Riprende con una vittoria per 2-1 ai danni dell’Ungheria il cammino in questa Nations League dell’Italia. La Nazionale di Roberto Mancini supera la sorprendente avversaria dell’ex compagno ai tempi della Sampdoria, Marco Rossi, grazie alle reti dei centrocampisti. Nel primo tempo, gli azzurri costruiscono il doppio vantaggio con Barella e Pellegrini, di nuovo a segno dopo il gol alla Germania. All’ora di gioco, i magiari accorciano le distanze con lo sfortunato autogol di Gianluca Mancini. Dalla sfida del “Manuzzi” giungono comunque risposte molto positive dai nostri ragazzi, che si ritrovano ora, dopo due giornate, a guidare la classifica del Gruppo 3 della League A. Vediamo insieme come l’Italia costruisce questo successo sull’Ungheria attraverso la nostra analisi tattica. Iniziamo dando uno sguardo alle formazioni.
Alcuni cambi nel 4-3-3 di Mancini rispetto alla precedente uscita. In porta c’è Donnarumma, nonostante il problema alla mano. La linea difensiva è composta dagli esterni Spinazzola e Calabria e dalla coppia centrale Bastoni e Mancini. Cristante confermato come vertice basso del centrocampo, affiancato da Barella e da Pellegrini, che torna ad occupare il ruolo di mezz’ala. In avanti, tridente super leggero con Politano e Gnonto larghi e Raspadori riferimento centrale.
Gli ospiti rispondono col consueto 3-4-2-1. L’unica novità è tra i pali, con Dibusz al posto di Gulàcsi. Retroguardia guidata da Orban, insieme a Lang e At. Szalai. Sugli esterni agiscono Nego e Z. Nagy, mentre in mezzo al campo vengono confermati Schafer e A. Nagy. L’unica punta è il capitano Ad. Szalai, supportato alle spalle da Sallai a destra e dal talento Szoboszlai a sinistra.
Primo tempo: l’Italia domina contro un’Ungheria guardinga
La prima frazione di gioco è contrassegnata da un sostanziale dominio degli azzurri. La chiave dell’analisi tattica che permette all’Italia di stendere l’Ungheria è data dalla combinazione di due fattori. Da un lato, la ricerca della verticalità. Dall’altro, lo smistamento del gioco sugli esterni.
La squadra di Mancini saggia la tenuta della difesa avversaria pescando l’attacco della profondità dei giocatori larghi. Sia Politano che Gnonto, infatti, sono dotati di gran velocità per mettere in difficoltà la retroguardia a 5 di Rossi sempre molto alta. Siccome i nostri lanci lunghi diretti verso gli esterni non sono sempre precisi, gli azzurri costruiscono l’azione passando attraverso i cambi di gioco. Cristante, però, godendo di un po’ di spazio, riesce ad assumere le redini della costruzione e a trovare in verticale Raspadori. L’attaccante del Sassuolo viene incontro ed è poi lui stesso ad aprire verso le corsie laterali.
Gli azzurri sfruttano con diverse soluzioni le due catene e non è un caso che i due gol arrivino proprio da questo tipo di giocate. A sinistra, Gnonto non rimane quasi mai largo. Anzi, viene dentro al campo e incontro al portatore per attirare fuori posizione Lang. A questo punto, si crea lo spazio sia per la corsa di Spinazzola, sia per le incursioni senza palla di Pellegrini. Il centrocampista della Roma, a differenza di Barella che parte più vicino a Cristante in fase di prima costruzione, è l’uomo deputato ad attaccare lo spazio tra le linee, insinuandosi nei varchi della difesa magiara.
Alla mezz’ora, dalla corsia mancina, l’efficace doppio movimento tra Gnonto e Spinazzola, porta l’ex terzino di Atalanta e Juve a crossare rasoterra al limite dell’area. A rimorchio arriva Barella, che controlla e lascia partire un destro imparabile per Dibusz. L’Italia passa così in vantaggio.
Sulla corsia di destra, invece, Politano riesce a rendersi maggiormente pericoloso quando riceve palla nei piedi. Prendendo velocità, può esaltarsi nel dribbling, saltando sistematicamente l’uomo. Verso la fine del primo tempo, l’esterno del Napoli si rende protagonista di una grandissima azione individuale, conclusasi con l’assist per Pellegrini. Il numero 10 azzurro si fa trovare pronto all’appuntamento sul secondo palo, realizzando la rete del doppio vantaggio.
Analisi tattica Italia-Ungheria: la fase di non possesso degli azzurri
L’ottima fase offensiva mostrata nella prima parte di questa analisi tattica di Italia-Ungheria si affianca ad un altrettanto positiva azione di non possesso. I magiari, chiaramente, ci mettono del loro per aiutare la nostra retroguardia, dato che l’unico modo che hanno per rendersi pericolosi è attraverso le palle inattive.
Con Spinazzola sempre molto alto, la linea azzurra rimane a 3, con Cristante che spesso abbandona la sua posizione da frangiflutti per uscire a uomo su Szoboszlai. Mancini prende, invece, in custodia il centravanti Szalai, riuscendo a vincere quasi tutti i duelli. Maggiore attenzione è richiesta, poi, Bastoni, dato che deve coprire le spalle al terzino della Roma. Non a caso, è quello destro il fronte offensivo maggiormente ricercato dall’Ungheria, sia con Sallai che con l’esterno Nego. Pellegrini e lo stesso Gnonto, però, non fanno mancare mai il loro apporto in copertura. Idem Politano dalla parte opposta.
