Italia-Inghilterra (1-2): analisi tattica e considerazioni

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Inizia con il piede sbagliato il cammino di qualificazione verso EURO2024 dell’Italia, sconfitta a Napoli per 2-1 dall’Inghilterra in una partita complicata di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. Gli Azzurri vanno sotto fisicamente e tecnicamente nella prima frazione, ritrovandosi in svantaggio di 2 reti. Fatali le situazioni da calcio d’angolo. Apre le danze Rice al minuto 13, poi, verso la fine del tempo, il braccio largo di Di Lorenzo viene punito col calcio di rigore, magistralmente trasformato da Kane. Nella ripresa, la squadra di Mancini trova finalmente una reazione convincente che porta alla rete dell’esordiente Retegui che accorcia le distanze al 56°. Tuttavia, a nulla serve il forcing finale con gli ospiti rimasti in 10 per l’espulsione di Shaw. Andiamo a rivivere i momenti salienti di questo incontro attraverso l’analisi tattica di Italia-Inghilterra. Diamo però prima uno sguardo alle formazioni.

Mancini parte col 4-3-3. Tra i pali c’è Donnarumma, protetto dalla linea difensiva composta dalla coppia centrale con Acerbi e Toloi e i terzini Spinazzola e Di Lorenzo. In cabina di regia c’è Jorginho, affiancato dalle mezz’ali Barella e Verratti. Davanti, la novità è Retegui, scelto come centravanti titolare, con Berardi e Pellegrini larghi a completare il tridente.

Southgate si affida ad uno schieramento similare che vede Pickford in porta, retroguardia presidiata da Stones e Meguire con Shaw e Walker esterni bassi. A centrocampo agiscono Rice, Phillips e Bellingham, la cui posizione è determinante per capire se si tratti di un 4-3-3 o un 4-2-3-1 e che, pertanto, sarà oggetto di attenzione della nostra analisi tattica di Italia-Inghilterra. In attacco, invece, nessun dubbio con Kane riferimento centrale e le due ali Saka e Grealish.

Primo tempo: dominio inglese e Italia allo sbaraglio

Iniziamo questa nostra analisi tattica di Italia-Inghilterra sciogliendo immediatamente il dubbio legato a Bellingham. Non solo per un discorso squisitamente legato alla comprensione del sistema di gioco britannico, ma anche, e soprattutto, perché è lui il vero protagonista della prima frazione di gioco.

Il centrocampista del Dortmund agisce a tutti gli effetti da trequartista, per cui possiamo tranquillamente parlare di un’Inghilterra disposta con il 4-2-3-1. La posizione del classe 2003 risulta evidente in entrambe le fasi di gioco. In quella di non possesso, prende in consegna Jorginho per impedirgli di iniziare la manovra. Quando invece sono gli ospiti a costruire, va a collocarsi sul lato forte per dare sostegno all’esterno alto e creare superiorità numerica. Oppure, nel momento in cui per esigenze di impostazione Saka o Grealish vengono incontro, è lui che va ad allungare esternamente la squadra buttandosi in quello spazio.

La sua straordinaria qualità tecnica, unita alla forza fisica, fa letteralmente a fette il nostro centrocampo. Svariando continuamente su tutto il fronte offensivo, infatti, non concede punti di riferimento, pertanto nessuno dei nostri riesce ad accorciare tempestivamente su di lui.

Chiarito ciò, va aggiunto che gli ospiti, dopo uno sbandamento iniziale, riescono progressivamente ad assumere il controllo della gara. Determinante è il lavoro di tutti gli uomini offensivi, primo punto di riferimento su cui appoggiarsi. Superata la prima linea di pressione degli azzurri, l’Inghilterra trova spazio per azionare le proprie frecce. Tra tutti Saka, che sulla destra sfrutta la posizione avanzata di Spinazzola per convergere e puntare tutta la nostra retroguardia. 

Italia-Inghilterra (1-2): analisi tattica e considerazioni

I loro continui attacchi generano diverse situazioni di palla inattiva, un loro importante punto di forza sfruttato perfettamente. Anche un po’ per demerito dei ragazzi di Mancini.

