La Juventus centra la terza vittoria consecutiva superando per 1-0 la Fiorentina allo “Stadium” nella gara delle 18:00 della giornata 22 di campionato. Un successo di corto muso, anzi cortissimo, roba di centimetri. Quei pochissimi che bastano al colpo di testa di Rabiot per battere Terracciano al minuto 34. Altrettanto esigui quelli che inducono il VAR ad annullare un gol per parte. Alla fine i bianconeri, con non poca sofferenza, hanno la meglio e noi siamo qui per approfondire, attraverso la nostra analisi tattica, quelli che sono i fattori determinanti per l’esito di Juventus-Fiorentina. Per entrare appieno in questa lettura, però, è fondamentale passare prima dalla presentazione delle scelte di formazione dei due allenatori.
La novità più interessante sotto questo punto di vista la regala Allegri. Per la prima volta in stagione, infatti, il tecnico livornese manda in campo il 3-4-3. Le certezze sono, ovviamente, Szczesny tra i pali e il blocco difensivo brasiliano con Alex Sandro, Bremer e Danilo. Sugli esterni, a sinistra l’inamovibile Kostić, a destra chance per De Sciglio. In mezzo, c’è posto solo per due: la scelta ricade su Locatelli e Rabiot. Davanti, infine, il tridente delle meraviglie con Chiesa e Di Maria a supporto del centravanti Vlahović.
Italiano, invece, dà continuità al suo 4-2-3-1. La retroguardia a protezione di Terracciano vede protagonisti i terzini Biraghi e Dodô e la coppia centrale composta da Milenković e Ranieri. In mediana Amrabat e Duncan, con Bonaventura, uomo barometro di questo sistema di gioco, che oscilla tra il ruolo di mezz’ala e quello di incursore-trequartista. In attacco, Kouamé agisce da primo riferimento, con Ikoné e Nico González ai suoi lati.
Primo tempo: partita tatticamente bloccata
Juventus-Fiorentina, come tutti gli altri precedenti, è una partita segnata dall’agonismo e dalla tensione e carica di elettricità, ma anche da alcuni spunti sotto il profilo dell’analisi tattica.
Partiamo dai viola. L’assenza di una punta di peso induce la squadra di Italiano ad andare il prima possibile alla ricerca dei movimenti in profondità dei propri uomini offensivi. I quali, però, sono chiamati a non dare punti di riferimento alla retroguardia bianconera, alternando continuamente le rispettive posizioni. In particolare Ikoné e Kouamé, più propensi a invertirsi rispetto a González, che rimane più stabilmente sulla destra. Contro la pressione alta e feroce dei padroni di casa, però, è necessario verticalizzare subito e possibilmente sulla zona sinistra a pescare lo spazio alle spalle di De Sciglio.
Meno efficace è invece la costruzione dal basso, più lenta ed esposta alle minacce di recupero sotto il pressing avversario. Nonostante la difesa juventina accetti e conceda l’uno contro uno col tridente toscano, la Fiorentina non riesce a produrre situazioni davvero pericolose. Gli spazi allora vanno costruiti attraverso il movimento continuo delle pedine. Amrabat si abbassa tra i due centrali per avviare l’azione, Biraghi sale, mentre la posizione tra le linee bianconere viene occupata ora da Bonaventura, ora da Dodô, molto più coinvolto dentro al campo.
In fase di non possesso, invece, i viola hanno la meglio a centrocampo, potendo contare sulla superiorità numerica. Le due mezz’ali possono prendere in consegna Locatelli e Rabiot, permettendo così ad Amrabat di andare in chiusura in prima battuta su Chiesa o Di Maria. Una situazione tattica a vantaggio della Fiorentina che porta la Juventus ad adottare alcune contromisure, come andiamo subito a spiegare nel prossimo passo di quest’analisi.
Analisi Juventus-Fiorentina: le soluzioni della novità tattica bianconera
Come vi dicevamo all’inizio della nostra analisi, la più importante considerazione tattica di Juventus-Fiorentina riguarda il nuovo modulo adottato da Allegri. La presenza contemporanea di Chiesa e Di Maria a supporto di Vlahović fa sì che la manovra bianconera sia costantemente orientata alla ricerca dei suoi due gioielli.
Tuttavia, sebbene partano sull’esterno, le loro posizioni cambiano già nel corso del primo tempo. A tal punto che la squadra perda talvolta i connotati classici del 3-4-3. Per trovare più palloni giocabili, il Fideo viene a giocare molto dentro al campo, fungendo praticamente da trequartista. Anche perché, in fase di non possesso, è chiamato a schermare Amrabat.
