Sono passati alcuni giorni dalla non qualificazione dell’Italia al Mondiale. Una delusione questa, che molto probabilmente ci porteremo dietro per molto, forse troppo. Addirittura peggiore di quel fatidico match contro la Svezia. E ciò che sorprende di più, è che ad essere eliminati sono stati i campioni d’Europa in carica. Cerchiamo di capire in modo generale ciò che non va nel nostro sistema calcio, e cosa servirebbe per ripartire di nuovo da zero.
Italia fuori dal Mondiale: dalla vittoria all’Europeo al fallimento
Premesso che non ho le giuste competenze per criticare ciò che è successo nei giorni scorsi, né tanto meno quelle per dire cosa sarebbe necessario fare per ripartire. Proverò a fare un’analisi attraverso alcune tematiche delle quali si è parlato molto. Facciamo un passo indietro. 11 luglio 2021: L’Italia è sul tetto d’Europa. Una vera e propria impresa straordinaria considerando il grande percorso svolto dal CT Roberto Mancini alla guida della Nazionale. Nonostante gli sfavori del pronostico, gli azzurri con tanta umiltà, voglia, grinta e determinazione, sono riusciti ad alzare al cielo un trofeo che mancava dal lontano 1968. Mettendo in mostra un calcio propositivo, e avendo la meglio su corazzate del calibro di Belgio, Spagna e Inghilterra, gli uomini di Mancini hanno regalato un sogno a tutto il popolo italiano, rivivendo le notti magiche dell’estate 2006.
Dopo però, qualcosa non ha più funzionato. L’Italia, infatti, è incappata in alcuni risultati deludenti nelle gare valide per le qualificazioni ai Mondiali in Qatar. Tranne il netto successo ai danni della modesta Lituania, la squadra di Mancini è incappata in diversi pareggi che hanno reso ancora più complicato il passaggio del turno in un girone abbordabile. Sinonimo questo, che qualche meccanismo si fosse ormai inceppato. Questi mezzi passi falsi hanno fatto scivolare gli azzurri al secondo posto qualificandosi così per i playoff.
Dalla Svezia alla Macedonia: un incubo senza fine
Una cosa è certa: i playoff non ci portano affatto bene! Lo abbiamo visto nel 2016, e purtroppo ne abbiamo avuto la conferma clamorosamente nella partita del Barbera. Se Jorginho avesse messo a segno almeno uno dei due rigori sbagliati nei due incontri contro la Svizzera staremmo sicuramente a parlare d’altro. La verità, invece, è che i Campioni d’Europa non sono stati in grado di risolvere un match contro una squadra al 67o posto del ranking FIFA. Un avversario affatto irresistibile, con numerosi limiti tecnici e privo forse del suo calciatore più talentuoso Elmas in forza attualmente al Napoli.
Se per quella Nazionale guidata da Giampiero Ventura si può in piccola parte giustificare quella eliminazione considerando una squadra a fine ciclo e mai entrata in sintonia col suo CT, questa volta invece non ci sono scuse. Non riuscire a scardinare una retroguardia macedone a dir poco imbarazzante soprattutto nella prima frazione, creando pochissime occasioni pericolose, ha portato la Nazionale ha non strappare il pass per i Mondiali in Qatar. Le assenze degli infortunati Spinazzola e Chiesa hanno sicuramente pesato, ma non sono affatto un alibi. Una rete totalmente a caso dell’ex Palermo Trajkovski dopo 90′ in cui la Macedonia aveva tirato appena una volta in porta ha provocato una eliminazione che ha dell’incredibile, e che purtroppo rimarrà nella storia dello sport italiano.
Italia fuori dal Mondiale: di chi sono le responsabilità?
La troppa sicurezza acquisita dopo il trionfo di Euro 2020, la certezza di affrontare in finale il Portogallo sottovalutando i macedoni, la poca coesione, nessuno sarà mai in grado di dare una spiegazione a questa débâcle. Le responsabilità ovviamente sono di tutti. Dal CT ai giocatori, fino ad arrivare allo stesso presidente Gravina del quale parleremo in seguito. Credevate veramente che la vittoria in finale contro l’Inghilterra avesse cancellato definitivamente i tanti difetti di questa squadra? Non siamo, né eravamo invincibili questo poco ma sicuro. Ed è brutto da dire, ma perdere contro una rivale modesta come la Macedonia ha mostrato il vero livello della Nazionale Italiana. Conclusione: alzare al cielo di Wembley il secondo Europeo della nostra storia non è stata un’impresa, ma un vero e proprio miracolo sportivo.
