24 marzo 2022: l’Italia di Roberto Mancini viene battuta in casa dalla Macedonia del Nord nella semifinale dei play-off per accedere ai Mondiali in Qatar. Un epilogo amarissimo che, di fatto, cancella l’exploit degli Europei, ricacciando gli azzurri nel baratro di cinque anni prima e della disfatta contro la Svezia. Un nuovo fallimento a cui, stavolta, la Federazione ha risposto diversamente rispetto al 2017: confermato Gravina, ma soprattutto confermato Mancini.
Lo stesso Commissario Tecnico dell’Italia, nonostante riflessioni attente, ha deciso di proseguire l’avventura azzurra. Con un obiettivo chiaro: ricominciare un’altra rifondazione. Un sentimento chiaro, espresso alla vigilia della disfatta nella Finalissima contro l’Argentina di Wembley: “Questa gara segnerà la fine di un ciclo. Non vuol dire che andranno via 15-20 giocatori, ma inseriremo dei giovani per capire quanto valgono e se potremo contare su di loro per il futuro”. Parole eloquenti, a cui, però, i fatti non stanno dando seguito. A partire proprio dalle scelte per la gara con l’Inghilterra, primo impegno nel percorso di qualificazione a Euro 2024.
Italia, i giovani (anche se pochi) ci sono: perché Mancini non li ha convocati?
Molti addetti ai lavori e non, hanno iniziato a storcere il naso sin dalle convocazioni di Roberto Mancini per il doppio impegno contro Inghilterra e Malta. In particolare, spiccano alcune scelte molto discutibili: su tutte, l’inclusione di Chiesa, ancora lontano dalla miglior condizione possibile, a scapito di Zaccagni, il miglior esterno italiano in questa stagione e, incomprensibilmente, tenuto fuori nonostante la delicatezza degli impegni. E, obiettivamente, per il bene della Nazionale, certe questioni personali dovrebbero passare in secondo piano, a fronte di gravi e croniche difficoltà (soprattutto) in fase offensiva.
Stride, poi, qualche scelta del CT in riferimento a quei giovani che, già da mesi, vorrebbe lanciare nel gruppo della Nazionale maggiore. Nel concreto: perché sostituire l’infortunato Dimarco con Emerson, lasciando in U21 un ottimo, possibile vice Spinazzola come Udogie? Oppure perché non chiamare Parisi, tra i protagonisti dell’Empoli? Fa quasi sorridere, d’altronde, ascoltare le parole in conferenza di Mancini, mentre parla dei “giovani che non giocano”. Ma se poi, quei pochi che lo fanno (come Fagioli) vengono sacrificati a fronte di due amichevoli degli azzurrini, c’è evidentemente qualcosa che non torna. E, di conseguenza, si arriva a quanto visto con l’Inghilterra.
Da Qatar 2022 a Euro 2024 (?): la riconoscenza, il peggior nemico di Mancini
Le doverose premesse sulle scelte in materia di convocazioni, fanno il palio con quanto si è visto in campo per l’Italia nella sfida con l’Inghilterra. L’imbarazzante primo tempo che, di fatto, ha compromesso partita e risultato per gli uomini di Mancini, ha riaperto un’altra questione, forse, mai realmente sopita: l’eccessiva “riconoscenza”. Perché dalla famosa notte di Palermo, raramente si erano rivisti in campo tanti protagonisti della cavalcata trionfale di Euro 2020. Eppure, nella serata del Maradona, puntualmente sono tornati in auge, in modo inaspettato. E, in alcuni casi, con risultati disastrosi.
A partire dalla scellerata coppia di centrali composta da Toloi e Acerbi, totalmente esposta alle folate travolgenti degli inglesi. Al di là delle pesanti assenze di Bonucci e Bastoni, fa riflettere la scelta di due difensori lenti, macchinosi e (soprattutto l’atalantino) fuori forma, a scapito di chi, come ad esempio Romagnoli, sta disputando una stagione ad altissimi livelli. Oppure di quello Scalvini che, nei mesi scorsi, si era visto spesso e volentieri, salvo poi cedere il passo al suo esperto compagno di squadra.
Fino ad arrivare alla tanto discussa scelta di Mancini di riproporre quel trio di centrocampo che, se agli Europei ha fatto le fortune dell’Italia, dopo non ha più reso al meglio: Jorginho, Barella e Verratti. Fa specie pensare come i tre non giocassero tutti insieme da quella famigerata notte contro la Macedonia del Nord. E ieri sera, si è anche visto il perché: nessun filtro, nessuna trama di gioco orientata a colpire l’avversario, tanta confusione e imprecisione.
E sorge, quindi, un’altra domanda: perché non puntare su quegli elementi che, dopo Palermo, hanno trovato spazio con continuità? Il riferimento è, soprattutto, per Tonali e Frattesi. In particolare il primo, quando è entrato nella ripresa, ha fatto vedere cose ben diverse dai suoi predecessori. Un’altra, ennesima scelta incomprensibile del CT azzurro, chiamato a una rinascita dopo il (nuovo) fallimento mondiale. Eppure l’esperienza dovrebbe aver lasciato in eredità qualcosa… O, evidentemente, non si avverte la necessità di qualificarsi (almeno) per gli Europei.