La giovane promessa bianconera sta crescendo in modo netto. La grande prestazione messa in luce domenica da Nicolò Fagioli nella Juventus contro l’Inter può essere definita come “la chiusura del cerchio” e il proseguo dell’ascesa.
Infatti, sempre contro i nerazzurri, nella partita d’andata giocata pochi giorni prima della pausa per i Mondiali, era il arrivato il suo secondo goal in Serie A, dopo quello segnato la settimana prima al Via Del Mare, contro il Lecce. Inizia l’ascesa di Fagioli alla conquista del centrocampo bianconero.
Juventus, la crescita di Fagioli e la chiusura del cerchio: dall’Inter all’Inter
In quello stadio il numero 44 aveva messo a segno un goal a giro di destro, regalando la vittoria alla Juventus, che prima di entrare in rete ha baciato il palo. Fagioli aveva segnato alla Del Piero per intenderci e poi aveva alzato le braccia al cielo, come se fosse uscito da un video d’epoca. Un video d’epoca di Tardelli, con precisione.
Fagioli è la luce del futuro della Juventus, nel grigiore del presente
Quelle precise immagini, come quelle molto simili viste la settimana successiva contro l’Inter, risuonavano come una proiezione nostalgica da parte dei tifosi della Juventus, pochi giorni dopo la cocente eliminazione dalla Champions League che certificava il grigiore del suo presente. Nicolò Fagioli come orizzonte luminoso, ma posto in futuro lontano e indefinito.
Per lui l’esperienza in bianconero inizia sostanzialmente nella stagione 2018/2019, quando il tecnico Massimiliano Allegri spese parole di elogio per lui. Da quel momento sono passati 4 anni o poco più ed un’esperienza proficua a Cremona nel mezzo. L’avventura di Fagioli alla Juventus non sembrava a muoversi più di tanto.
Torniamo al presente. In pochi potevano aspettarsi che Nicolò Fagioli con la Juventus, appena 5 mesi dopo, sempre contro l’Inter, avesse bisogno del goal per emergere, eppure lo ha fatto. Questo è molto significativo perché ci spiega di come il tempo, nel calcio, possa passare molto più lentamente o velocemente che nella realtà. Ma anche del fatto che la maturità di un calciatore sia più una nostra percezione che un oggettivo dato biografico.
L’ascesa di Fagioli alla Juventus e il suo modo di percepire e sentire il calcio
Nicolò Fagioli non è un numero 10 demiurgo che cambia la grammatica di una partita in corso. Il pallone, per lui, non è uno strumento per creare nuove trame, ma per annodare quelle già esistenti. Per intenderci, un centrocampista che mette ordine.
Per questo il 44 bianconero ha bisogno del suo tempo per entrare in partita, per sintonizzarsi sulle sue frequenze. Questo, dunque, non significa solo toccare il pallone.
Fagioli dà quell’impressione di poter crescere, anche senza sfiorare il pallone; anzi, come se l’avesse toccato. Per talenti come lui, entrare a contatto con la sfera significa assorbire la fiducia che emana, come fosse un espediente magico.
Il classe 2001 è un calciatore per palati fini, per quelli che sanno apprezzare l’effetto farfalla creato da una semplice finta di corpo. Però, nonostante la sua classe antica insita in alcuni dei suoi colpi, Fagioli non gioca alla vecchia maniera, ma come una moderna mezz’ala di sistema, a volte anche rude e sporco.
Da una parte l’eleganza del suo gioco, il suo sguardo da nobile sabaudo, lo rendono il calciatore perfetto per incastrarsi nelle migliori aspettative dei tifosi bianconeri. Dall’altra parte però, per il tipo di giocatore che é, sembra avere bisogno della fiducia e di un’idea di gioco che lo rappresenti più da vicino. Questa potrebbe essere la Juventus del domani, chi lo sa. La sensazione è che il meglio debba ancora esserci, se lo si vuole davvero.