I gol dei Leoni

Entrambe le reti arrivano da calcio d’angolo. Al minuto 13, Kane, totalmente libero sul secondo palo, si fa rimpallare una conclusione ravvicinata. Sulla respinta, arriva Rice che può agevolmente mettere il pallone in porta. Al 43°, invece, il capitano britannico disturba Di Lorenzo, che nel tentativo di anticiparlo di testa colpisce la sfera col braccio. Dopo l’on field review, l’arbitro assegna perentoriamente il calcio di rigore. Dal dischetto, il centravanti del Tottenham non fallisce e manda i suoi all’intervallo sul punteggio di 2-0.

Italia-Inghilterra (1-2): analisi tattica e considerazioni

Analisi tattica Italia-Inghilterra: fumo negli occhi iniziale degli Azzurri, poi una squadra fantasma

Eppure la sofferenza dell’Italia è assolutamente successiva ad un approccio, invece, molto convincente. Nei primi 10 minuti, ci mettiamo in bella mostra per il pressing alto ed aggressivo, che manda in tilt i loro confusionari tentativi di costruzione dal basso. L’Inghilterra rimane sorpresa da questo atteggiamento e si rifugia nel possesso palla per rallentare i ritmi. Decisamente positivo anche l’utilizzo delle corsie esterne da parte degli uomini di Mancini. A destra, con Berardi, larghissimo, e Barella a sovrapporsi, mentre Di Lorenzo rimane bloccato dietro. Ancora meglio a sinistra, dove invece Pellegrini viene a giocare dentro al campo per lasciare il binario libero all’intraprendente Spinazzola che più volte infila un Saka distratto difensivamente.

Con la salita in cattedra di Bellingham e lo svantaggio subito, però, gli Azzurri perdono progressivamente il contatto con la gara. Il pressing diviene inefficace perché vengono meno i riferimenti. Le mezz’ali sono chiamate a oscillare tra l’uscita alta sui centrali e la marcatura sui centrocampisti, perdendo così le distanze e concedendo campo alle spalle. Per quanto concerne la proposta offensiva, oltre a quella del numero 22 su Jorginho, c’è un’altra marcatura a uomo che taglia fuori il nostro secondo playmaker. Si tratta di Phillips che francobolla Verratti. L’Inghilterra lascia liberi di impostare i nostri due centrali, in particolare Acerbi, ma il gioco dell’Italia finisce così col perdere qualità e soprattutto velocità.

Italia-Inghilterra (1-2): analisi tattica e considerazioni

Berardi si fa vedere solo con movimenti incontro, sempre molto largo e lontano dalla porta. Pellegrini, accentrandosi, viene risucchiato nel traffico, uscendo dai radar. Retegui, invece, deve fare i conti con la marcatura fisica di Meguire. Solo a tratti si riesce a intravedere qualche sprazzo del calcio di Mancini in rare situazioni di recupero veloce del pallone. A fare gioco è l’esterno che viene dentro, che provvede al cambio di gioco sull’opposto che attacca la profondità. Anche questa situazione risulta sterile e di fatto chiudiamo il primo tempo senza neanche un tentativo verso la porta di Pickford.

Secondo tempo: finalmente una scossa per l’Italia

Nella ripresa, finalmente, l’Italia recupera quel piglio propositivo iniziale che abbiamo visto poc’anzi nell’analisi tattica e torna a mettere pressione all’Inghilterra. Gli Azzurri riescono a recuperare palla velocemente ed alti e costringono gli ospiti ad abbassarsi, attenderci e cercare di sorprenderci in contropiede. Purtroppo per loro, però, il pressing dei nostri è davvero vincente e al minuto 56 ci consente di accorciare le distanze.

Di Lorenzo anticipa Grealish su un passaggio troppo tenero di Meguire. Gli inglesi si ritrovano scoperti difensivamente e noi siamo bravi ad approfittarne. Sullo sviluppo dell’azione, viene trovato in zona centrale Pellegrini, bravo e lucido nel servire Retegui. L’attaccante del Tigre è freddo e centra l’angolino. L’Italia riapre la gara e sposta tutta l’inerzia a proprio favore.

