson in evidente difficoltà. Oppure pronto ad attaccare la profondità quando Lautaro viene incontro. Ed è così che si propizia l’azione del raddoppio nel recupero. L’attaccante dell’Inter va via troppo facilmente a Bonucci a metà campo e serve il Fideo in verticale, che brucia Chiellini e beffa Donnarumma.

Italia-Argentina (0-3): analisi tattica e considerazioni

Analisi tattica Italia-Argentina: la (non) risposta degli azzurri

Come visto in questa prima parte dell’analisi tattica di Italia-Argentina, gli azzurri devono far fronte a diversi problemi. Il pressing feroce dei sudamericani impedisce agli uomini di Mancini una circolazione pulita e veloce della sfera. I nostri sono praticamente braccati e impossibilitati a fraseggiare. L’impostazione avviene con la difesa a 3, con Di Lorenzo che spinge poco per rimanere in linea con Chiellini e Bonucci. Questi è il vero regista della squadra, dato che Scaloni costruisce una gabbia attorno a Jorginho, preso da Lautaro o Messi in prima battuta e poi tamponato da De Paul sullo sviluppo dell’azione.

Italia-Argentina (0-3): analisi tattica e considerazioni

L’unica soluzione di gioco concessaci è il lancio lungo da dietro, o comunque una giocata forzata in verticale. Belotti riesce a giocare palla solo spalle alla porta venendo incontro. Pessina prova con gli inserimenti senza palla a dare supporto al nostro centravanti, ma senza sbocco sugli esterni diventa dura renderci pericolosi in area. Sia a destra con Bernardeschi che a sinistra con Emerson fatichiamo a fare breccia nel 4-4-2 difensivo argentino.

Negli ultimi 10 minuti del primo tempo, gli azzurri cominciano ad accusare un po’ di insofferenza. La partita si riempie di falli e di interruzioni e poco a poco gli uomini di Mancini perdono convinzione. Si va così all’intervallo sotto di due gol.

Secondo tempo: non arriva la reazione dell’Italia

La ripresa ha inizio con un triplo cambio tra le fila degli azzurri. Entrano Lazzari, Locatelli e Scamacca. Escono Chiellini, che conclude così la sua esperienza con la Nazionale, Bernardeschi e Belotti. Dal punto di vista dell’analisi tattica non cambia nulla per l’Italia, che rimane ad affrontare l’Argentina col medesimo modulo. Pessina passa a fare l’esterno alto di destra, mentre in fase di costruzione anche Emerson si accentra nella difesa a 3 con Di Lorenzo e Bonucci. Lazzari può in questo modo correre a tutta fascia sulla destra.

Italia-Argentina (0-3): analisi tattica e considerazioni

La squadra di Scaloni approccia con minore intensità. Quando si avvede del nostro momento di confusione, però, torna ad alzare la linea del pressing, provando ad approfittare dei nostri errori. Messi continua a partire molto basso, con Lo Celso che taglia dentro al campo a prendere la sua posizione centrale alle spalle della punta. Oltre a fornire un contributo difensivo prezioso contro Lazzari. Come sempre, le occasioni migliori per gli argentini arrivano in contropiede, dove possono scatenare la loro qualità in velocità. Ad innescare le ripartenze è De Paul. Da diga davanti alla difesa raccoglie le respinte centrali, come un pivot con i rimbalzi. Poi si trasforma in regista e lancia nello spazio i compagni.

I cambi non apportano i benefici sperati e la nostra Nazionale continua a faticare. Per bilanciare il gioco in ampiezza, a sinistra è Barella ad allargarsi, con Raspadori più interno, vicino a Scamacca. A destra, invece, Pessina fatica ad agire da esterno alto. Per questo, al minuto 63 Mancini cambia volto alla squadra. Dentro Spinazzola per l’atalantino. L’Italia passa al 3-5-2, con il neoentrato romanista e Lazzari a fare i quinti e coppia d’attacco tutta nero-verde. 

Il nuovo assetto non fornisce garanzie né offensivamente, né difensivamente. Anzi, la squadra non arriva comunque a calciare in porta e dietro soffre maledettamente. Solo un attento Donnarumma tiene a galla gli azzurri. Per cercare di tamponare l’emorragia dal lato di Di Maria, il tecnico marchigiano sostituisce Emerson con un difensore di ruolo e più abituato a giocare a 3, Bastoni. Scaloni, invece, concede un meritato riposo a De Paul, rilevato da Palacios. Anche gli argentini cambiano, passando al 4-3-3. Rodriguez è il vertice basso di centrocampo, con Lo Celso arretrato in posizione di mezz’ala sinistra. In avanti, invece, il Fideo passa sulla corsia mancina e Messi più stabilmente sulla destra. Zona dalla quale può rientrare per calciare

Negli ultimi 5 minuti, con un’altra girandola di sostituzioni, la Seleccion ricostituisce l’iniziale 4-2-3-1. Dietro al neoentrato Alvarez ora giocano Nico Gonzalez, la pulce e Dybala. Proprio la Joya, al minuto 94, recupera l’ennesimo pallone della partita per i sudamericani e conclude l’azione con un colpo mancino di biliardo. Palla che bacia il palo e si insacca alle spalle di Donnarumma. È lo 0-3 definitivo che chiude il match e avvia i festeggiamenti dell’Albiceleste.

Italia-Argentina (0-3): analisi tattica e considerazioni

Analisi tattica Italia-Argentina: le considerazioni finali

Gli azzurri subiscono una pesante sconfitta che scalfisce l’umore del gruppo e mette a nudo i soliti problemi del recente passato. Il ciclo è davvero finito, ma non certo stasera. Sappiamo tutti quando i meccanismi della Nazionale hanno cominciato ad incepparsi piano piano, culminando infine nella catastrofe di Palermo contro la Macedonia. Al netto della evidente superiorità degli avversari in diversi aspetti del gioco, l’Italia ha smarrito le proprie certezze. Offensivamente non riusciamo a renderci pericolosi. I nostri attaccanti non sono mai messi in condizioni di far male. La difesa perde un pilastro tecnico e, soprattutto, carismatico come Giorgio Chiellini. Wembley libera fantasmi nelle nostre menti, allontanando sempre più i fasti di poco meno di un anno fa. Ora serve guardarsi dentro e ritrovarsi, cominciando dalle imminenti sfide di Nations League.

L’Argentina si aggiudica, con ampio merito, la prima Finalissima e ritrova il vero Leo Messi e non il cugino appannato di Parigi. La pulce, che ci aveva dato per potenziali favoriti al Mondiale, si fa beffe di noi e solo un attento Donnarumma gli nega la gioia del gol. La squadra, nel complesso, esprime comunque un calcio veloce e divertente, che rispecchia a meraviglia le caratteristiche individuali dei suoi interpreti. Talvolta fin troppo, dato che, nella ripresa, la gestione del pallone si è trasformata in un torello irridente e a tratti irritante per i nostri giocatori. Alla bellezza estetica, gli uomini di Scaloni abbinano però anche una determinazione e una garra famelica. Un mix assolutamente vincente e che alla fine ripaga gli sforzi. Complimenti ai vincitori!

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