Chiesa, invece, parte dalla corsia mancina, ma tende ad avvicinarsi a Vlahović, per lasciare spazio alla corsa di Kostić. Il talento bianconero, tenuto d’occhio dal marocchino, non riesce comunque a entrare in partita, per cui Allegri lo sposta dalla parte destra, dove invece sfrutta le sovrapposizioni di De Sciglio per arrivare al cross.
A dispetto di tutte queste mosse, il modo più efficace per colpire la viola rimane il pressing. Al minuto 34, la pressione bianconera frutta l’ennesimo recupero nella trequarti avversaria. Sullo sviluppo dell’azione, Di Maria pennella un cross perfetto, che trova Rabiot tutto solo sul secondo palo. Colpo di testa vincente, che vanifica il miracoloso tentativo di Terracciano di tenere la palla al di qua della linea.
Secondo tempo: la Fiorentina cresce e la Juventus deve stringere i denti
Nella ripresa, il copione dell’analisi tattica di Juventus-Fiorentina cambia. Merito dei viola, che alzano a loro volta l’intensità e l’aggressività, costringendo i bianconeri a schiacciarsi. La spinta costante dei terzini, i tagli in profondità dei giocatori offensivi e il baricentro spostato in avanti costringono Allegri a compattare la squadra in quello che a tutti gli effetti diviene un 5-3-2. In questo assetto, è Chiesa l’uomo chiamato a sacrificarsi in copertura a supporto del centrocampo. Di Maria, invece, rimane accanto al centravanti serbo.
Dopo l’ora di gioco, Italiano aumenta il tasso di qualità della propria linea mediana mandando dentro Castrovilli al posto di Duncan. Con la squadra troppo bassa e in difficoltà nel ribaltare l’azione, pochi minuti dopo anche il tecnico toscano ricorre alla prima sostituzione, rilevando Vlahović con Kean. La Juventus vuole sfruttare la freschezza del neoentrato per allungarsi, ma nonostante la buona volontà, il classe 2000 non sempre centra la giocata giusta.
Il tecnico viola, invece, vede i suoi crescere e cerca di cavalcare l’onda inserendo un po’ di peso lì davanti. Prima con Jović per Ikoné e conseguente passaggio di Kouamé largo a sinistra. Poi, all’80°, con un triplo cambio, ridisegna la squadra con un 4-2-4. Cabral affianca l’ex Real, sulla fascia mancina va a collocarsi Saponara, spostando l’ivoriano a destra. Da quella medesima porzione di campo arriva poi anche la spinta di Terzić. I sacrificati dell’ultima disperata mossa di italiano sono Dodô, Bonaventura e González.
La Juventus si chiude a riccio
In quest’ultima parte dell’analisi tattica di Juventus-Fiorentina, vediamo come i bianconeri affrontano gli assalti finali dei viola. La scelta di Allegri è eufemisticamente difensivista. Al minuto 75, l’ingresso di Fagioli al posto di Di Maria sistema ufficialmente la squadra col 3-5-2. Poi, 8 minuti dopo, è il momento di Paredes, che sostituisce Chiesa in quello che diventa un 5-4-1 con Rabiot e il classe 2001 improvvisati “esterni” di centrocampo. Al di là dei numeri e con un po’ troppa sofferenza, i padroni di casa riescono alla fine ad accaparrarsi la vittoria.
Analisi tattica Juventus-Fiorentina: le considerazioni finali
In questo mese di febbraio la Juventus non ha conosciuto altro che il successo. A differenza di quelli su Lazio e Salernitana, però, quello di questa sera lascia Allegri più furioso del solito. E a ben d’onde, dato che la squadra tiene un atteggiamento troppo passivo nell’ultima mezz’ora. Pur concedendo poco o nulla (eccezion fatta per l’episodio del gol annullato a Castrovilli), i bianconeri gestiscono molto male il pallone e, in generale, la partita, con i neoentrati che non riescono ad apportare incisività e sicurezza. L’esperimento tattico del 3-4-3 necessita di ulteriori test di valutazione, con l’intesa tra Di Maria e Chiesa che ha bisogno di rodaggio. Sicuramente, però, può rappresentare una certezza da cui ripartire per questa seconda parte di stagione.
La Fiorentina non riesce proprio, invece, a ritrovare il sorriso. Quarta sconfitta nelle ultime 5 partite di campionato e problemi di finalizzazione ben lontani dal trovare una soluzione efficace. Eppure la squadra continua a produrre un buon calcio, con idee chiare, ma che rimangono una potenza promettente senza realizzarsi in atto. E così passano le partite e non arrivano punti mentre la situazione di classifica rimane non all’altezza della qualità di una rosa che è giunta alle semifinali di Coppa Italia e si appresta a disputare i sedicesimi di Conference League.