Arrivare fino in fondo ma non festeggiare il traguardo. Così vicine eppure così lontane, questo è stato l’epilogo delle squadre italiane nelle finali europee. Fiorentina, Roma e Inter hanno giocato le rispettive gare di Conference, Europa e Champions League, sfoderando le loro armi, senza però avere la meglio sulle avversarie. Cosa non ha funzionato? L’inesperienza o l’evidente superiorità tecnica delle “nemiche”?
Finali europee: le tre italiane
Anche se la stagione 2022/23 è ormai stata archiviata, e ci si proietta su un altro capitolo di calcio, non si possono dimenticare le tre finali europee che hanno portato le squadre italiane a sognare ad occhi aperti e, perché no, ad illudersi di poter ottenere un trofeo tanto ambito quanto insperato ad inizio stagione, specialmente per alcuni club.
Eppure le tre compagini italiane, ovvero Inter, Roma e Fiorentina, sono riuscite a superare ogni ostacolo, giungendo alle battute finali e sfidando delle avversarie di grande livello. Rispettivamente Manchester City, Siviglia e West Ham.
La competizione più importante è sicuramente la Champions League, che ha visto i ragazzi di Simone Inzaghi affrontare una delle “invincibili”: il Manchester City di Guardiola, una squadra capace di vincere ogni cosa, vantando il triplete. Se i Citizens sono giunti lì per merito e con un obiettivo ben preciso, per i nerazzurri è stata una sorpresa, poichè sembrava essere un obiettivo proibito, ottenuto grazie ad un sorteggio (dai quarti di finale in poi) molto generoso, mettendo Real Madrid e City una contro l’altra. Il merito dell’Inter è stato quello di annichilire il Milan, raggiungendo la finale. Una gara secca che ha messo in mostra il potenziale del club italiano, andato vicinissimo al trionfo e che ha perso soltanto 1-0, grazie alla rete di Rodri. La compagine di Manchester ha finalmente coronato il suo sogno, piegandosi (non del tutto) all’esperienza di Inzaghi e dei suoi.
Seconda per importanza compare l’Europa League che ha evidenziato una Roma all’arrembaggio contro il Siviglia, ormai una sentenza in questa competizione. Due squadre che non avevano più nulla da dire in campionato. I giallorossi di Mourinho erano anche fuori dal podio e puntavano a questo trofeo, giunto in maniera quasi inaspettata. Gli spagnoli, addirittura a metà classifica, cercavano la redenzione in ottica europea, come fatto per diverse annate. Una gara finita 1-1 dopo i consueti 90 minuti, con il sigillo di Dybala e l’autogol di Mancini. I rigori hanno poi visto il successo del club spagnolo, con la Roma in lacrime ma vicina alla secona coppa consecutiva, dopo il successo della prima Conference League.
Infine c’è la Conference League, che ha visto affrontarsi Fiorentina e West Ham. Due compagini che forse, ad inizio stagione, avevano altri progetti. La Viola ha stupito tutti, giocandosi anche la finale di Coppa Italia; gli inglesi hanno deluso in ottica campionato e si sono rifatti con questo trofeo. Un match conclusosi 1-2 con le reti di Benrahma su rigore, poi Bonaventura e al 90esimo minuto Bowen. I toscani non sono riusciti a portare la coppa per la seconda volta in Italia, gli inglesi hanno aggiustato una stagione fino a quel momento insufficiente.
Se per l’Inter sembrava essere un’impresa poter credere di battere il City di Guardiola, la Roma poteva giocarsela ad armi quasi pari e la Fiorentina poteva sperare di sfruttare un po’ di esperienza, ma così non è stato. Tre finaliste, così vicine eppure così lontane.
Club italiani in Europa: una magra consolazione?
Al di là delle tre finali perse, una dopo l’altra, è da anni evidente il calo – qualitativo – della Serie A, in favore soprattutto delle big spagnole e delle compagini inglesi, le quali presentano un calcio più fisico, più cinico e più frizzante.
Questo porta le squadre italiane a giocare spesso ad armi impari, venendo spazzate da una competizione che non possono reggere. Difficile credere che questa situazione possa cambiare da un momento all’altro, poiché occorrerà un lavoro lento e graduale per far sì che le compagini italiane tornino ad essere rispettate e temute, riuscendo a sconfiggere quelle avversarie che – agli occhi di tutte – sembrano imbattibili. In primo luogo si parla di Manchester City e Real Madrid, seguite da Bayern Monaco, PSG, Liverpool e Barcellona.
Sarà necessario un netto cambio di rotta che permetta alle italiane di non partecipare alle competizioni europee come fossero una “magra consolazione”, ma con il chiaro obiettivo di poter raggiungere la fase finale, consapevoli di potersela giocare contro chiunque.
Chi riuscirà a tracciare questo percorso, facendo così da apripista per le altre?