Italia fuori dal Mondiale: un sistema calcio che non funziona ormai da anni
Scrivere dopo una eliminazione del genere che ha segnato una brutta pagina nella storia del calcio italiano, vi posso assicurare che non è per niente un gioco da ragazzi. Sono tanti i pensieri che passano per la testa. Prima di tutto dobbiamo partire da un dato di fatto: il sistema calcio italiano non funziona! Si tratta di un problema che ci portiamo avanti da ormai troppo tempo, e che dallo scorso luglio sembrava ormai risolto.
In una stima fatta nel 2021 e riportata da Calciomercato.com, in Serie A circa il 40,4% sono giocatori di nazionalità italiana. Un dato questo importante dal quale far partire il nostro ragionamento. La presenza di numerosi stranieri, infatti, restringe considerevolmente le possibilità del CT Mancini di puntare su forze fresche in fase di convocazioni. Un dato allarmante alla base dei numerosi problemi del nostro sistema. Si punta troppo poco sui giovani, e allo stesso tempo il campionato italiano diventa poco appetibile. Ne abbiamo l’esempio con Marco Verratti. Il classe ’92 in Serie A conta ben zero presenze, e gioca stabilmente nel PSG ormai da anni dopo l’esperienza in Serie B a Pescara.
Scarsa fiducia alle giovani promesse italiane
Sul fatto che le squadre italiane puntino troppo poco sul proprio settore giovanile, è una questione dibattuta orami da anni. A questo proposito possiamo prendere in esame un esempio concreto, quello della Juventus. Ai bianconeri deve essere dato il merito di essere stati l’unica società in Italia ad investire sul progetto dell’under 23. Un progetto molto simile a quello portato avanti in Spagna da Barcellona e Real Madrid in particolare, e che permette ai giovani di giocare in serie minori, per poi fare il grande salto in prima squadra. In realtà, fino ad ora questo progetto non ha portato i frutti che ci si aspettasse. Infatti, l’unico calciatore italiano della Juventus under 23 ad entrare stabilmente nel giro della prima squadra, è stato Gianluca Frabotta. A parte presenze sporadiche da parte di Fagioli, Da Graca e Miretti, sembra quasi che l’under 23 sia soltanto una fonte di plusvalenze per la Vecchia Signora.
Ormai non solo nel caso della Juventus, si tende a puntare più su calciatori stranieri che sui prodotti del proprio settore giovanile. Stranieri che inoltre, si dimostrano non adatti ad un particolare sistema di gioco o allo stesso calcio italiano, a discapito invece di giovani talenti ritenuti non pronti e vittime di un viavai di prestiti in serie cadetta o squadre “provinciali” di Serie A. Ovviamente per un diciasettenne fare esperienza in questi campionati può servire per formarsi come calciatore e come uomo, ma magari solo per uno o due anni, e non per diverso tempo come purtroppo succede spesso e volentieri.
I maggiori campionati europei come spunto per ripartire
Siamo tutti d’accordo nel dire che lo sport più seguito nel nostro Paese invece di progredire tende a regredire sempre di più. Per provare a ritornare ai livelli di qualche anno fa, l’ideale potrebbe essere prendere spunto dagli altri campionati esteri. Guardando le partite di Liga, Ligue 1, Bundesliga e Premier, ci si accorge dell’enorme quantità di giovani promesse che scendono in campo per mostrare tutto il loro valore. In Spagna in particolar modo, ogni anno debuttano canterani di grande talento. Ne è un esempio lampante il classe 2004 Gavi già titolare inamovibile della Roja, o anche Pedri, Yéremi Pino, e tanti altri. Insomma, calciatori giovanissimi, ma con una buona esperienza in campo nazionale ed internazionale.
Grande merito in questo frangente va dato alla politica seguita dai settori giovanili iberici, e soprattutto agli allenatori che con coraggio decidono di puntare su questi giocatori. Stessi allenatori che credono in questo progetto di crescita posto dalla Federazione. Cosa che invece non succede in Italia, dove sembra che i tecnici dei settori giovanili (parlando in generale), pensino più al proprio tornaconto personale per far carriera. Atteggiamento questo, che porta diversi ragazzi a lasciare anzitempo l’avventura da calciatore. Non si lavora più sulla tecnica individuale, sul gioco di squadra e sul fare gruppo, ma si va verso un’unica direzione: vincere. Ecco perché se non si cambia direzione il nostro sistema calcio non cambierà mai.
Speculazione dei talenti e problema dei mass media
Altri due fattori da tener conto, ma che volendo si possono collegare sono sicuramente l’elevato costo del cartellino dei giovani e la rilevanza della stampa. Precisando come giusto che sia, che ogni società di calcio tutela i propri interessi nel decidere il cartellino di un proprio assistito, proviamo a prendere degli esempi concreti. Il primo riguarda sicuramente Manuel Locatelli, come anche le promesse italiane del Sassuolo Frattesi, Raspadori e Scamacca.
