Tra le mura amiche di San Siro, l’Italia regala a Luciano Spalletti la sua prima vittoria da commissario tecnico nella importantissima sfida contro l’Ucraina, di cui a breve andremo a svolgere l’analisi tattica. Un successo fondamentale, che rischiara la situazione degli Azzurri in ottica qualificazione, portandoli a pari merito a 7 punti con i gialloblù, ma con una partita in meno. Il trionfo viene maturato tutto nella prima frazione, dominata per una mezz’ora abbondante dalla nostra Nazionale con protagonista indiscusso Davide Frattesi, autore di una doppietta. La formazione del tecnico toscano gioca bene e lascia intravedere i primi segnali positivi della sua mano. Costruito il doppio vantaggio, però, i padroni di casa si lasciano prendere dalla leggerezza e consentono agli ospiti di accorciare le distanze con Yarmolenko al minuto 41. Nella ripresa, un po’ di sofferenza e diversi gol mangiati. Riviviamo questo Italia-Ucraina attraverso la nostra analisi tattica.
Prima, però, partiamo come sempre con la presentazione delle formazioni. Spalletti conferma il 4-3-3, ma cambia buona parte degli interpreti, soprattutto a centrocampo e davanti. In porta Donnarumma, linea difensiva con gli inamovibili Dimarco e Di Lorenzo sulle corsie e coppia centrale inedita formata da Scalvini e Bastoni. Locatelli promosso titolare in cabina di regia, affiancato dai due nerazzurri Barella e Frattesi. Per l’attacco, il toscano opta per il finto centravanti, Raspadori, sostenuto dalle ali Zaccagni e Zaniolo.
Rebrov risponde col 4-2-3-1. Davanti a Bushchan giocano Konoplya e Mykolenko terzini con Zabarnyi e Kryvtsov in mezzo. A protezione della retroguardia vengono schierati Zinchenko e Stepanenko. In attacco, il riferimento centrale è Dovbyk, supportato alle spalle dal tridente composta da Yarmolenko, Sudakov e Tsygankov.
Analisi tattica Italia-Ucraina, il primo tempo: Azzurri perfetti per una mezz’oretta
Davide Frattesi è in assoluto il protagonista della prima parte di questa analisi tattica di Italia-Ucraina. Non soltanto per i due gol che regalano il successo alla nostra Nazionale, ma anche perché è l’esemplificazione diretta e chiara della superiorità che il nostro centrocampo mostra nei primi 30 minuti di gioco. Una mezz’ora in cui, in generale, rifulge tutto il nostro reparto chiave, che è riuscito ad esprimere qualità e dinamismo, sia nella gestione del pallone che nei movimenti senza lo stesso.
La supremazia della nostra mediana non è soltanto tecnica, ma anche numerica. Con i soli Zinchenko e Stepanenko, se i due esterni del 4-4-1-1, Yarmolenko e Tsygankov, stringono ad aiutarli a fare densità in mezzo, automaticamente si libera spazio per i nostri laterali. La manovra azzurra sfrutta questo vantaggio, scorrendo lungo due direttrici, orchestrata da altrettanti esecutori. Il primo è Locatelli, classico regista basso davanti alla difesa, che nei momenti di libertà concessagli da Sudakov, può smistare con grande facilità il gioco sui nostri due terzini, sempre alti e aperti.
Da qui si avvia la seconda fase dello sviluppo. Quella diretta dall’altro play, più alto, ovvero sia Raspadori. Il giocatore del Napoli, infatti, viene molto incontro per dialogare con combinazioni veloci palla a terra con gli esterni. A riempire l’area, tanto, ci pensano le due mezz’ali, che fungono dunque da veri centravanti, sempre puntuali con i loro inserimenti.
Le triangolazioni di grande qualità sull’asse terzino-ala consentono all’Italia di sfondare esternamente e portarsi con tanti uomini nella trequarti avversaria. Arrivare in area è pressoché agevole, soprattutto da destra, dove Zaniolo è incontenibile per il povero Mykolenko. La squadra di Spalletti legittima questa superiorità costruendo un apparentemente rassicurante doppio vantaggio. Al minuto 12, uno scivolone di Sudakov lancia Zaccagni verso la porta ucraina, assist a Frattesi, controllo e destro sul primo palo che non lascia scampo a Bushchan.
Poco dopo, al 29′, l’ex Sassuolo trova la doppietta, uscendo vincitore da una carambola su tiro dello stesso Zaniolo. Diagonale sul palo lontano e 2-0 servito.
Analisi tattica Italia-Ucraina, gli Azzurri calano ed escono fuori gli ospiti
Fino alla mezz’ora di gioco di Italia-Ucraina, c’è una sola squadra in campo, come sottolineato fino a questo punto dell’analisi tattica. La formazione di Rebrov ha un atteggiamento molto passivo, da squadra quasi intimorita, con poco mordente e ancor meno pressione sulla palla. I gialloblù vanno sotto tecnicamente e mentalmente, tant’è che spendono il primo fallo addirittura dopo 34 minuti. L’unica trama di gioco che provano è costituita da una serie di lanci lunghi verso la punta Dovbyk, ben controllato però da Scalvini e poco sostenuto dai compagni.
