Italia e Germania bagnano il loro debutto in Nations League con un 1-1. I gol arrivano entrambi nella ripresa e a distanza di pochissimo. Apre le marcature Pellegrini al minuto 70, poi Kimmich trova la rete del pari appena 3 minuti dopo. Una serata tutto sommato positiva per la nostra Nazionale che dà ottimi segnali di ripresa dopo il pesante k.o. con l’Argentina. Mancini può così festeggiare con un risultato positivo la sua panchina numero 50 da c.t. Oltre a essere riusciti a tenere testa a una delle formazioni più forti in circolazione, la gara del “Dall’Ara” viene impreziosita dall’esordio con la maglia azzurra di tanti giovani. Tra tutti, spiccano le prove di Frattesi e di Gnonto, che da subentrato fornisce l’assist per il gol del vantaggio. Vediamo insieme gli altri debuttanti e i temi di questo Italia-Germania attraverso la nostra analisi tattica. Partiamo, come sempre, dalle formazioni.
Rispetto alla Finalissima di Wembley, nel suo 4-3-3 Mancini conferma il solo Donnarumma. In difesa troviamo Florenzi e Biraghi sulle fasce, mentre la coppia centrale è composta da Acerbi e Bastoni. Cristante davanti alla difesa, con Tonali e il debuttante Frattesi ai suoi lati. Davanti, il tridente formato da Scamacca punta centrale e dagli esterni Politano e Pellegrini.
Flick risponde col 4-2-3-1. Tra i pali c’è Neuer, protetto dalla retroguardia che vede Sule e Rudiger in mezzo e Kehrer e Henrichs come terzini. Davanti alla difesa giocano Kimmich e Goretzka. Werner è l’unica punta, supportato sulla trequarti dal trio bavarese Gnabry, Muller e Sanè.
Primo tempo: la Germania parte meglio, ma l’Italia c’è
L’analisi tattica di Italia-Germania vede, almeno per il primo quarto d’ora, un sostanziale dominio degli ospiti. I tedeschi partono con un atteggiamento molto aggressivo e ci vengono a pressare alti, soffocando i nostri tentativi di costruzione dal basso. In fase d’impostazione, la difesa si schiera a 3 con Kehrer che mantiene la posizione in linea con i due centrali. L’altro terzino, invece, Henrichs parte già più avanzato sulla destra. I due mediani, poi, giocano in verticale l’uno con l’altro, con Kimmich che rimane prevalentemente più basso a fungere da play davanti alla difesa.
Dal basso, lo sviluppo del gioco tedesco passa poi attraverso la ricerca in verticale degli uomini tra le linee. I tre giocatori a supporto di Werner sono bravi, in particolare Muller, a collocarsi alle spalle dei nostri centrocampisti e si scambiano di posizione per non dare riferimenti. Nel complesso, la nostra difesa si comporta egregiamente e comincia subito ad accorciare in avanti per togliere loro spazio. La Germania cerca allora di sviluppare l’azione sulla corsia di destra, dove, oltre alla costante spinta di Henrichs, può contare anche sugli spunti di Gnabry nell’uno contro uno.
Asfissiata dalla pressione degli avversari, l’Italia fatica a imbastire trame di gioco. I loro terzini escono molto alti sui nostri e, in fase di non possesso, Muller gioca a uomo su Cristante. Impossibilitati a costruire dal basso, dobbiamo ricorrere al lancio sistematico o addosso su Scamacca, alle prese con Rudiger. Oppure a premiare la corsa in profondità di Pellegrini e Politano. Dopo i primi 15 minuti di difficoltà, gli uomini di Mancini iniziano a trovare importanti contromisure al palleggio tedesco. La squadra alza il baricentro e l’intensità della pressione. Tonali prende Kimmich a inizio azione, mentre Acerbi e Bastoni portano ottimamente su la linea difensiva. Il pressing frutta agli azzurri diversi recuperi nella trequarti avversaria, in particolare con lo stesso Tonali.
Nel frattempo, l’Italia inizia a trovare fluidità di gioco, partendo con Pellegrini sulla sinistra alle spalle di Henrichs e affrontato dal solo Sule. Il centrocampista della Roma dà qualità al primo sviluppo della manovra che si orienta poi verso la corsia opposta con i cambi di gioco. Da questa parte creiamo problemi alla Germania con la posizione larga di Politano che può puntare l’avversario nell’uno contro uno e le sovrapposizioni di Florenzi. Il lato forte degli azzurri vede anche la costante presenza di Frattesi, che accompagna l’azione con i suoi inserimenti nel corridoio interno e arriva diverse volte a concludere.
Anche la squadra di Flick si ritrova così ad avere problemi in costruzione. Per questo, a turno devono abbassarsi i giocatori offensivi per offrire una soluzione ai palleggiatori. Goretzka si sgancia sistematicamente in avanti, tagliandosi fuori dalla fase di costruzione e impegnando Tonali a seguirlo fino al limite dell’area. Il centrocampista del Bayern Monaco accompagna l’azione centralmente, mentre Werner si defila sulla sinistra per aprire la difesa azzurra e dare spazio alle incursioni a rimorchio degli uomini sulla trequarti.