Italia-Inghilterra (1-2): analisi tattica e considerazioni

Per tutto il secondo tempo, riusciamo a schiacciare l’Inghilterra con azioni avvolgenti, impostando a 3, con Verratti che si porta sulla linea dei centrali, entrambi i terzini molto alti e Pellegrini ormai in costante posizione di trequartista. Al minuto 62, Mancini effettua un doppio cambio e opta per un temporaneo cambio di modulo. Entrano Politano e Cristante ed escono Barella e Berardi. L’Italia passa ad un 4-2-3-1, sempre asimmetrico visto che il capitano della Roma non gioca largo, col centrocampista del PSG che si alza e si porta alle spalle di Retegui.

Viste le enormi difficoltà dei suoi ad uscire e ad alleggerire la pressione, Southgate manda dentro Foden per Grealish pochi minuti dopo. Il tecnico marchigiano, invece, risponde con Tonali e Gnonto ai posti di Jorginho e dello stesso Pellegrini. Questa sostituzione ci riporta all’inizio dell’analisi tattica di Italia-Inghilterra, dato che gli Azzurri sono nuovamente col 4-3-3, ma stavolta più armonico, dato che l’esterno del Leeds rimane aperto sulla sinistra. Verratti, invece, ricopre il ruolo di regista davanti alla difesa.

Analisi tattica Italia-Inghilterra: gli ultimi concitati 20 minuti

È proprio grazie agli spunti e all’intraprendenza dei due esterni neoentrati, supportati dalla spinta dei terzini, che la squadra di Mancini allestisce il forcing finale. Una superiorità schiacciante, che diviene anche numerica, perché al minuto 80, su un ennesimo nostro recupero, Shaw si procura il secondo giallo commettendo fallo su Retegui e viene espulso. Il tecnico inglese deve correre ai ripari inserendo Trippier al posto di Foden, la cui partita dura appena 12 minuti. Gli ospiti si risistemano con un 4-4-1 in cui è Bellingham a dare manforte difensiva sulla sinistra al nuovo innesto.

Italia-Inghilterra (1-2): analisi tattica e considerazioni

Con l’uomo in meno, gli ospiti rinunciano ad ogni velleità offensiva e si barricano nella loro trequarti. In tale direzione vanno letti gli ingressi di James e Gallagher per Saka e lo stesso giocatore del Dortmund, adatti a fortificare gli esterni. A due minuti dalla fine, per aggiungere sostanza e presenza dentro l’area, Mancini si gioca anche la carta Scamacca al posto di Verratti. Nei minuti di recupero ci ritroviamo organizzati sulla carta con un 4-2-4, ma nei fatti, Acerbi si lancia in avanti da attaccante aggiunto, mentre occupiamo la metà campo avversaria con tutti i nostri giocatori di movimento.

Tuttavia, nonostante il grande impegno, pecchiamo di qualità nell’ultima giocata. Le nostre speranze si infrangono così al triplice fischio.

Analisi tattica Italia-Inghilterra: le considerazioni finali

Dopo una ripresa intensa, l’Italia avrebbe forse meritato il pareggio, ma purtroppo non è stato così. La Nazionale non riesce ad omaggiare al meglio Gianluca Vialli a causa di un brutto primo tempo, fatto di disattenzioni e scarsa incisività. Quanto di buono proposto nei secondi 45 minuti può lasciar intendere che le problematiche non fossero legate tanto a una questione di uomini o di sistema di gioco. Piuttosto è l’atteggiamento ad aver fatto la differenza, sia nel bene che nel male. Qualche perplessità sulle scelte iniziali di formazione forse rimangono, ma nella sconfitta, a posteriori, è sempre troppo facile cadere nella tentazione di ergersi a commissari tecnici. Per cui, meglio rimboccarsi le maniche e pensare subito a rilanciarci nel prossimo impegno contro Malta.

L’Inghilterra, invece, vola, non senza difficoltà e un pizzico di sofferenza, trascinata dal suo talento Bellingham e dal suo leader tecnico, il capitano Kane, nuovo leader dei marcatori della Nazionale. Tre punti preziosi in una trasferta difficile e nello scontro diretto tra le due candidate a spartirsi i posti utili per partecipare al prossimo Europeo. Tuttavia, vista la ripresa e anche la tenuta emotiva della squadra (dal rosso di Shaw all’impalpabile Grealish), possiamo ritenere che la squadra non abbia ancora compiuto quell’ultimo decisivo step per provare a strappare un risultato davvero importante.

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