La ripresa da questo stato remissivo arriva soltanto col calo dei nostri. Forte del doppio vantaggio, la Nazionale di Spalletti si lascia prendere da qualche distrazione difensiva di troppo e da un po’ di sufficienza nella gestione del pallone. Nascono tante, troppe palle perse e al minuto 41 veniamo immediatamente puniti. Va a segno Yarmolenko, che sfrutta l’assist di Dimarco, poco incisivo nel liberare l’area di rigore, dopo che Dovbyk si era presentato senza alcuna opposizione davanti a Donnarumma. Il gol dà ovviamente fiducia agli ospiti, che cambiano totalmente approccio.
La squadra è molto più aggressiva e quegli uno contro uno sugli esterni che l’Italia stravinceva con irrisoria facilità fino a una decina di minuti prima si trasformano in recuperi e ripartenze dei nostri avversari.
Analisi tattica Italia-Ucraina, il secondo tempo: tra gestione complicata e occasioni sprecate
Nella ripresa, l’Italia prova a riscrivere il copione dell’analisi tattica, ma l’Ucraina è ormai rivitalizzata e ci rende la vita più difficile. La squadra di Spalletti mostra di aver riacquistato il comando delle operazioni, ma quello che manca è il controllo tecnico pieno della gara. Gli ospiti sono più attenti nelle chiusure e più cattivi quando si tratta di ribaltare l’azione, sfruttando la nuova posizione avanzata di Zinchenko, a discapito di Sudakov che viene arretrato.
L’Ucraina ora spinge forte, anche con i terzini. Soprattutto con Konoplya a destra. Preoccupato della situazione, l’ex tecnico del Napoli cambia gli esterni di sinistra al minuto 58, mandando dentro Biraghi e Gnonto per Dimarco e Zaccagni. Contemporaneamente, Rebrov risponde con Mudryk e Yaremchuk per Yarmolenko e, molto a sorpresa, Dovbyk.
Gli ospiti finiscono inevitabilmente per scoprirsi un po’ e il trattamento del pallone dei difensori risulta sempre molto approssimativo. Per l’Italia, dunque, si aprono spazi per far male in contropiede, ma le poche buone azioni costruite non si tramutano nel gol sicurezza. La nostra Nazionale ha bisogno di qualcuno che la butti dentro e così Spalletti, al minuto 72, si gioca la carta Retegui assieme ad Orsolini per Raspadori e Zaniolo. Anche Rebrov completa, pochi istanti dopo, il rinnovamento del comparto offensivo mandando dentro Vanat e Buyalskyi ai posti di Zinchenko e Tsygankov.
Gli Azzurri, disposti con un compatto 4-5-1 difensivo al quale collaborano anche gli esterni offensivi, riescono a tenere botta, soprattutto a sinistra dove Mudryk cerca a più riprese di scatenare la sua velocità nell’uno contro uno. Spalletti nel finale aggiunge fisicità al centrocampo con Cristante per Barella e conseguente spostamento di Locatelli da mezz’ala. Con qualche fatica di troppo, riusciamo a regalare il primo sorriso al nostro nuovo commissario tecnico, portando a casa 3 punti preziosissimi.
Italia-Ucraina, le considerazioni finali
Concludiamo questa analisi tattica di Italia-Ucraina con qualche riflessione. Buona la seconda per Luciano Spalletti, con una Nazionale ancora tutta da costruire e consolidare. Prestazione convincente solo a metà per gli Azzurri, ma per il momento, visto che siamo all’inizio di un nuovo percorso, va bene così! L’obiettivo primario, anzi, unico, era vincere e ci siamo riusciti. Teniamoci stretti questi 3 punti per mantenere vivo l’obiettivo, tanto ci sarà tempo per migliorare. Badiamo al sodo e accontentiamoci di un po’ di sano pragmatismo. La squadra non è riuscita a mantenere per tutti i 90 minuti quel dinamismo e quell’esuberanza tecnica ammirati nella prima mezz’ora minuti, ma l’aspetto più preoccupante rimane la difficoltà a trovare la rete. Come contro la Macedonia, pecchiamo di cinismo, perché, pur non giocando sempre in maniera eccelsa, riusciamo comunque a ritagliarci delle occasioni importanti. Manca soltanto quel pizzico di cattiveria in più per fare gol.
Quanto ai nostri avversari, invece, dopo il timidissimo avvio, hanno dimostrato di avere comunque delle qualità importanti e uno spirito battagliero. Il duello per il vitale secondo posto in classifica rimane infuocato e ci costringe a non poter più commettere il ben che minimo passo falso.