Entrambe le squadre riescono ad arrivare alla conclusione, ma senza precisione. Il primo tempo si chiude così sullo 0-0.
Secondo tempo: arrivano i gol del definitivo pareggio
Nella ripresa, arrivano finalmente i gol. Entrambe vanno a segno insistendo sui temi visti nella prima parte di quest’analisi tattica di Italia-Germania. Ma andiamo con ordine. Forti della determinazione ritrovata nella seconda parte della prima frazione, gli azzurri approcciano con grande aggressività, costringendo i tedeschi a forzare diversi errori. La partita svolta definitivamente con i cambi, sia per l’una che per l’altra. Inizia Flick, che al minuto 58 manda dentro Musiala e Hofmann per Sanè e Henrichs. Il modulo non cambia, ma la squadra acquisisce nuova linfa sulla fascia destra con l’innesto dell’esterno del ‘Gladbach.
Mancini risponde, al minuto 65, con il cambio del giovanissimo Gnonto al posto dell’infortunato Politano. Anche in questo caso, la sostituzione non apporta modifiche dal punto di vista tattico. Gli azzurri guadagnano in freschezza e intraprendenza sul binario di destra. Con la partita ancora in equilibrio, il c.t. tedesco decide di incrementare il proprio arsenale offensivo, inserendo Gundogan e Havertz per Goretzka e Muller.
Al minuto 70, l’Italia sblocca il risultato. Ancora una volta è decisiva un’azione sulla fascia destra, dove il neoentrato Gnonto si rende subito protagonista con l’assist, trasformato in gol da Pellegrini, lasciato tutto solo nell’area piccola, con un tocco d’esterno.
La Germania non ci sta e reagisce continuando a costruire gioco in verticale. 180 secondi dopo lo svantaggio, gli uomini di Flick agguantano il pareggio. Tutto nasce ancora da una verticalizzazione per Werner. Dallo sviluppo dell’azione, la palla finisce sulla destra a Hofmann che trova il rimorchio vincente a centro area di Kimmich. Nulla da fare per Donnarumma e punteggio che torna in equilibrio.
Nel finale, le squadre si allungano e si aprono spazi per pericolose ripartenze. Nella scelta dei cambi, Mancini continua a dare spazio a giovani esordienti come Pobega, Ricci e Cancellieri. L’ingresso di quest’ultimo sposta Gnonto in posizione di centravanti, mentre il giocatore del Verona agisce da ala destra. Flick, invece, ridisegna i suoi. Raum prende il posto di Gnabry. Il tridente alle spalle di Werner viene così totalmente riformato. Il neoentrato apporta spinta sulla fascia sinistra, mentre Kehrer viene dirottato a destra, con conseguente avanzamento della posizione di Hofmann.
Si conclude così 1-1 la prima in questa Nations League per Italia e Germania.
Analisi tattica Italia-Germania: le considerazioni finali
Una buona prova contro un’avversaria di tutto rispetto restituisce un po’ di sorriso a Mancini e al nostro gruppo dopo le recenti delusioni. Importanti i passi in avanti rispetto alla sconfitta contro l’Argentina. Innanzitutto, sul piano difensivo, la squadra ritrova equilibrio e solidità, tenendo molto bene collettivamente e con attenzione. Dal punto di vista offensivo, torniamo a segnare e a trovare alcune trame interessanti, nonostante i nostri titolari abbiano giocato pochissimi minuti insieme. Le note più liete arrivano però sicuramente dagli ottimi esordi dei giovanissimi lanciati dal nostro commissario tecnico. Per la ristrutturazione della Nazionale e del nostro calcio c’è bisogno di una ventata di freschezza e di nuove energie per poter garantire il ricambio generazionale su cui costruire l’Italia del presente e, soprattutto, del domani.
Flick prosegue la sua striscia positiva che lo vede ancora imbattuto da quando si è accomodato sulla panchina della Nazionale tedesca. La sua squadra dimostra sicuramente grande sicurezza e pericolosità, ma per ambire a qualcosa di importante è necessario fare di più. Soprattutto dal punto di vista offensivo. L’assenza di un bomber di razza limita le soluzioni d’attacco a un mero scarico all’indietro alla ricerca del rimorchio. Werner si muove molto, ma non lo si trova quasi mai in posizione centrale per far gol. Eppure la Germania può contare su un potenziale è enorme, soprattutto sulla trequarti. Alla qualità bisogna però abbinare anche la costanza e la determinazione. Cosa che è mancata ad esempio a Sanè, apparso molto svogliato, impreciso e decisamente fuori dalla partita. Oppure a Gnabry, che entra nel vivo solo a sprazzi, concedendosi qualche pausa o momento di deconcentrazione.