La squadra di Rossi prova anche a costruire dal basso con i tre difensori e con Nagy nei panni di play. Tuttavia, l’ottimo pressing portato dagli azzurri riesce a soffocare la costruzione ungherese, orientandone l’azione al mero lancio verso la propria punta. Gli uomini di Mancini pressano a uomo con i tre giocatori offensivi, coadiuvati dalle due mezz’ali, che accorciano sui due braccetti della difesa a 3 magiara.
Al netto dunque di qualche palla recuperata piuttosto casualmente e di sporadiche situazioni da palla inattiva, l’Italia chiude la prima frazione in vantaggio e senza particolari patemi.
Secondo tempo: l’Italia spreca e l’Ungheria accorcia
Nella ripresa, si ripresentano un po’ le medesime situazioni già viste in questa analisi tattica di Italia-Ungheria. Gli ospiti restano prevalentemente sulla difensiva, mantenendo i reparti molto stretti e la retroguardia a 5. Nego e Nagy, infatti, si abbassano stabilmente per dare copertura contro gli esterni azzurri.
La squadra di Mancini approccia ancora una volta con un piglio estremamente propositivo. Rispetto alla prima frazione, diviene più costante la spinta anche di Calabria. Le azioni dell’Italia si fanno molto avvolgenti, con entrambi i terzini alti, per dilatare le maglie della difesa magiara. In tal modo si aprono spazi per esaltare la qualità tecnica degli azzurri attraverso fraseggi continui nella zona centrale. Soprattutto con l’azione tra le linee di Pellegrini e le sponde da pivot di Raspadori. La nostra Nazionale costruisce diverse occasioni importanti, ma difetta nell’ultima giocata per riuscire a concretizzarle.
L’atteggiamento molto spregiudicato espone la difesa italiana a qualche brivido. I primi scricchiolii arrivano con un paio di mancate coperture dal lato debole rispetto a quello di sviluppo delle transizioni ungheresi. Rossi capisce che la sua squadra può colpire e decide, al minuto 57, di effettuare un doppio cambio. Entrano Styles e Fiola per Ad. Nagy e Nego. Il primo prende posizione a centrocampo, mentre il secondo apporta finalmente freschezza a qualità sulla corsia di destra. Proprio l’esterno del MOL Fehérvàr propizia, con un suo cross, poco dopo l’ora di gioco, l’autorete di Mancini che riapre il match.
Col passare dei minuti, gli azzurri cominciano a calare fisicamente e a diminuire l’intensità del pressing. Tra il 66° e il 75°, Mancini cambia parzialmente il suo binario di sinistra. Entra prima Locatelli per Pellegrini. Poi Dimarco e Belotti per Spinazzola e Politano. Con l’ingresso del capitano del Torino, che chiaramente assume la posizione di punta centrale, è Raspadori a spostarsi largo sulla destra. Al minuto 84 finisce però anche la sua partita. Viene sostituito, insieme ad un esausto Barella, da un altro debuttante, Zerbin, e da Tonali. Il giovane del Frosinone si piazza a sinistra, con conseguente passaggio di Gnonto dall’altra parte.
Rossi, invece, pur senza snaturare troppo la squadra, manda in campo forze offensive fresche. Bolla rileva Z. Nagy e prende la corsia di destra, con Fiola spostato a sinistra. Poi è il turno di Vancsa e di Adam per Schafer e capitan Szalai. Il secondo gioca da centravanti, mentre il primo si porta alle sue spalle sul centro-destra. Szoboszlai viene arretrato a centrocampo, vicino a Styles, in quello che, nei minuti finali, assume le sembianze di un 5-1-3-1, che però non cambia lo stato delle cose.
Analisi tattica Italia-Ungheria: le considerazioni finali
La Nazionale di Roberto Mancini prosegue il suo cammino di ristrutturazione ritrovando un successo che, in gare ufficiali, mancava dall’ottobre scorso. Ancora passi in avanti sul piano della prestazione, anche se contro un avversario abbondantemente alla nostra portata, e sull’inserimento dei giovanissimi. Oltre alla rinnovata fiducia a Gnonto, autore di una buona gara, arriva anche il debutto di un altro prospetto interessante per il nostro calcio, Zerbin. Il gioco ritrova fluidità e coralità, della quale sono la dimostrazione le reti dei centrocampisti. Mancano comunque i gol degli attaccanti, che però non fanno mai mancare il loro impegno sui due lati del campo né, soprattutto, la partecipazione attiva alla manovra. Da registrare ancora qualcosina sulla fase difensiva, dato che prendiamo gol da 5 partite consecutive. Anche se stasera il gol ce lo siamo fatto praticamente da soli.
L’Ungheria esce da Cesena con una sconfitta figlia di una prestazione meno brillante ed entusiasmante rispetto a quelle a cui ci ha abituato, in modo particolare quando si trova ad affrontare le grandi d’Europa. La squadra patisce sicuramente la serata poco proficua della sua stella Szoboszlai e le difficoltà nel servire pericolosamente la punta Szalai, ben braccato dalla difesa azzurra. Poca qualità anche sugli esterni, almeno fino all’ingresso di gente fresca dalla panchina. I magiari hanno comunque tutte le carte, come ampiamente dimostrato nel successo sull’Inghilterra, per non ricoprire il banale ruolo di Cenerentola in questo girone di ferro. Anzi, può ricavarne ben altro. Un’occasione importante di crescita ulteriore per una Nazionale che con Rossi ha trovato una propria dimensione e che può togliersi ancora qualche soddisfazione.