La società emiliana da anni punta su una politica di valorizzazione dei giovani con ottimi risultati. L’ultima sessione di mercato estiva, Locatelli è passato dal Sassuolo alla Juventus per una cifra intorno ai 40 milioni di euro. Una valutazione che da una parte ci poteva stare considerando l’Europeo giocato da protagonista da parte dell’ex Milan, ma dall’altra considerata eccessiva. Il classe ’98, così come i suoi ex compagni sopraccitati, contano zero presenze nelle coppe europee.
Poca esperienza internazionale e non solo
Un problema banale, ma che fa riflettere tenendo conto dell’undici titolare nella sfida di giovedì. Gli unici due in campo con esperienza importante a livello internazionale, erano Verratti e Jorginho. Se poi il resto della squadra conta poche presenze nelle coppe, un’altra buona parte gioca in squadre medio-piccole. Senza nulla da togliere all’Europa League e alla Conference League, ma prendere parte ad una competizione come la Champions League è tutta un’altra storia. Ed è proprio questo genere di competizioni che aiutano a far crescere i calciatori facendo acquisire loro una mentalità da veterani in modo precoce.
Altra questione da tenere in considerazione riguarda i mass media. In Italia funziona così: se giochi una partita e fai gol sei un fenomeno, se invece sbagli un semplice passaggio sei magicamente scarso. Si passa da un estremo all’altro. Dal sopravvalutare un calciatore, a sottovalutarlo magari anche ingiustamente. La pressione da parte dei giornali sportivi italiani può nuocere gravemente alla carriera di un giocatore. Gli stessi allenatori spesso, hanno timore nel buttare nella mischia un giocatore di belle speranze, con la paura di “bruciarlo” definitivamente. Nel calcio come anche nella vita di tutti i giorni, ci vuole una buona dose di equilibrio. Se il sistema calcio in Italia non funziona, parte della colpa la bisogna attribuire anche ai media.
Italia fuori dal Mondiale: la Nazionale deve tornare ad essere centrale
Per terminare questo lungo monologo sperando di essere stato il più possibile esaustivo, volevo concentrarmi sulle dichiarazioni del presidente della FIGC Gabriele Gravina. Dopo la deludente sconfitta contro la Macedonia, Gravina è intervenuto ai microfoni nel post partita insieme all’ex tecnico di Inter e Manchester City. Da apprezzare c’è sicuramente il fatto di come il presidente ci abbia messo la faccia dopo il risultato negativo, ma una dichiarazione in particolare fa riflettere molto. Ha parlato infatti di come ormai per i club sia quasi un fastidio quando i proprio giocatori vengono convocati. Sinonimo che è necessario tornare a dare centralità alla Nazionale.
Tutto giusto, se non per il fatto che lo stesso presidente della FIGC si è dimostrato in parte incoerente con quanto detto. A pochi giorni dalla decisiva gara contro la Macedonia, infatti, Gravina in un’intervista a La Repubblica, ha trattato ancora una volta il tema della Superlega, affermando che se diventasse realtà, la Juventus sarebbe fuori dal campionato italiano. Ciò che fa pensare di questa intervista è: era necessario tornare su una questione al momento inutile considerando l’avvicinamento al match contro i macedoni?
Sia chiaro, non è per queste parole che l’Italia è stata eliminata dai Mondiali, ma se si parla tanto di far tornare a dare rilevanza alla Nazionale, allora è necessario dare una certa svolta. Servono riforme, investimenti sui settori giovanili, serve ricominciare a girare per la penisola alla ricerca di giocatori nello stesso sud Italia, da anni anni poco considerato. Si tratta di un processo lungo e complicato nel quale servirà la collaborazione di tutti, FIGC e club di Serie A in particolare, venendo incontro alle esigenze di tutti.
Ripartire (di nuovo) da zero in vista del futuro
Bastoni, Barella, Chiesa, Donnarumma, Raspadori e tanti altri. Sono diversi i giocatori che potrebbero diventare i nuovi pilastri della Nazionale. Sarà necessario ripartire da loro, e dai settori giovanili. Settori giovanili nei quali serve allo stesso tempo un cambio di tendenza considerando che il 70% dei giocatori sono stranieri. Come detto prima, serve ritornare a dare equilibrio, prendendo spunto dai maggiori campionati europei, e dalla politica da loro utilizzata.
Tornando poi alla seconda eliminazione di seguito dal Mondiale, ci servirà tempo e pazienza per ricostruire l’Italia. Lo stesso tempo che è servito a Roberto Mancini per portarci sul tetto d’Europa. Non si sa quale sarà il futuro del tecnico nativo di Jesi se ancora alla guida dell’Italia o meno, l’importante ora come ora è dare stabilità al progetto.